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VI SCRIVO DA UNA ROMA BARRICATA

VI SCRIVO DA UNA ROMA BARRICATA

Esce il libro di Mario Bannoni e Gabriella Mariotti sulla prima reporter di guerra donna della storia, direttrice dell'ambulanza del Fatebenefratelli. Femminista, madre. compagna, amica di Mazzini e Garibaldi.

Martedi, 01/01/2013 - L'Italia degli anni del Risorgimento con il suo fermento di movimenti liberali, la Roma del 1849 con l'Assemblea Costituente che proclama la Repubblica e che, fra le cannonate dei Francesi, elabora articoli che anticipano principi fondamentali della nostra Carta del 1948.

Su questo sfondo si svolge la vita in Italia di Margaret Fuller, partecipe degli ideali libertari che correvano fra i patrioti e coinvolta negli eventi esaltanti e drammatici di quegli anni. Il Grand Tour di questa trentaseienne intellettuale di Boston, scrittrice e critica letteraria, autrice di un testo femminista, corrispondente della New York Daily Tribune, prende nel nostro paese una piega inaspettata e dà una svolta decisiva alla sua vita. Gli anni dal 1847 al 1850 sono per lei densi di emozioni, avvenimenti, problemi e conflitti, di esperienze forti felici e dolorose. Tutto ha il suo epilogo con la morte in mare nel naufragio del veliero che nel 1850 la riportava in patria insieme al compagno, il marchese Ossoli, incontrato casualmente a Roma, e al loro bambino di neppure due anni.



Il libro inizia con la cronaca di questa tragedia del mare ricostruita su un documento dell'epoca, il servizio che un inviato della Tribune manda a caldo al giornale di cui la Fuller era stata tra i principali redattori. Poi, a ritroso, ripercorre la vita in Italia della giornalista, dal suo primo arrivo a Genova nel marzo del 1847, alle tappe successive a Napoli e a Roma, la Roma dell'inizio del pontificato di Pio IX, il papa liberale. Il Tour prosegue poi nell'Italia centro-settentrionale ma sempre, per lei, con la nostalgia della città eterna che l'ha incantata, dove non può non tornare. Lo fa, cambiando i suoi programmi, proponendosi un soggiorno di almeno sei mesi e contando sulle rimesse dei famigliari e sugli introiti dei reportage che invia regolarmente al giornale di New York: politica, note di costume, arte, paesaggi naturali, incontri con intellettuali e patrioti.

A Roma ritrova anche il giovane marchese Giovanni Angelo Ossoli, conosciuto nella primavera precedente. Ed è amore, benché vissuto tra mille perplessità: lui molto più giovane, poco colto, semplice, non una solida spalla su cui lei che pur sostiene l’indipendenza economica possa appoggiarsi, soprattutto quando arriva un'inaspettata gravidanza. Una gravidanza troppo trasgressiva anche per l'evoluta, femminista Margaret Fuller, rischiosa per il marchesino Ossoli al quale può comportare l'ostracismo da parte della sua famiglia rigidamente papalina. Margaret si allontana da Roma, sono mesi di solitudine tra l'Aquila e Rieti. Poi la separazione dal bambino, lasciato a balia, per la necessità di tornare a Roma a riprendere il suo lavoro di giornalista, al riparo da chiacchiere e condizionamenti. Ma a Roma stanno accadendo ora quegli eventi straordinari che la democratica Fuller auspicava. Dopo il declino e la fuga del papa un'Assemblea Costituente proclama la Repubblica, Mazzini è a capo del governo. Le minacce delle potenze cattoliche sollecitate da Pio IX non tardano, ma in prima fila è la stessa Francia repubblicana che attacca e assedia Roma. Il marchese Ossoli è a combattere sulle mura, Margaret ad assistere i feriti negli ospedali con il Comitato organizzato dalla Belgioioso. I suoi reportage diventano drammatici servizi da inviata su un campo di battaglia.

Dopo l'inevitabile capitolazione della città, Margaret e Ossoli lasciano definitivamente una Roma occupata dai Francesi e in mano alla peggiore reazione clericale. Con il bambino passano alcuni mesi a Firenze, quindi, fra mille dubbi e oscuri presentimenti di morte, il ritorno in patria.



Molto si è scritto su Margaret Fuller negli Stati Uniti, poco in Italia dove il suo nome è noto a una ristretta cerchia di studiosi. Eppure è un personaggio straordinario, che ha amato il nostro paese come una seconda patria, condividendo con passione le istanze di riscatto e di libertà per cui allora tanti giovani combattevano e morivano.

Gli autori hanno approfondito diversi aspetti delle vicende degli ultimi anni della giornalista americana con particolari inediti anche relativi alla famiglia Ossoli. Il racconto si intreccia continuamente con la storia dell'Italia e, pur basandosi in gran parte su citazioni dai reportage e dalle lettere della Fuller, o su documenti d'epoca, vuol mantenere un andamento discorsivo e di facile lettura. Potrà rendere più popolare questa donna moderna di 150 anni fa, fragile e combattiva, amante della cultura classica e impegnata al tempo stesso sui temi politici e sociali, sempre schierata dalla parte dei più deboli in nome dei diritti fondamentali di dignità e di giustizia? Anche oggi, forse oggi soprattutto, in tempi di ideali da recuperare su diversi versanti ha molto da dirci.

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