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Venti istituti musicali italiani nel trituratore per un'inerzia legislativa

Venti istituti musicali italiani nel trituratore per un'inerzia legislativa

Un altro po' di arte italiana nel cestino dei rifiuti.

Martedi, 21/10/2014 -
Arrivano dall'ultima seduta della Conferenza delle Regioni notizie amarissime, ancora una volta, per ciò che concerne l'arte, la cultura e la didattica musicale. Infatti, venti Istituti Superiori di studi musicali e coreutici italiani sono a rischio di soppressione.



Si tratta di una questione di vecchia data, se già la CGIL lamentava, intorno alla fine del febbraio 2013, la mancata approvazione del Disegno di Legge "4822", teso alla “Valorizzazione del sistema dell'Alta Formazione e Specializzazione Artistica e Musicale".



L'atto 4822 avrebbe tentato una risposta alle tematiche eluse ed inevase, benché urgenti, fin dal 1999.



Il macchinoso funzionamento amministrativo di tali Istituti Musicali, quindi i disagi di questi, erano riconducibili, infatti, a quattro fattori di inadeguatezza ben precisi: il sistema di reclutamento del personale; l’assetto della docenza e della ricerca; il rapporto fra gli ex Istituti musicali Pareggiati ed i Conservatori; la carente programmazione sul territorio di tutte le Istituzioni Musicali (AFAM).



Spieghiamo meglio. E' dal 1999 che la legge "508", la cosiddetta "Riforma delle Accademie e degli Istituti Artistici", ha modificato il profilo degli Istituti Musicali Pareggiati. Tale legge li ha quindi trasformati in Istituti Superiori di Studi Musicali. A parte la dicitura, tali istituti sono stati dotati, da allora, di: personalità giuridica e autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria, contabile. Infine essi sono stati riconosciuti come sedi di formazione e di ricerca specializzata.



Gli ISSM, omologati in tutto ai Conservatori statali, fuorché per la questione degli incentivi e dei finanziamenti (per cui gli ISSM attingono agli Enti Locali e non possono chiedere un centesimo allo Stato), si trovano da più di un decennio in situazioni di indigenza, poiché la loro gestione economico-finanziaria (i costi delle strutture, della manutenzione, le retribuzioni del personale docente e tecnico, etc.), com'è chiaro, grava pesantemente sui vessati bilanci dei Comuni, delle Province e delle Regioni.



Da circa 13 anni, dunque, gli ISSM chiedono una statizzazione, necessaria per la loro sopravvivenza. La decennale trascuratezza delle Camere, in fatto di riforme, ha consentito, invece, ad oggi, ritardi estremi sulla messa in opera di misure che sarebbero certamente state risolutive. Per tali ragioni, non solo la statizzazione degli ISSM (ex Istituti Pareggiati), ma anche l'estinzione del precariato decennale tramite l'emanazione di un decreto presidenziale, oltre all'attuazione di equipollenze per ovviare ai disagi della "Legge Stabilità" 228/2012 sono ipotesi ancora lontane dalla realtà. Ben più concreta è, al contrario, l'eventualità che questa imperdonabile inerzia legislativa mandi in fumo un altro prezioso tassello della nostra eredità artistica.

 

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