Scuola Politica - Dall'1 al 4 settembre la Scuola politica dell’UDI promossa dalla Sede nazionale - Archivio centrale
e Udi Macare Soleto
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2007
A conclusione della Scuola Politica del 2006, Leggere una legge, in una riunione dell’UDI Macare abbiamo fatto un bilancio: ne è valsa la pena? Abbiamo imparato o scoperto qualcosa?
Ci siamo risposte che lì, alle Costantine, abbiamo scoperto un luogo non solo fisico dove “essere”, un luogo al quale sentivamo la necessità di ritornare.
A distanza di mesi la necessità permane, e allora…. ok, si parte per una nuova avventura, perché come sempre abbiamo voglia di ascoltare e abbiamo voglia di parlare, abbiamo voglia di imbarcarci in un percorso a ritroso nel tempo e nelle parole ma insieme agganciato ai problemi che abbiamo noi oggi, alle nostre vite, alla politica che vogliamo…
Ci siamo guardate intorno e abbiamo visto come una campagna politica di vasta portata, “ 50E50 …ovunque si decide! ” sta dando nuovo slancio, nuova vitalità e visibilità a un’UDI che, sebbene vanti storia lunga e gloriosa radicata nelle premesse stesse delle nostra Repubblica, ultimamente si era un po’, come dire, defilata?, dalla scena pubblica.
Eppure non è certamente un’esplosione improvvisa di energia: aria nuova si respirava già all’inizio…del nuovo millennio, col XIV Congresso.
Ma perché “nuova” in un luogo in cui la tradizione è fondamentale?
Come mai noi avvertiamo una ripresa e non semplicemente un avanzamento?
E così di domanda in domanda siamo approdate al trauma esistenziale di questa Associazione: il cruciale XI Congresso.
E l’inizio di un percorso faticoso e non ancora “narrato” come si deve, durato grossomodo vent’anni.
Ecco, nella nuova scuola cerchiamo una, più voci narranti.
Abbiamo letto i documenti dei Congressi che si sono succeduti dall’XI ad oggi, ma, sarà che noi macare amiamo “li cunti”, abbiamo proprio bisogno di una voce che ci racconti, che si racconti e che risponda alle domande nate sul momento, sull’onda dell’emozione, della perplessità o anche della contestazione.
Abbiamo bisogno di confrontare più punti di vista.
Di tirare le somme di questi venti anni di travaglio per capire cosa abbiamo ereditato e cosa andiamo a costruire. Non a “costruire” in astratto, ma proprio concretamente nelle nostre vite di ventenni (o quasi).
E ci colpisce il ritorno di questo numero, ventanni, come un ritornello, come un lasso di tempo buono a far germogliare nuovi semi.
Qualcuna di noi ha posto il quesito: ma che significa oggi avere vent’anni?
Anche e soprattutto di questo vogliamo parlare, tra noi ventenni e con chi i propri ventanni se li ricorda e li guarda in una luce un po’ più lontana.
Noi abbiamo modi diversi di stare al mondo e abbiamo capito, proprio dalla campagna 50e50 e da tutto il lavoro che abbiamo fatto per il sito cittadinanze che l’emancipazione e la liberazione non sono processi lineari nelle nostre vite ma tutto accade nella discontinuità.
Sta a noi attraverso la politica realizzare processi collettivi che non ci facciano tornare indietro sul terreno delle conquiste, perché in questi vent’anni la vita delle donne non è diventata più facile, è diversa, ma non più facile.
E allora questi VENTANNI noi intendiamo proprio metterli in scena, con dialoghi tra chi c’era in quegli anni di travaglio e chi quel percorso non l’ha fatto. Ma vuole capire per guardare con occhi diversi ai prossimi… ventanni.
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