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VALERIANA COLAO / PD

VALERIANA COLAO / PD

Candidata 2010 - Consigliera Regione Puglia -

Mercoledi, 17/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2010

Nota biografica



Ho 35 anni, sono nata e vissuta a Taranto sino al mio diciottesimo compleanno, quando mi sono trasferita a Bari per frequentare il Corso di Laurea in Matematica ed in seguito la SSIS (Scuola di Specializzazione all'Insegnamento Secondario).

Oggi sono una dottoranda di ricerca, mi occupo di biomatematica e biostatistica e faccio orgogliosamente parte dell’ABAP (Associazione Biologi Ambientalisti Pugliesi).

L’essere nata e vissuta nella città della diossina con un padre impiegato all’ILVA, mi ha precocemente sensibilizzato alle questioni ambientali.

L’essere una donna pugliese, poi, mi ha offerto la “possibilità” di vivere sulla mia pelle tutti gli affanni di chi si sbraccia per scalfire una breccia nel muro di gomma dell’inoccupazione.

Malgrado tutto, eccomi qui “determinata a fare il possibile” perché si “determini il cambiamento possibile”.



Comunicato



È necessario un netto cambio di passo nell'affrontare i diritti sociali che non possono e non devono essere visti in modo anti...tetico (o, comunque, disgiunto) dai diritti civili. Questa lettura consente la definizione di una idea di società. Precarietà bilanciata La precarietà lavorativa va affrontata in chiave nuova e propositiva, in ragione del gran parlare di crisi e di ripresa economica: l’Italia deve riflettere sulla “flexecurity”, ovvero salario di base, ovvero salario minimo garantito. La flexecurity tende a invertire la logica della Riforma Biagi, ossia non scarica i costi del mercato flessibile sui lavoratori, cui garantisce, invece, una forte protezione sociale: la Puglia su questo deve essere apripista, così come già avvenuto con alcuni programmi regionali innovativi. E' una scelta politica necessaria in quanto basata sulla protezione delle persone in vista del raggiungimento di una maggiore coesione del sistema sociale nel suo insieme, e può risultare importante per ridurre le insicurezze e le disuguaglianze, quando queste si sostanziano in occupazione sommersa ed illegale, accrescendo la cultura di comunità. Istruzione, formazione, ricerca e cultura La cultura di una comunità è data anche dall’attenzione strategica verso il mondo dell’Alta Formazione, della Ricerca e della Educazione da cui gli amministratori di una regione non possono prescindere. La centralità del ruolo dell’istruzione e la valenza strategica della formazione sono temi importanti non soltanto per l’elaborazione politica, quanto, soprattutto per l’identità in un più ampio contesto della questione del Mezzogiorno Non ci può essere mobilità sociale o crescita economica senza apprendimento, studio e cultura. I “cervelli” non sono solo quelli che si cerca di “far rientrare”: per noi “cervelli” sono le migliaia di insegnanti precari costretti a emigrare a causa della Riforma Gelmini, le migliaia di studenti universitari costretti a pagare affitti esorbitanti per poter risiedere nelle città universitarie e tutti i ricercatori e docenti Universitari pugliesi a cui la destra ha deciso di tagliare i finanziamenti. Il sostegno alla scuola ed all’università pubblica è un dovere civico, attraverso il quale dare attuazione ai disposti egualitari e antidiscriminatori contenuti nella nostra Carta Costituzionale. Verso una idea di società I Partiti devono favorire il cambiamento della cultura di comunità proponendo una idea di società che non discrimini donne, migranti ed omosessuali, ed affronti il problema della discriminazione con coraggio, perché è un problema di democrazia. Il cambiamento, necessariamente culturale, deve riguardare l'accesso e la partecipazione delle donne alla vita lavorativa, di partito ed istituzionale: mondi poco accoglienti, poco flessibili e chiusi alle istanze femminili, dove è difficile conciliare la vita privata e quella familiare e che inducono le donne a “rinunciare” alla ricerca attiva e adeguata di un lavoro o dell'inserimento nelle istituzioni o nel Partito. I Partiti non devono rivolgersi all'universo femminile solo per riempire le caselle riservate alle donne dalle norme antidiscriminatorie, ma devono favorire la loro partecipazione ordinaria e paritaria alla vita del partito e delle istituzioni: per questo è necessaria la modifica statutaria al fine di stabilire la presenza obbligatoria delle donne negli organigrammi a tutti i livelli pari al 50% . Consideriamo assai determinante l'impegno di quanti amministreranno questa regione, contro le discriminazioni di