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Valeria, figlia d'Italia e del mondo

Valeria, figlia d'Italia e del mondo

not in my name/1 - L’ISIS con un’ondata di attentati scuote il mondo, che si interroga su come fermare la furia omicida di feroci terroristi che massacrano persone innocenti in nome di Allah. Il ricordo di Valeria Solesin, vittima italiana uccisa nell

Redazione Giovedi, 03/12/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2015

 Mentre mandiamo questo numero in tipografia, a Venezia, in piazza San Marco, si stanno svolgendo i funerali di Valeria Solesin (24 novembre 2015), l’unica italiana uccisa negli attentati dell’ISIS a Parigi del 13 novembre. Tutto il paese si è inchinato di fronte alla civiltà con cui la famiglia vive il dolore per la perdita di una figlia esemplare: 28 anni, attivista di Emergency, ricercatrice alla Sorbona. Una donna di oggi, cittadina del mondo impegnata nel dare il suo contributo per migliorare le condizioni di vita di tutti e tutte. Valeria è stata colpita a morte nell’assalto al Bataclan, durante un concerto rock, insieme a tanti altri giovani, ragazzi e ragazze di varie nazionalità. Quella notte a Parigi il terrorismo ha voluto colpire le persone comuni, cogliendole nei momenti di svago in una grande città europea simbolo della libertà e dell’accoglienza. Le 120 vittime di quella notte di orrore si aggiungono ad una macabra sequenza: gli assalti al museo Bardo e alla spiaggia di Sousse in Tunisia, l’esplosione in volo sul Sinai dell’aereo russo diretto a San Pietroburgo e decollato da Sharm el-Sheikh vanno letti come un unico disegno di strategia del terrore. La lotta per contrastare questa follia globale, che estende le sue radici anche nelle città europee, sarà lunga e per nulla facile. Gli slogan di una politica insulsa sbiadiscono di fronte alla proporzione della sfida che si pone davanti all’umanità, vestita di nero e armata di affilati coltelli ma capace di abbattere aerei. Che il buon senso guidi chi ha il potere di contrastare la barbarie, dalle potenze mondiali fino all’ultimo cittadini. Una strada ce la indica la famiglia di Valeria. “Siamo qui contro ogni fanatismo - ha detto Alberto, il papà -. Il nostro comportamento, definito esempio di compostezza, è dovuto. È dedicato a tutte le Valeria che studiano, soffrono e non si arrendono”. La famiglia Solesin ha impedito che la politica o la rabbia si impossessasse del loro dolore e ha invitato a parlare in Piazza San Marco i rappresentanti di varie fedi, che hanno condannato ogni forma di estremismo e terrorismo praticato in nome del credo religioso.

Sabato 21 novembre siamo andate alla manifestazione in piazza SS.Apostoli a Roma e abbiamo raccolto immagini e voci di musulmani e musulmane che rifiutano la violenza dell’ISIS. “Siamo italiane, ci sentiamo italiane e condanniamo questo orrore, che non appartiene alla nostra religione”. Non hanno paura di parlare e si mostrano, famiglie intere, facendosi fotografare con i cartelli scritti a pennarello. “Not in my name”, ripetono. La pioggia non bagna le teste velate e non affievolisce la voglia di esserci per affermare, forte e chiaro, “non nel mio nome”.





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