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Viaggio tra le donne 'agostane'

Viaggio tra le donne 'agostane'

Dalle Olimpiadi alla politica, il protagonismo femminile ha segnato nel mondo tanti avvenimenti del mese di agosto di questo 'storico' 2024

Martedi, 20/08/2024 - Il femminile di giornata / ventuno. Viaggio tra le donne 'agostane'
Agosto: la parola donna risuona a sottolineare un protagonismo femminile dalle plurime sfaccettature impossibile da ignorare. Le Olimpiadi per l’Italia hanno visto nelle medaglie d’oro una netta maggioranza di quelle femminili (12 sull 40 totali, di cui 10 più due 2 miste e sulle 10 ben 7 sono “donne”), un risultato che è firma dei traguardi eccellenti raggiunti in tutte le altre: argenti, bronzi e quarti posti più noti come medaglie di legno, dal risultato senza precedenti. Momenti di protagonismo incredibile e di novità assoluta che ha trovato nell’oro della pallavolo femminile dell’ultimo giorno la sintesi massima per le tante valenze simboliche che ha espresso l’Italia insieme tanti altri paesi dimostratisi capaci di dare sostanza a quel concetto di “sororitè" (sorellanza) che la Francia ha voluto sin dalla manifestazione di apertura dei Giochi fosse una loro nuova e forte caratteristica. Un traguardo che neanche la squallida speculazione politica sulla vicenda del pugilato che ha coinvolto l’atleta Italiana Angela Carini e l’Algerina Imane Khelif (accusata di essere uomo sotto mentite spoglie) è riuscita ad offuscare.
Ma lo sguardo al femminile si allarga, la notizia in agosto ci porta lontano.
E’ il Bangladesh che dopo giorni e giorni di protesta di piazza, seguiti con attenzione dall’informazione, notifica le dimissioni e la fuga della Premier (5 mandati) Sheikh Hasima. Lei è figlia di Sheikh Mujibur Rahman, il padre della patria che nel 1971 guidò il paese all’indipendenza dal Pakistan. Hasima, dopo anni di comportamenti coerenti con la figura amatissima del padre, divenuta donna di potere ha rafforzato i privilegi inaccettabili per le classi che hanno decenni prima accompagnato la rivoluzione, arrivando a concedere grandi vantaggi nella possibilità di lavoro a danno della maggioranza del paese. I leader dei gruppi giovanili, ottenute le sue dimissioni, dopo imponenti e ripetute manifestazioni di piazza, prevalendo anche sulle mire dell’esercito ”hanno deciso” che il prossimo premier possa essere Muhammad Yunus, noto come il 'banchiere dei poveri' che nel 2006 ottenne il premio Nobel per la pace per quell’idea formidabile del microcredito finalizzato allo sviluppo, un’idea rivolta in modo mirato proprio al mondo femminile.
Ancora donne che in un agosto senza pace, in India, a seguito dello stupro e della morte di una giovane dottoressa che in un ospedale si riposava dopo una estenuante giornata di lavoro, sono visibilmente le promotrici di manifestazioni che hanno contaminato tutto il paese. Manifestazioni che coniugano la ribellione alla violenza sulle donne alla richiesta del diritto di medici e personale sanitario di lavorare in condizioni di sicurezza oggi inaccettabili. L’indignazione si allarga tracimando dalle grandi città. Leggiamo di una Asia dove il femminile fa parlare di sè in modo nuovo e interessante davvero, se leggiamo ancora che in Thailandia è stata eletta come Premier Paetongtarn Shinawatra, già ufficialmente investita della carica dal re. Lei è una donna di 37 anni, venuta al potere dopo il padre e la zia, erede di una potente famiglia che in Thailandia divide e occupa la politica da due decenni.
E ancora non omettiamo la ventilata ipotesi, in Giappone, di una leadership femminile per il premierato: Yoko Kamikawa, attuale ministra degli esteri che rappresenterebbe l’ennesima prima volta di una donna. Figure femminili, tutte da scoprire coi fatti, che emergono quindi anche dalle diversificate posizioni di potere e/o di dinastie familiari.
E tornando indietro alle Olimpiadi, ma per allargare ulteriormente lo sguardo sulla determinazione e il coraggio di tante donne, come non ricordare Manizha Talash l’atleta afgana squalificata, anzi espulsa, sicuramente consapevole delle conseguenze che ci sarebbero state, per aver mostrato dietro la maglia che indossava la scritta: “liberate le donne afghane”.
Un filo rosa, dunque, che imbastisce multiformi aree del mondo con protagonismi contradditori e talvolta discutibili ma pur sempre protagonismi interessanti che fanno notizia e danno il senso di grandi cambiamenti della nuova e attiva presenza femminile trasversale a tutta la società.
Ed eccoci di ritorno in Italia dove la cronaca ci riporta con rabbia e dolore a ulteriori femminicidi agostani, ma ci racconta anche lo scoop incredibile della giornalista Italiana Stefania Battistini inviata della RAI presente insieme a Simone Traini nel territorio russo di Kursk, occupato dall’esercito di Kiev, quali unici giornalisti internazionali entrati nella regione russa e per questo minacciati di un procedimento penale dal Governo russo, appunto, per “attraversamento illegale dei confini di Stato”.
Alzando ancora lo sguardo alla vicenda italiana eccoci poi costrette a seguire la cronaca politica riguardante il presunto complotto ai danni di Arianna Meloni, sorella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ed è ancora la politica, fortunatamente con un respiro ben più ampio e coinvolgente, a farci alzare lo sguardo e la posta in gioco sul protagonismo femminile e non solo.
Eccoci, virtualmente presenti in America, a seguire la campagna elettorale di Kamala Harris, la donna impegnata per la conquista, certo non facile nè scontata, della Presidenza degli Stati Uniti per il Partito Democratico contro il repubblicano Trump. Kamala, che proprio in agosto a Chicago dal 19 al 22 ha partecipato alla complessa Convention che le ha conferito la definitiva legittimazione alla corsa alla Casa Bianca, di cui daremo conto nei prossimi giorni. Ma possiamo risottolineare quale impegnativo obiettivo rappresentino queste elezioni e non solo per gli Stati Uniti, traguardo chiarissimo in una delle frasi chiave del discorso di Joe Biden il quale, passando all’inizio della Convention il testimone a Kamala Harris, già e ancora sua vicepresidente, ha sottolineato come si tratti oggi di una “battaglia cruciale“ perché “la posta in gioco è la democrazia” .
Paola Ortensi

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