Il senso del vuoto e la segnatura dell’individualizzazione del Male
Parigi 13 novembre: un trauma che ha scosso fino a immedesimarsi profondamente nel dolore delle famiglie in lutto e nella paura di essere potenzialmente vittime della forza di quell’orrendo Male, che sembra inconcepibile come strage di tanti innocenti.
Già da piccolissimo il bambino sperimenta il senso del male, ad esempio con la mancanza d’amore, mentre anche il bene viene scoperto nelle azioni, nelle parole, nelle persone portatrici di tutti quei valori che caratterizzano quelle qualità morali antecedenti a qualsiasi parola. Le culture, religioni, subculture, classi, caste, generazioni hanno ognuna le loro prescrizioni morali ma lo sviluppo in senso morale, orientato secondo dei criteri etici fondamentali del bene umano, richiede un serio e lungo processo di discernimento che permetta d’individuarlo, nel senso del buono, del bello, del vero, fino alla conquista del senso dell’Io. Il bambino non può sviluppare il senso morale senza la conoscenza ma essa non basta senza dell’esempio del suo mondo esterno di riferimento. Il dovere e il piacere non sono soltanto insegnamenti etici ma confronti psicologici relativi allo spazio e ai limiti delle possibilità umane e di apprendimento del bambino. Nel caso dell’orribile strage appena accaduta, come tante altre stragi, ci si chiede attoniti quale principio del dovere o del piacere soddisfi tanta crudeltà. Per tutti quei giovani, con le loro vite spezzate, come quella di Valeria, la ragazza italiana che fino all’ultimo abbiamo sperato fosse ancora viva, ci si chiede ostinatamente il perché di tanta distruttività. Valeria, l’emblema dei nostri valori, l’intellettuale dal cuore colmo di bontà, d’altruismo, di quell’essenza sconosciuta ai Signori del Male: l’Io umano, un Io che per definirsi tale, non può non essere rivolto al sociale. L’esercizio di tanto male, invece, non conosce più l’Io, è “disumano”, proprio come afferma Papa Francesco. Viene da chiedersi se tanta trasversalità nell’applicazione del male -uccidere per annientare chiunque- possa corrispondere a un potenziale principio anti-Io dell’universo, all’anti- Cristo. E’ come se l’Io umano avesse perso il suo centro, il cuore, così da provocare una totale disarmonia in tutto l’essere. Rappresentativo lo sguardo del terrorista indiziato, ricercato in tutto il mondo, rispetto all’espressione empatica di Valeria; lo sguardo, infatti, specchio dell’anima, rivela tutto della persona. Nello sguardo di Valeria c’era un mondo di bontà, di pensiero, d’amore per la vita, di sana libertà, mentre nello sguardo del terrorista si coglie la forza distruttiva del vuoto. Il rischio del vuoto è paragonabile a una segnatura dell’individualizzazione del Male nello spirito, nell’anima e nel corpo dell’essere umano, come negli esseri umani non più creati a immagine di Dio. Purtroppo se tutto ciò esiste in molti esseri umani nel mondo allora il combattimento non è più tra esseri contro altri esseri viventi ma potenzialmente all’interno di tutti gli esseri umani.
Oggi più che mai, al posto dell’odio e di forze opposte a un sano sviluppo dell’Io -minacciato sotto tanti fronti e non solo da quello del terrore-, s’impone una nuova coscienza, che ci riveli tutta la realtà dell’essere, con la possibilità di aumentare la propria apertura facendo esperienza della dimensione spirituale insita nello stesso essere umano.
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