Sabato, 02/09/2023 - Sembra incredibile ma quello a Liliana Cavani è il primo Leone alla carriera andato ad una regista. E l'autrice carpigiana non esita a sottolinearlo. "Sono la prima donna a ricevere questo premio, trovo che non sia del tutto giusto" ha esordito durante la cerimonia di consegna del Leone d'Oro alla carriera che le è stato assegnato dalla Mostra del Cinema di Venezia nel corso della serata inaugurale.
"Ci sono donne sceneggiatrici e registe che probabilmente lavorano bene al pari degli uomini. È un quadro che il festival dovrebbe considerare, e dovrebbe considerare anche che le donne possono fare bei film. La Mostra c'è già da tanti anni, è all'ottantesima edizione. È necessario senz’altro un riequilibrio in questo senso e mi auguro che questo mio inizio abbia un seguito nel tempo".
Un’emozione vera ascoltarla e vederla assieme a Charlotte Rampling, quasi un rinnovare un grande cinema d’’antan’ che non morirà mai, pieno di forza e passione – pur malcelate e ‘mutatis mutandis’ – di due grandi Donne ed Artiste.
Vestita di bianco e con semplici scarpette bianche da ginnastica ai piedi, Cavani accoglie con disarmante semplicità la ‘standing ovation’ della Sala Grande del Palazzo del Cinema, mentre il presidente della Biennale Roberto Cicutto le consegna il prestigioso riconoscimento e l'amica ed ‘antica’ complice artistica Rampling pronuncia, con voce quanto mai ferma e decisa, una forte 'laudatio', un elogio pieno di passione – in sincrono con il suo viso che sembra un po’ scolpito nel tempo della storia e del cinema pure esso - ricordando momenti di quel ‘set’ magico, condiviso con l’immenso Dirk Bogarde per "Il portiere di notte", il film del 1974 a cui sono (e saranno per sempre) entrambe indissolubilmente legate.
C’è e si palpa antica amicizia, complicità, sorellanza in quella loro vicinanza sul palco.
"Liliana ci ha mostrato nel suo senso originario, etimologico, radicale, ciò che è mostruoso. Non tanto sotto forma di catarsi, ma di epurazione, di elettroshock, di grido - ha detto la Rampling - Ha girato la cinepresa verso la bestia, dritta verso di lei, con gli occhi spalancati, circondandola, per capirla, per riconoscerla quando ritorna". La grande attrice, 77enne, ha poi osservato a proposito della regista: "Dai primi anni '60 Liliana Cavani ci costringe a confrontarci con il bello, il brutto e l'irrisolto. Con il suo incessante interrogarsi, attraverso i suoi documentari e film, ha mandato nel mondo flussi di messaggi appassionati e complessi".
Charlotte Rampling, in questa sua esposizione sembra maturata tra età e professionalità: candidata all’Oscar nel 2016 per l’intenso “45 anni” di Andrew Haigh, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra di Venezia nel 2017 per il film “Hannah” di Andrea Pallaoro.
Riconoscimenti un po’ tardi, anche per lei, forse, ma ben meritati.
Liliana Cavani, magnifica e giovanissima novantenne dalla mente ancora ben lucida ed impegnata, puntuale e polemica, non si commuove mai, certo non lo dà a vedere, ma a modo suo è colpita dalle parole della Rampling: chi la conosce sa cogliere le sfumature dei suoi discorsi, pur venati di ironia, sia nel corso di questo notevole premio, la consegna del Leone d’oro alla carriera, che in conferenza stampa di presentazione del suo ultimo film "L'Ordine del tempo", a Venezia, Fuori Concorso.
"L'annuncio di questo premio mi ha colto di sorpresa. Pensavo di essere un po' come quelle sarte che lavorano per un giro di clienti affezionati".
Ha poi ricordato la sua carriera (ed ‘in pectore’ i suoi veri maestri, De Sica e Bergman), iniziata in Rai, con i documentari.
“ (...) Sì, tutto parte proprio dai miei documentari sulla Storia del Terzo Reich, la Seconda guerra mondiale, i campi di sterminio e la Resistenza. La Seconda guerra mondiale è stata filmata tutta e ci sono materiali straordinari nella Library of Congress di Washington, all'Istituto Luce. Io che conoscevo bene la guerra del Peloponneso, ma non la Seconda guerra mondiale, ho passato mesi a guardare questi filmati, mi sono sorpresa alle testimonianze delle sopravvissute al Lager, ce n'era una che tornava tutti gli anni ad Auschwitz e io neanche capivo tanto bene perché. "Portiere di notte" viene da lì..."La donna della Resistenz" - dalla tematica estremamente affine - andava diffuso di più, ma adesso comunque si trova su Raiplay (e su You Tube, N.d.R.) (...)”.
E dunque la sua passione per la Storia, quella classica, quella della sua giovanile laurea da cui lei ha imparato molto – come quella del Peloponneso, per l’appunto - e poi il dover lavorare sul contemporaneo, l’ha fatta riflettere e ricredere.
“Ma è sempre dalla Storia - prosegue - che ho ricevuto le mie basi, tra cui notizie di Francesco d'Assisi ( di cui mi son occupata 3 volte) che in pieno clima di guerre e di Crociate – figura ancora ben attuale - predicava la pace e la ‘fraternitas’, e la mia fonte è stata Dante, lui me l’ha fatto scoprire. A Francesco, come intellettuale, ha dedicato quasi un intero canto della Divina Commedia: ed io mi ‘fido’ sempre di Dante!”.
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