Aprile 2011 - “Ritorno da un sanguinoso scontro tra veri uomini”. Ernest Moritz Arndt (Lipsia, 1813)
Emanuela Irace Lunedi, 04/04/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011
Tra gli archetipi è il più forte. Simbolo di vitalità e giustizia. Distruggere per ricostruire. Seminare morte per garantire nascite. È la Guerra. Proscenio della politica. Codificazione del conflitto. Arte militare. Senza, non ci sarebbe pace. Tucidide ne ha fatto un metodo, Churcill una cronaca, e in tanti una poetica. Se ne invoca la fine, mentre le lobbies delle armi spostano voti e orientano il consenso. Si smilitarizzano le coscienze, armando il primato del partito occidentale. Pax Americana. Quella che pretende di esportare con violenza democrazia e pace in tutti i paesi non graditi. È l’ipocrisia necessaria alla tenuta del consesso umano che ha trasformato la guerra in missione umanitaria, utile a mettere i potenti dalla parte dei giusti. Con le opinioni pubbliche addomesticate dai media che ne invocano il tabù. Ingenuo quanto può essere una politica che rifugge dalla sua propria umanità. Eros e Thanatos. Vita e morte. Maschio e femmina. La guerra non è sessuata. Le accademie militari pullulano di donne. E le Amazzoni di oggi siedono nei consigli di amministrazione. La guerra nasce da sé stessa, frutto della collera divina di Era, sposa di Zeus e madre di Ares. Per i romani Marte. Non è predominio di genere, né questione ormonale, né figlia del patriarcato. La guerra è il femminile che ritorna per fondare il mondo. Come nell’accadica Ishtar. Dea della Guerra e dell’Amore. Archetipo potentissimo.
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