L'ITIS-IISS Cicerone di Sala Consilina (Sa) è stata la prima scuola italiana ad adottare il violentometro, uno strumento idoneo alla comprensione dei vari gradi in cui si manifesta la violenza psicologica e fisica sulle donne
Martedi, 28/11/2023 - Lo scorso 24 novembre è stato adottato dall’ITIS-IISS Cicerone di Sala Consilina (Sa), su proposta del comitato Se non ora quando-Vallo di Diano, il violentometro. Si tratta di uno strumento, ideato in Messico nel 2009, che permette di acquisire e sviluppare la capacità di individuare la violenza psicologica e fisica attraverso le sue differenti e graduali manifestazioni. Il suindicato istituto scolastico d’istruzione superiore è il primo in Italia ad adottare il violentometro, visto che gli studenti e le studentesse sono stati preparati dai docenti a comprenderne la valenza. Il passo successivo è stato quello di predisporre propri elaborati da recitare, nonché altre performance artistiche sul tema della violenza maschile sulle donne.
Il dispositivo, sotto forma di un segnalibro, è una griglia ordinata in maniera decrescente che consente di “misurare” il grado di violenza esercitata su una persona. Poiché spesso la violenza verbale e psicologica è solo l’anticamera di quella fisica, il violentometro parte da atteggiamenti configuranti segnali da non sottovalutare all’interno di una relazione affettiva, ossia avvisi indicativi della tendenza dell’altro ad essere più o meno irrispettoso, aggressivo o persino abusante e violento. Con chiarezza sono espresse in tale strumento le azioni essenziali che permettono di individuare i comportamenti potenzialmente tossici all’interno di una relazione sentimentale.
Il violentometro è suddiviso in tre scale o livelli di colore diverso e per ciascuna di esse viene individuata una situazione di allerta, con indicazione dei comportamenti da tenere al riguardo. Le manifestazioni di violenza ivi mostrate non sono necessariamente consecutive, ma possono essere vissute anche in modo intervallato. Con la circolazione del violentometro si aumenta la probabilità di sensibilizzare anche chi sta vicino a persone in condizione di pericolo, in modo da poter creare una rete sociale di supporto. È nato in Messico per valutare la violenza degli uomini verso le donne, ma le frasi indicate dallo strumento, e a cui ognuno può rapportarsi in base al proprio vissuto personale, valgono a qualsiasi latitudine del globo terrestre e non comportano distinzioni sessuali.
Tale dispositivo è stato creato nel 2009 dalla dottoressa Martha Alicia Tronco Rosas, direttrice dell'Unità di gestione con una prospettiva di genere dell'IPN (Istituto Politecnico Nazionale) di Città del Messico. Nel corso di una delle indagini sviluppate dall’IPN sulle dinamiche nelle relazioni di coppia, fu effettuato un sondaggio che coinvolse più di 14mila studenti delle scuole superiori del Paese. Dall’analisi dei suoi risultati fu elaborato il violentometro, “in grado di consentire di essere vigili, formati e attenti, per individuare e affrontare situazioni afferenti alla violenza di genere”.
Il citato strumento nacque, quindi, per le istituzioni educative e, poiché la violenza di genere non ha identità sociale o nazionale visto che è trasversale ed universale, l'Unità di Gestione della Prospettiva di Genere del Politecnico dell'IPN, l'organismo ideatore del violentometro, decise di condividerlo con altre istituzioni educative e governative. Ma anche con associazioni civili ed altri settori nazionali e internazionali interessati a sradicare ogni manifestazione di violenza negli ambiti più pertinenti, come la famiglia, la scuola, il lavoro.
In Italia è stato adottato per la prima volta nel 2017 a Gardone Val Trompia, dove fu distribuito nella farmacie, presso i medici di base e nelle biblioteche, tradotto in quattro lingue. Nel 2018 a Roma, fu siglato un accordo con le tassiste, grazie alla dr.ssa Danila Barbara, che ne approntò la traduzione dal modello messicano, eguagliandolo nella grafica. Nel 2022 fu adottato nel comune di Brugherio (Monza Brianza), dove fu appeso agli alberi. Nel 2022 lo si ritrovò invece a Sanremo, distribuito dalla Croce Rossa, come anche lo si reperì a Milano per iniziativa personale di alcune consigliere del Municipio 7. Nell’aprile del 2023 è, invece, stato divulgato a Grottamare (Ascoli Piceno), presentato dall’associazione Donne in movimento.
L’evento di presentazione ed adozione del violentometro, tenutosi a Sala Consilina lo scorso 24 novembre, è stato organizzato e curato nei suoi aspetti didattici dalla referente dell’istituto di educazione civica, prof.ssa Emilia Rossi, che così ha introdotto la manifestazione: “Con l’adozione del violentometro speriamo di suggerire agli studenti e alle studentesse di essere vigili, formate ed attente per individuare e, soprattutto, per prevenire la violenza di genere.......A distanza di 14 anni da quando il violentometro è nato in Messico (2009) e a distanza di migliaia di chilometri, a Sala Consilina, in qualità di prima scuola in Italia lo adottiamo e divulghiamo, con lo scopo di iniziare a fare acquisire una migliore coscienza sulle forme di manifestazione della violenza di genere”.
Due giorni prima dell’adozione del violentometro da parte di una scuola pubblica italiana, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha presentato alla stampa il progetto “Educare alle relazioni”, che partirà nelle scuole superiori in via sperimentale già da quest’anno e che è stato pensato per contrastare la violenza di genere. Conseguentemente sarebbe auspicabile che suddetto dispositivo rientri nella sperimentazione, visto che la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere non può che passare anche, e soprattutto, per le giovani generazioni.
Se davvero si vuole cambiare rotta e contrastate la violenza contro le donne, il primo passo è, dunque, quello di intervenire in maniera strutturale, partendo proprio dall’educazione nelle scuole. Auspicando che si vada oltre la proposta del ministro Valditara, ossia rendendo l’educazione affettiva materia curriculare, e non facoltativa e a discrezione delle singole realtà scolastiche. Con in aggiunta un sostanziale coinvolgimento dei genitori che, secondo il progetto del ministro Valditara, “sarebbero chiamati in causa solo per l’acquisizione del consenso, sottovalutandone il ruolo centrale in quanto primi corresponsabili dell’azione educativa nei confronti dei figli” (FLC Cgil).
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