Un villaggio di 3000 alloggi accatastato a metà, un porto chiuso al traffico che si trasforma in una cloaca a cielo aperto: è questo il futuro del sud?
Martedi, 18/02/2014 - Documentarsi sull'origine dell'orrore chiamato Villaggio Coppola e Darsena San Bartolomeo richiede pazienza e tempo, perché non basta andare in Campania e chiedere in giro, come di solito si fa.
La proprietà di una piccola parte della zona proviene a Cristoforo Coppola, fratello di Vincenzo, attraverso il Decreto Regio del 1911, dalla famiglia della moglie Lina CECERE, che possedeva "l'intera area della Pineta bagnata dal mare" - il decreto era scritto proprio in questi termini per nulla precisi tanto che la leggenda narra che la famiglia aspettò la più grande mareggiata del periodo per appropriarsi dell'intera Pineta e costruirci su.
In realtà i Coppola nel '62 ottennero circa 500 permessi edilizi e fabbricarono 3.000 alloggi, chiese, scuole, caserma, fra cui otto torri, poi demolite, ma oggi è impossibile stabilire che cosa è stato costruito con regolare permesso e che cosa è abusivo perché un provvidenziale incendio scoppiato in Comune ha distrutto la maggior parte dei documenti.
Certo è invece che per 34 anni, dal 1964 alla nomina del commissario, nel 1998, a Castel Volturno lo Stato non si è visto, nonostante le battaglie di un magistrato (Donato Ceglie), i rapporti di polizia e carabinieri, le denunce del Wwf (la prima è del 1974), a conferma della rete di complicità, di collusioni, di omertà sulla quale hanno potuto contare i Coppola.
Con episodi che sconfinano nel grottesco. Com'è il caso della palazzina venduta alla Repubblica di Turchia, con tanto di decreto autorizzativo del Presidente della Repubblica. O delle migliaia di militari americani che per 13 anni, dal 1980 al 1993, hanno occupato le otto, oscene torri, prima di trasferirsi nel villaggio che Cristoforo Coppola ha costruito appositamente per loro, a un passo da Castel Volturno.
Poi lo Stato, che non poteva sfrattare le 5.000 famiglie residenti a giusto titolo o in buona fede, nel 2005 è sceso a patti con i Coppola: in base alla transazione, i costruttori sono debitori allo Stato di 43 milioni di euro. Sette verranno pagati in contanti. Gli altri sono il controvalore degli edifici che verranno acquisiti dallo Stato e dei lavori (garantiti da apposite fidejussioni) che i costruttori realizzeranno per ristrutturarli.
Fra le ristrutturazioni, c'era – c'è - anche quella della Darsena, il porticciolo attualmente chiuso al traffico marittimo e inaccessibile dai pescatori che vorrebbero giustamente rimessarvi le loro imbarcazioni. E, chiusa, la Darsena è diventata una cloaca a cielo aperto nella quale sversa, senza filtro alcuno, un impianto fognario del Villaggio, ottimo bacino di cultura per salmonella e altri simpatici batteri.
Il Comune di Castel Volturno si avvia alle elezioni e nessun partito vuole inimicarsi la potente famiglia : una delle loro società ha fatto brevemente circolare il solito, faraonico, fantasioso progetto di un porto, naturalmente irrealizzabile perché sprovviso degli adeguati permessi e richiedente un finanziamento di ben 160 milioni dei quali non c'è nemmeno l'ombra.
L'Associazione Anticamorra Res e il suo presidente Ciro Scocca, che evidentemente delle ricadute elettorali se ne infischiano, hanno recentemente richiesto l'intervento del Commissario Prefettizio Antonio Contarino che ha più volte intimato ai Coppola, nascosti dentro a innumerevoli scatole cinesi, il rispetto degli accordi.
L'ultima messa in mora è scaduta sabato 15 febbraio senza che nessuno si sia sentito in dovere di alzare un dito.
I pescatori versano in grave difficoltà e la loro voce non può rimanere inascoltata, tutto l'indotto sta lentamente morendo d'inedia, i primi caldi esalteranno il disastro ambientale rappresentato dalla fogna a cielo aperto: che faranno i signori Coppola, guarderanno altrove tappandosi il naso?
Che faranno i cittadini di Castel Volturno, ancora una volta svenduto dalla politica al potere? Mi auguro che non staranno a guardare, se davvero si sentono cittadini a pieno titolo.
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