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Vestite... come si DEVE (seconda parte)

Vestite... come si DEVE (seconda parte)

Moda, mode, modi di vita - Cappelli, capelli, scarpe e pantaloni

Bertolini Tatiana Lunedi, 01/08/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2011

Da circa un decennio, periodicamente, compare su giornali e riviste la questione del velo, questione legata all’immigrazione dai paesi islamici e alla presenza sempre più numerosa nel nostro paese, delle donne che indossano il velo per motivi religiosi.

Spesso però ci si dimentica che l’idea che una donna non debba uscire a capo scoperto, o quantomeno non possa essere considerata elegante senza cappello, è stata presente fino a ieri nella nostra società, e in alcuni casi, vedi casa reale inglese, lo è ancora oggi.

Fin dall’antichità le donne dovevano velarsi il capo in segno di modestia e sottomissione, quando uscivano in strada, si recavano nei luoghi di culto ecc.. Questo indipendentemente dal ceto cui appartenevano. Nel rinascimento la nuova sfarzosità nel vestire porta a creare anche per la donna modelli di copricapo, una sorta di parità visto che il cappello era stato quasi sempre appannaggio dell’uomo. Le fogge mutano con il passare del tempo e si arriva nell’800 a fondere i due elementi, il velo originario e il copricapo, con il cappello a veletta il quale deve propriamente celare il volto della donna (peraltro già incastrata come già visto, nel busto), una sorta di burqua occidentale. La cosa interessante però è che questo tipo di abbigliamento non è visto come una costrizione, anzi! La veletta, si dice, aggiunge fascino alla donna in quanto ne cela i tratti aumentandone il mistero. Le donne dei ceti popolari appena possono disporre di una piccola somma risparmiata a fatica, corrono a farsi un cappello che possa sostituire lo scialle. Il cappello quindi visto come momento di elevazione sociale e indice di eleganza. Ancora in Italia, nelle campagne fino agli anni ’60, le donne non escono di casa se non hanno in testa un fazzoletto, che, se vedove, è inesorabilmente nero.

Del resto il concetto di eleganza spesso coincide con quello di disagio fisico –per apparire occorre soffrire- dice un proverbio che pare coniato apposta per i tormenti inflitti dalla moda. I cappelli ottocenteschi infatti spesso causano noiosi mal di capo, ma l’oggetto per il quale questo proverbio pare adattarsi meglio, oltre al corsetto, sono senza dubbio le scarpe. L’eleganza infatti è in realtà un alibi per celare la costrizione a volte dolorosa imposta al corpo femminile. Il tormento delle scarpe perdurerà fino oltre gli anni ’70 del XX secolo, quando irromperanno su scala mondiale le scarpe da tennis. Elegante è infatti la scollata certamente meno comoda del più sportivo mocassino, scarpa più mascolina e quindi non in grado di lanciare richiami sessuali visto che i piedi femminili compaiono spesso nell’immaginario erotico maschile. Anche se non si arriva alla fasciatura dei piedi in uso presso i cinesi, in ogni caso le scarpe tacco alto e piuttosto stringenti, impediscono alle donne di camminare, viaggiare quindi uscire di casa. Del resto le donne il maggior lusso che si potevano concedere era una breve passeggiata sui boulevards o l’andare in chiesa. Un altro elemento indispensabile per uscire di casa era la borsetta che, fino all’invenzione della tracolla, era un accessorio che impaccava le mani e riduceva ulteriormente la gestualità.

Quando la giovane Leonie D’Aunet prepara il bagaglio per accompagnare il marito oltre Capo Nord, si fa confezionare dal sarto dei vestiti da uomo. È impensabile infatti, credere di poter viaggiare impacciati dagli abiti femminili. E durante il viaggio ad un certo punto, sempre per questione di praticità, dovrà tagliarsi i capelli, che per una donna dovevano essere necessariamente lunghi.

Oggi questo può apparire strano, ciascuna si acconcia come vuole, ma fino alla rivoluzione (un’altra!) di Coco Chanel con il taglio alla Garçonne, le sole donne con i capelli corti erano le prostitute o, nel 1600, le streghe cui addirittura venivano rasati. I capelli, altro elemento di seduzione (pensiamo a Medusa cui sono trasformati in serpi), nel ‘700 se non sono nascosti da parrucche, sono pettinati nei modi più elaborati, i parrucchieri giungevano a corte ed iniziavano a lavorare il giorno prima di una festa o un ricevimento, e le donne poi erano costrette a dormire sedute in poltrona per non rovinare le acconciature.

E proprio perché i capelli sono pericolosamente seducenti (in essi si nascondeva il diavolo) e le donne sono tutte figlie di Eva, che coprire il capo diviene indispensabile.

A fine ‘800 inizia il movimento delle suffragette, la moda ironicamente inizia a sfornare l’antenato del tailleur, una sorta di moda femminil-maschile; sembra una stravaganza ma con l’entrata delle donne nel mondo del lavoro, come abbiamo visto, la moda unisex lentamente ma inesorabilmente prenderà spazio, se negli anni ’30 una donna in pantaloni è una rarità stravagante oggi è in maggioranza rispetto alle altre donne.



(8 agosto 2011)

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