genere e di quelle dettate dall'orientamento sessuale dei cittadini. L'esempio da seguire è quello della Regione Piemonte, di imminente approvazione, che detta norme contro tutte le discriminazioni. Leggi come questa fanno crescere il grado di civiltà della nostra società, perché sanciscono diritti, fanno cadere barriere, danno pieno riconoscimento alle diversità, rendendo cosi più piena l'attuazione del dettato della Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea in materia di uguaglianza e dignità delle persone proclamata a Nizza nel 2000 e confermata dal trattato di Lisbona. Si tratta di leggi per andare incontro, con provvedimenti di servizio ed azioni chiaramente individuate, a tanti problemi derivanti da pregiudizi e stereotipi che ancora esistono in materia di riconoscimento delle pari opportunità a tutte le persone senza distinzione di razza, orientamento sessuale o identità di genere, condizione personale. E’ necessaria da parte delle istituzioni una presa di posizione netta in favore della pari dignità e dei pari diritti delle coppie non sposate, etero ed omosessuali, secondo il principio di uguaglianza e senza veti ideologici. Bisogna esprimere un chiaro “si” sui temi considerati eticamente sensibili, come quelli, a titolo non esaustivo, del testamento biologico, della libertà di cura e procreazione assistita. Tutte le questioni citate rappresentano diritti costituzionalmente garantiti e non possono essere rimessi alla sensibilità personale si deve dimostrare nei fatti di volere una società che includa e che non discrimini, sul presupposto che le società che non discriminano donne, migranti ed omosessuali, sono quelle più vivibili e che rendono i talenti liberi di creare. Politiche per l’ambiente e politiche per la salute Il rifiuto del “NUCLEARE” deve essere sancito come principio, anche alla luce della necessità di trovare in Puglia una strategia per l'utilizzo delle energie ecocompatibili e rinnovabili, al fine di consentire ai territori di coglierne l’opportunità di crescita economica ed occupazionale: il wellness diventerebbe welfare se, per esempio, i parchi eolici in Capitanata rientrassero in una visione globale della Puglia, che renderebbe effettivamente compatibili energie e difesa del territorio e del paesaggio. Occorre sovvertire la logica del colonialismo industriale, come accaduto in anni passati a Brindisi, a Taranto, a Manfredonia; reagire e fronteggiare i diktat del mercato per gestire e risolvere in Puglia questioni come il dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici, la dipendenza idrica (e quindi affrontare il nodo dell’Acquedotto Pugliese o quello della Diga di Occhito), o come l’inquinamento da diossina (vedi il caso Avetrana). Politiche per l’ambiente e politiche per la salute sono il tema di un nuovo welfare che non si limita a dare assistenza generica o a intervenire per tamponare le emergenze sociali, ma che diventa programmazione strategica a lungo raggio. Occhio vigile sulla proprietà e la gestione dell'acqua che devono restare patrimonio comune della Puglia e dei Pugliesi. Ci si deve impegnare su questo fronte e provare a fare diventare quella rete capillare un business per gli stessi cittadini, sfruttandola, per esempio, per farvi passare fibre ottiche per portare la banda larga in tutte le case a costo “zero” per gli utenti. Il Partito Quello Democratico non deve essere il partito degli eletti, specialisti della politica e che usano i militanti come comitati elettorali permanenti; i gazebo sono il braccio armato di questa concezione del partito, mentre i circoli devono recuperare la loro funzione di contatto con il territorio e con i bisogni dei cittadini, tornare ad essere l’anello di congiunzione tra le istituzioni rappresentative e la volontà popolare, senza dimenticare le nuove tecnologie, che consentiranno un referendum popolare continuo sulle grandi scelte politiche e sociali che il Partito sarà chiamato ad assumere. I dirigenti del Partito devono poter ricoprire incarichi istituzionali ma non devono trovarsi in conflitto di interessi tra funzione istituzionale e attività del partito stesso. Il Partito, infine, deve riconoscere i giovani come parte determinante nella formulazione di proposte e di iniziative politiche e deve valorizzarli in ruoli anche decisionali. La formulazione di criteri rigidi, non equivoci e di facile interpretazione per la formulazione delle liste elettorali, con primarie interne ed il limite di tre mandati, sono la via da seguire per favorire il ricambio della classe dirigente del Partito Democratico della Puglia.

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