Domani 18 dicembre al circolo de I Antichi di Venezia presentazione di due libri di Paolo Barozzi dedicati alla Serenissima
Giovedì 18 dicembre alle 18.30 al Circolo de I Antichi (Calle Querini, Fondamenta Cà Balà, Dorsoduro 250) di Venezia, l’autore Paolo Barozzi, il pittore e illustratore Ludovico De Luigi, il critico d’arte e architetto Marianna Accerboni e l’artista Ottavio Pinarello. presenteranno due fascinosi volumi dedicati da Barozzi alla sua città: Venezia luogo della mente e Venezia leggendaria. Scrittori e personaggi, editi da Campanotto (pgg. 135, € 15,00 ciascuno).
Dagli scritti dell’Autore emerge un ritratto a tutto tondo, molto particolare, di una Venezia, isola magica vista dal di dentro, che Barozzi ha nel sangue e dalla quale è eternamente catturato, ma dalla cui malia sente ormai di dover scappare, dopo pochi giorni di permanenza. Sullo sfondo, i suoi “attori”, personaggi celebri come per esempio la Guggenheim, Hugo Pratt, Hemingway e D’Annunzio (info: 335 6750946 - 041 5226362).
“...vuole il caso che buona parte degli artisti di cui Paolo Barozzi si è occupato, siano stati tra i miei preferiti, o addirittura da me presentati...Effettivamente il percorso tracciato da Barozzi, mi sembra - anche considerato dall’alto di una trentina d’anni - come molto felice ed omogeneo. Sono pochissimi gli artisti i cui nomi appaiono oggi sfumati o cancellati, quasi tutti reggono ancora nonostante le trasformazioni immense che le arti visive hanno subito negli ultimi anni...”: così scriveva nel 1999 Gillo Dorfles, celebre critico e pittore di origine triestina, di Barozzi, discendente da una tra le più antiche casate nobiliari veneziane e di antiquari, giornalista, scrittore e gallerista, un tempo a Venezia, oggi a Milano.
Ed è stato proprio Dorfles - scrive Marianna Accerboni - a presentare assieme ad altri i due sapidi libri che Barozzi ha dedicato alla sua città: “Venezia luogo della mente” e “Venezia leggendaria. Scrittori e personaggi”, editi da Campanotto (pgg. 135, € 15,00 ciascuno). Ne emerge un ritratto a tutto tondo, molto particolare, di una Venezia, isola magica vista dal di dentro, che l’autore ha nel sangue e dalla quale è eternamente catturato, ma dalla cui malia sente ormai di dover scappare, dopo pochi giorni di permanenza. Ed ecco le fughe a Milano, a New York - spesso paragonata alla città lagunare per la sua insularità, la sua poesia e la sua storia - o altrove, che Barozzi racconta all’amico Hugo Pratt, veneziano doc con intersezioni di sangue inglese, intervistato nel libro in diretta, così come gli scrittori Gore Vidal e Tom Wolfe.
Quasi fosse dinanzi a un colto e disincantato, quanto immaginario, interlocutore, l’autore narra con una prosa dal ritmo musicale, simile a quello della parlata veneziana, che fu introdotto, giovanissimo, nel bel mondo internazionale che gravitava a Venezia, sia dall’attività che dal prestigio del padre, il quale, quando Hemingway gli acquistò una Madonna, per festeggiare l’evento, organizzò una splendida cena a Palazzo Barbarigo, la quale fungeva da abitazione e atelier antiquariale. Ma, decisivo in tal senso, fu l’incontro con la collezionista americana Peggy Gueggenheim, l’ultima Dogaressa, che, dopo essere stata la musa dei Surrealisti, portò in laguna, e quindi in Italia e in Europa, la Pop Art allora emergente. E di cui Barozzi divenne assistente, dedicandole in seguito un corposo volume di ricordi.
