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Vince il partito degli "uomini"

Vince il partito degli "uomini"

Politica/ Il no alle Quote rosa - Col voto segreto vince il partito degli uomini. Ora la parola al Senato, dove sarà battaglia per cancellare un’offesa alle donne e alla Costituzione

Federica Lupparelli Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005

Il posto della donna? In cucina. O anche al lavoro, magari precario, di questi tempi, nella scuola, in ufficio, alla cassa di un supermercato, alla postazione di un call-center. Ma la politica, per favore, quella no. E' roba da uomini. Che non gli venga in mente, che non si mettano grilli per la testa. In Parlamento, poi, ce n'è già troppe. Non sono le conclusioni di un sondaggio, ma quello che si deve essere detto una buona parte di quei 450 parlamentari che alla Camera, nel corso delle votazioni sulla legge elettorale, coperta dall'anonimato di un voto segreto, ha detto no alle donne in politica.
O, per essere più precisi, ha detto no all'introduzione anche di una proposta minima, al compromesso di bassissimo profilo proposto dal centrodestra. Un testo che non chiedeva nemmeno di candidarle, le donne. L'emendamento posto ai voti, non chiedeva di considerare inammissibili le liste composte senza rispettare le ‘quote rosa’". Si limitava, invece, a introdurre delle multe per quei partiti che non ne avessero candidate. Come dire, nelle liste le donne ci vorrebbero, ma se proprio non se ne trovano, o non se ne vogliono trovare, e allora basta pagare per mettersi in regola. Alla faccia della Costituzione che sostiene (addirittura) che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti senza distinzioni di sesso e a chiare lettere chiede le pari opportunità nelle istituzioni.
Un pessimo accordo che non avrebbe offerto nessuna garanzia di una effettiva parità di condizioni nella competizione politica. Ma, evidentemente, anche quel poco era troppo. Una concessione troppo grande, una promessa impossibile da mantenere, estorta sotto la pressione dell'opinione pubblica. E allora, niente. I deputati uomini hanno fatto i loro conti, e si sono detti, stai a vedere che per mettere tutte 'ste donne in lista lasciano a casa proprio me?
Quel testo era una "ferita della Carta costituzionale e un'offesa al buon senso, un vero colpo di mano", sostiene Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne Ds che assieme ai colleghi del partito e del centrosinistra aveva chiesto il voto palese e proposto emendamenti alternativi. “Era
niente, non solo prevedeva una donna ogni tre uomini ma, ed è questo il punto, non conteneva la sanzione di inammissibilità della lista", ovvero "l'unico modo per garantire quel 25%. Pensavano di cavarsela con sanzioni pecuniarie, perché la logica della Cdl è sempre quella: tutto si compra".
Una brutta pagina di cronaca parlamentare anche per Rosy Bindi. Secondo la responsabile politiche sociali della Margherita anche questo voto ha dimostrato che la Casa delle Libertà sta ''votando una legge a suo uso e consumo. Il vero guaio è che non gli basta truccare le carte per contenere la sconfitta. Non contenti di garantirsi il posto nel prossimo Parlamento, i deputati della maggioranza, sbarrano la strada alla presenza femminile. La politica, hanno detto ieri, è cosa loro e tale deve restare''. ''Hanno umiliato il ministro delle Pari Opportunità. Dispiace per la figuraccia inflitta alla Prestigiacomo, che dovrà riflettere sul suo ruolo in una destra che mostra così il proprio volto, becero e maschilista. E' un nuovo sfregio alla Costituzione, ai principi di uguaglianza dell'articolo 3 e dell'articolo 51 sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni. Sono certa che il presidente Ciampi, valutando l'insieme di questa riforma non mancherà di farsi garante dei diritti delle donne italiane''. ''Ma è anche una prova ulteriore che l'Italia davvero non merita questo governo". ''E' del centrodestra - secondo Livia Turco, responsabile Welfare dei Democratici di Sinistra - la responsabilità politica di quanto avvenuto". Mi dispiace che ci siano stati parlamentari che abbiano chiesto il voto segreto. Se ci fosse stato quello palese, noi avremmo avuto un atteggiamento
diverso''. Turco ha ribadito di essere ''un'accanita sostenitrice'' delle quote rosa, e ha ricordato la battaglia fatta nel 1987 ''quando in Parlamento arrivarono ben il 30% delle donne. Però, proprio allora, mi resi conto che una parte dell'emiciclo così rosa e una parte dell'emiciclo così grigio, non erano la soluzione del problema. Bisognava incidere sul sistema politico. Grazie al lavoro di Barbara Pollastrini, il nostro partito al congresso di Torino ha sancito nel suo statuto la presenza delle donne in tutti gli organismi dirigenziali. Nessun sesso - ribadisce la Turco- deve superare l'altro del 40-60%, come in tutte le democrazie. Questa è una norma antidiscriminatoria, vincolante per costruire gruppi dirigenti e anche le candidature''. Durissimo anche il commento di un'altra diessina, Giovanna Melandri, che aveva bocciato fin dall'inizio senza appello il pessimo testo partorito dalla Casa delle Libertà e sostenuto anche dal ministro Prestigiacomo.
''Considero persino umiliante - aveva detto - trasformare l'inammissibilita' delle liste che violano le quote rosa in una sanzione pecuniaria facendo uno sconto a chi può pagare per non candidare donne''. ''Si paga l'assenza delle donne dalle liste con un tanto a numero. Ma quanto costa alla politica italiana non candidare le donne? In questo emendamento non c'è niente da salvare, prevedere una sanzione infatti significa prepararsi a non rispettare la norma''. Rincara la dose Katia Belillo, dei Comunisti italiani: ''siamo una vergogna mondiale, in questo paese la democrazia è a rischio''. ''Hanno fatto la guerra all'Iraq - scandisce Belillo - per portare la democrazia e in quella
Costituzione è previsto il 25% di donne e così in Afghanistan, dobbiamo soltanto vergognarci".
Altrettanto amareggiato, ma forse meno sorpreso, il segretario dei Democratici di Sinistra: ''è emerso in modo chiaro quello che si sapeva: il centrodestra guarda con diffidenza e paura alle donne e al loro ruolo nella società e nella politica'', dichiara Piero Fassino. ''Hanno i nostri emendamenti, che puntavano a dare adeguata rappresentanza alle donne nelle liste elettorali e in Parlamento e hanno affossato anche il loro modestissimo provvedimento, che era già inadeguato, ma che non sono neanche stati in grado di approvare''. ''Una dimostrazione ulteriore - sostiene
Fassino - di quale sia lo spirito contrario alle donne che aleggia nel centrodestra. Peraltro basta guardare i banchi dei gruppi parlamentari del centrodestra per vedere che è così'. Hanno poche donne oggi e - conclude Fassino - hanno fatto di tutto perché siano poche anche domani".
"La bocciatura dell'emendamento della maggioranza sulle cosiddette 'quote rosa' è di enorme gravità e va ad aggiungersi alle tante iniquità di questa legge", conclude il leader dell'Unione, Romano Prodi. "E' una vera dimostrazione antifemminile, hanno paura che le donne assumano il ruolo a loro più appropriato". Ad ogni modo, ora si ricomincia. I partiti di centrosinistra, hanno promesso di ingaggiare battaglia al Senato per correggere le storture più vistose di una legge nata con propositi truffaldini. E comunque vada, in vista delle politiche assicurano una presenza significativa delle donne nelle liste di candidati. E questa promessa, siamo sicure, verrà mantenuta.

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