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Verso la Mecca

Verso la Mecca

Torino - La storia di una donna realmente vissuta in una bella interpretazione di Isa Barzizza

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007

Chi ama un teatro di parola, magari spoglio nella sua essenzialità, ma emozionante ed efficace per l’intensità e la densità dei contenuti, si indirizzi in questi giorni al Teatro Erba dove, incorniciato da una calda scenografia in legno, è in scena “Verso la Mecca”, il dramma scritto nel 1984 dal grande autore sudafricano Athol Fugard, che narra di una singolare figura di una donna realmente vissuta, Helen Martis. La interpreta, dandole commovente spessore, Isa Barzizza, in affiatato dialogo con Maurizia Grossi e Giovanni Lombardo Radice, un terzetto trascinante anche per l’efficace linea direttiva di Emanuela Giordano.
Si apre il sipario sul disorientamento psicologico e fisico della protagonista, un’anziana e un po’ bizzarra signora che vive sola in un villaggio del Sudafrica degli anni '70 e che in un momento di sconforto ha fatto accorrere da lontano una giovane amica, nel cui sguardo aveva trovato la fiducia negata dalla sua gente. Dall’intessersi del loro dialogo si viene a sapere che la donna, personalità delicata e fuori dal comune, dopo la morte del marito amato tiepidamente, si era isolata nella sfera irreale di un’improvvisa ispirazione dando il via ad un flusso di creatività scultorea. Solo che aveva forgiato opere strampalate, antropomorfe e animalesche, dei mostri insomma - tutti incastonati in giardino e tutti rivolti verso La Mecca, città di luce, di colori, di giardini, di gioia nella sua fantasia di donna fragile e timorosa del buio. Si intuisce che tutte queste stranezze le hanno attirato l’antipatia e l’avversione della società locale, una manica di bigotti connotati da una pacata ottusità. Ormai le sue certezze e la vena artistica si sono inaridite, anche per l’artrite e la vista appannata indotte dagli anni. Davanti a lei si profila l’abbandono di ogni progetto e lo spettro di una casa di riposo.
L’epilogo teatrale si rischiara con una scintilla di vita, un sussulto positivo di creatività e con la speranza sorretta dall’amicizia: una conclusione diversa dalla realtà tragica del suicidio della vera Helen, morta dilaniata dalla soda caustica.
Merita gli applausi Isa Barzizza per quel suo garbo d’altri tempi, la delicatezza e il pudore dei sentimenti che esprime in affettuosa aderenza con il suo personaggio da lei scelto e con grazia imposto ai produttori (Torino Spettacoli e Compagnia delle Indie occidentali). E sono eccellenti gli altri due attori che impersonano la giovane amica un po’ isterica, ma fedele, e l’irritante e insinuante reverendo amico che concentra tutta l’insulsaggine di una società senza aperture.
(19 giugno 2007)

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