Con stile da cronista-gentiluomo e con il gusto per l’aneddoto, per il particolare curioso o bizzarro, a volte per un forbito ed elegante pettegolezzo, Barozzi ci conduce nei misteri di Venezia, nell’unicità della sua struttura urbana e architettonica, della sua storia e dei suoi personaggi, indigeni o adottivi, spesso eccentrici, ricostruendo implicitamente il milieu culturale europeo del ‘900, attraverso ricordi d’eccezione, che analizzano il rapporto con Venezia di personaggi come Truman Capote, Freya Stark, Proust e Ruskin, Lord Byron e Fortuny, Diaghilev, Ezra Pound, D’Annunzio, la marchesa Casati e la contessa Morosini, dietro ai quali sta la rievocazione del grande passato della Serenissima o Stato do Mar, unica repubblica in mezzo agli Imperi del passato, che più che una città è una forma mentale, presagio d’Oriente, eterno set, descritta da Henry James come un immenso appartamento collettivo, di cui piazza S. Marco è il salotto. Due libri da leggere e su cui meditare - conclude Accerboni - per meglio intendere anche numerosi aspetti della cultura contemporanea.
Paolo Barozzi, vive una vita che si è svolta e si svolge in una cornice di bellezza antiquariale e artistica: il padre, discendente da una delle più antiche famiglie della nobiltà veneziana, era un noto antiquario, così come il nonno. Dopo il suo incontro con Peggy Guggenheim, famosa collezionista statunitense, che nel dopoguerra portò in Italia e in particolare a Venezia l’avanguardia americana, e in seguito alla conoscenza, attraverso lei, di Marcel Duchamp, Barozzi viene ad accostare alla professione di scrittore e giornalista, quella di gallerista e promotore d’arte, attività che svolge ancora con molta vivacità a Milano, raccordandosi al mondo.
Ludovico De Luigi (Venezia 1933) nasce da una famiglia di pittori e dopo un’iniziale formazione nell’atelier del padre Mario, vive a Torino, a Roma e in Francia. Stimolato dai consensi pubblici e privati, accosta a una cultura pittorica consacrata dal tempo un processo di elaborazione surreale che prefigura apocalittici scenari della città di Venezia. In seguito s’interessa anche alla scultura. L’avvento dell’era elettronica lo spinge infine ad avvalersi del computer nella produzione dei suoi dipinti. Ha realizzato le illustrazioni per i 2 libri.
Marianna Accerboni, triestina, è architetto, scenografo e critico d’arte e d’architettura. Collabora da anni come critico militante con varie testate, riviste specializzate ed emittenti radio-televisive. Già allieva e collaboratrice del grande scenografo Luciano Damiani, idea e organizza, in qualità di curatore e di progettista dell’allestimento e della linea grafica, mostre ed eventi d’arte in Italia e all’estero (Roma, Firenze, Trieste, Bruxelles, Austria, ecc.), in cui, alla competenza critica commistiona inediti interventi di luce, che realizza con l’ausilio delle più sofisticate tecnologie.
Ottavio Pinarello è un artista speciale e raffinato, perché pittore particolare e di successo, acuto e arguto, capace di definire con essenzialità i profili fisici dei soggetti prescelti, scavando attraverso queste sintesi fisiognomiche nella loro personalità e ricostruendone l’anima mediante un’elegante e personalissima pittura “figurativa” di formazione e inclinazione concettuale. Con tale impostazione ha curato il libro “Una passione per l’arte” dedicato all’originale esistenza di Paolo Barozzi.
DOVE: Circolo de I Antichi - Dorsoduro, 250 - Calle Querini - Fondamenta Ca' Balà - VENEZIA 30123
QUANDO: 18 ottobre 2014
ORARIO: ore 18.30
A CURA DI: Marianna Accerboni e Ottavio Pinarello
INFO: 335 6750946 - 041 5226362
Con cortese preghiera di pubblicazione/ diffusione
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