Idee - Perché non sento alzarsi voci scandalizzate del corpo della donna, quando l’abuso è nelle strade e perché non scandalizzarsi e insorgere quando l’abuso -e non di un giorno - è nei media, è nel costume e nella vita politica?
Iori Catia Venerdi, 11/05/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2012
Abbiamo organizzato un interessante seminario sul tema della aumentata violenza domestica ai danni delle donne. Risultato: pubblico folto e interessato ma esclusivamente femminile. A un certo punto un’amica generosa e intelligente si è alzata e ha fatto presente l’assurdità di questo uditorio. Perché questo silenzio assordante da parte maschile per la dignità femminile violata?
Si è come alzata un’assenza di indignazione corale. Quasi una resa. Al sultano e alla mentalità di cui l’uomo è il disgustoso emblema. Con rare eccezioni al silenzio. Una su tutte, vorrei ricordare per debito di amicizia personale, la voce ostinata, per grazia ostinata, di Gad Lerner, per il corpo delle donne.
C’è un involgarimento collettivo che attinge anche i vertici, non solo laici ma anche ecclesiastici: a Parigi il cosiddetto Comité de la Jupe, Comitato della gonna, ha convocato per una marcia non solo donne ma anche uomini. E non solo laici ma anche vescovi e religiosi e preti. Per una marcia che gridasse il disagio dell’offesa alla dignità delle donne, nella consapevolezza però che il problema del posto della donna nella Chiesa è emblematico di molti altri problemi attuali: la mancanza di rappresentanza dei laici, la discriminazione verso certi gruppi, l’impossibilità di far sentire la propria voce.
Perché non sento alzarsi voci scandalizzate del corpo della donna, quando l’abuso è nelle strade e perché non scandalizzarsi e insorgere quando l’abuso -e non di un giorno - è nei media, è nel costume e nella vita politica?
Sento l’amarezza per una società che si riempie la bocca di proclami sulla raggiunta parità delle donne e, davanti al grido, all’urlo degli abusi, altro sembra non sappia fare se non invocare misure repressive, senza mai o quasi mai aggredire il male alle radici. Strano indecoroso fariseismo di una società che non insorge contro una mentalità, ampiamente, supinamente sposata, che è il vero bacino di cultura dei fenomeni che stanno sotto i nostri occhi. Educare al volto dell’altro, ai sentimenti, alla tenerezza, al rispetto sempre e comunque, in un mondo che celebra il primato dell’io arrogante e prevaricatore, sembra ormai arte improponibile, da cancellare dai codici, strumenti vecchi, fuori uso, arrugginiti dal tempo.
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