Venerdi, 28/10/2011 - Mercoledì 26 ottobre le donne yemenite riunite in piazza hanno dato fuoco ai loro veli, unendoli tutti insieme in un’unica pira, nell’unico messaggio, contro il presidente Ali Abdullah Saleh, ripetendo “Chi protegge le donne yemenite dai crimini dei violenti?”. ''Non staremo in silenzio e ci difenderemo da sole se i nostri uomini non possono difenderci'', ha detto l’attivista Ruqaiah Nasser. ''Le tribù devono capire che non saranno rispettate dalle donne yemenite se non reagiscono quando le loro donne sono attaccate dal regime di Saleh''. Sono state migliaia le donne riunite nella capitale Sana’a e mostravano striscioni con la scritta “Le donne non hanno alcun valore agli occhi di Saleh.”
Infatti, le donne yemenite hanno assunto un ruolo sempre più importante nella rivolta contro il presidente Ali Abdullah Saleh, ed infatti all’attivista yemenita, Tawakkul Karman, è stata assegnato il Nobel per la Pace (insieme ad altre due donne). Tuttavia, la protesta dei veli bruciati risponde a un’usanza antica, quella di bruciare l’abbigliamento, conosciuta nelle tribù yemenite e attuata dalle donne quando vogliono richiamare l’attenzione degli uomini della tribù su un grave affronto subito.
La violenza in Yemen è, infatti, risalita a seguito della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel quale si chiede al presidente Saleh di farsi da parte per condannare le violenze degli ultimi mesi nel Paese.
Le donne yemenite infiammano la cronaca, perché dalla cenere si possa rinascere, come la mitica fenice.
Lascia un Commento