Login Registrati
Vandana Shiva

Vandana Shiva

La Donna del mese - Teorica eco-femminista, leader dell'International Forum on Globalization, dirige il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali...

Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008

Teorica, leader dell'International Forum on Globalization, Vandana Shiva dirige il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali, da lei fondato nel 1982 a Dehra Dun, in India, dove è nata nel 1952 da una famiglia progressista. Dopo avere studiato in università inglesi e americane ed essersi laureata in fisica nucleare, Vandana, accortasi del disastro causato dal "malsviluppo", e del sempre maggiore impoverimento, non solo materiale, della sua gente, decide di abbandonare la fisica e dedicarsi all’ecologia sociale. Da allora è una delle leader dell’eco-femminismo e dell'esteso movimento di donne che in Asia, Africa e America Latina critica l'economia di mercato e le politiche di aiuto allo sviluppo attuate dagli organismi internazionali e indica nuove vie alla crescita economica rispettose della cultura delle comunità locali.
Dei suoi libri tradotti in Italiano ricordiamo: nel 1990 “Sopravvivere allo sviluppo”; nel 1993 “Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica”, cinque saggi attraversati da un unico filo critico: “uniformità e diversità non sono solo modi diversi di uso della terra, ma anche modi di pensare e modi di vivere. La diversità vivente della natura corrisponde alla diversità vitale delle colture e la diversità è fonte di ricchezza e di alternative”; nel 1999 “Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni”; nel 2004 “Le guerre dell’acqua”; nel 2006 “Il bene comune della terra e nel 2008: “Dalla parte degli ultimi. Una via per i diritti dei contadini”.
In un recente intervento a Roma, ospite Provincia di Roma, Vandana ha esposto i temi a lei più cari denunciando l’attuale modello di sviluppo non più sostenibile in quanto causa dell’incremento della povertà nel mondo e della devastazione dell’ambiente. E ha criticato ogni tipo di monopolio che, omologando i modi di vestirsi, mangiare, curarsi, etc., sta lentamente modificando i sistemi di vita e distruggendo le diversità culturali. Parole dure anche sulla globalizzazione e sul sistema economico e politico che lei definisce “dell’esclusione” in quanto si basa sull’incremento di ricchezza dei pochi e sulla sempre maggiore “schiavizzazione” dei molti, a cui non vengono richieste più la capacità (skill) di saper fare qualcosa ma la disponibilità a sottomettersi ai mestieri più umili e “unskilled”.
Il fatto di non promuovere le capacità e le responsabilità personali, se da una parte permette alle industrie di abbassare i costi di produzione, dall’altra è una grande fonte di insicurezza. Una gran massa di popolazione insoddisfatta, povera, disperata e senza più cultura né valori di riferimento incombe sul mondo come una minaccia imprevedibile di fronte a cui nessun sistema di sicurezza militare può tenere testa. Per migliorare la sicurezza non serve incrementare le forze di polizia o le spese militari, ma migliorare le condizioni sociali e culturali di tutti. Per difendere la democrazia servono regole che più che a proibire e punire puntino a proteggere la popolazione e a garantire una vera giustizia sociale. All’economia dell’esclusione è necessario sostituire una economia dell’inclusione e del fare in cui ogni singola persona e ogni singolo seme della terra può “fare”, in maniera creativa, e non manipolata né geneticamente modificata, la propria parte nella costruzione di un mondo in cui lo “sviluppo” da sostenere e da auspicare sia quello della solidarietà e del rispetto reciproco.

Lei propone di collaborare con i governi, ma come è possibile conciliare queste idee con tutt’altre politiche governative?
La cosa più importante è pronunciare la possibilità di un cambiamento, delineare delle proposte possibili, si tratti di energia alternativa, sanità, istruzione, riduzione delle cause d’inquinamento, etc. Il governo stesso è una struttura plurale, fatta da persone diverse tra loro, con cui è possibile interloquire in maniera differenziata. L’importante è trovare spazio per esprimere la propria proposta e dare fiducia alla gente che è possibile cambiare.

Qualè la sua idea di educazione?
Io darei più spazio ai nonni e alle nonne, anche all’interno delle istituzioni scolastiche, perché possano trasmettere alle nuove generazioni le differenti culture di origine che stanno scomparendo e farei spazio a una vera e propria “celebrazione delle diversità”, in cui ognuno possa valorizzare la propria differenza, qualsiasi essa sia, e nessuno/a possa sentirsi inferiore a qualcun altro. E darei spazio all’imparare a pensare in maniera creativa e a trovare continue soluzioni alternative.

Sono passati quindici anni da quando è uscito il suo “Monoculture della mente”. E’ cambiato qualcosa da allora a livello culturale nel mondo?
Sì qualcosa sta cambiando. Ad esempio sempre più uomini non accettano le diseguaglianze causate dal sistema patriarcale e si comportano in maniera corretta nei confronti delle donne. Sempre più uomini e donne stanno capendo che l’energia non è una presa da attaccare alla corrente elettrica ma quella che corre tra esseri umani, e anche nell’universo intero, e che consiste nella capacità di trasformare se stessi, di rinnovarsi e rinnovare il modo di vivere in una direzione più sostenibile per tutti.


(23 ottobre 2008)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®