Le mille e una rivolta/1 - "Le donne che hanno partecipato alle rivolte per la libertà hanno alle spalle una lunga tradizione di lotte per l’emancipazione."
Corrao Francesca Lunedi, 09/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
Il cambiamento nell’attitudine di una persona contribuisce a cambiare l’ambiente, ossia con il mutare dell’atteggiamento varia la situazione; così recita un saggio orientale. Negli ultimi due secoli nelle società arabe molto è cambiato grazie agli sforzi dei coraggiosi che hanno aperto nuovi percorsi. In particolare la donna ha fatto dei progressi notevoli se si considera che hanno uno statuto di eterna minore: il padre la dà in sposa, il marito ne diventa il tutore, e nell’eredità ancora oggi prende la metà dei maschi. Pur essendo la condizione della donna di libertà limitata, dai racconti di testimoni, quali Fatima Mernissi ne La terrazza proibita, si evince che la cultura era ritenuta un elemento importante nella formazione delle ragazze.
Le donne che hanno partecipato alle lotte per la libertà e la giustizia nelle piazze delle capitali arabe hanno alle spalle una lunga tradizione di lotte per l’emancipazione economica e culturale. Tra le prime in Egitto si ricorda Hoda Shaarawi fondatrice di riviste e scuole per le ragazze, protagonista della rivoluzione del 1919 contro l’occupazione britannica; più di recente l’esperienza di lotta dal carcere narrata in Firdaus da Naawal al-Saadawi perseguitata per l’attivismo a favore delle donne. L’arduo percorso dell’emancipazione è descritto da Latifa Zayyat in Carte private di una femminista. Leggendo si scopre che molte scelgono il velo per potere lavorare e difendere la propria dignità; si apprende che alcune scrittrici come la siriana Ghada al-Samman e la libanese Etel Adnan hanno creato le proprie case editrici per riuscire a pubblicare.
Nel mondo arabo la protesta femminile per l’emancipazione non è mai stata separata dalla più generale lotta per la liberazione dal colonialismo. Il film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo, è testimone dell’importante contributo dato dalle donne alla rivolta antifrancese. Finite le rivoluzioni la nuova classe dirigente le ha rispedite a casa a sostenere i costruttori dello stato nazionale.
La forte crescita culturale ha portato molte donne alla laurea e al mondo del lavoro. La presenza di scrittrici, giornaliste, professioniste è cresciuta sino a superare, in molti paesi, il 20% rispetto agli uomini. In Arabia Saudita una giovane blogger è divenuta famosa pubblicando il libro “Le ragazze di Riyad”. Con la crisi però le prime a tornare a casa sono state loro, ma adesso grazie ad internet non sono rimaste isolate. Con i blog e gli sms hanno sfondato il muro della separazione per unirsi alla lotta dei lavoratori e della società civile; così le giovani sono entrate nello spazio pubblico. Un esempio viene dall’egiziana Asma Mahfuz, che dal blog ha sollecitato i giovani a rivendicare libertà e giustizia. Musulmani, Cristiani e laici hanno accolto l’appello che nulla sarebbe cambiato senza il loro impegno contro il malgoverno: “Iddio non muta mai la Sua grazia ad un popolo, avanti ch’essi non mutino quel che hanno in cuore” (XIII:11). Per continuare la lotta in piazza Tahrir da al-Jazeera le faceva eco la giornalista Nawara Negm:”Da qui non ci spostiamo finché non ci dite che ci avete capiti”.
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