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Valentina: i suoi dieci giorni in un armadio e una verità da cercare

Valentina: i suoi dieci giorni in un armadio e una verità da cercare

La scomparsa dell'attivista per i diritti umani, poi ritrovata nel suo armadio: una storia dai troppi lati oscuri

Martedi, 22/07/2025 - Il femminile di giornata. sessantasei /  Dieci giorni in un armadio? Troppi! E allora…
Dal 9 luglio Valentina Greco, cagliaritana di 42 anni, normalmente in quotidiana connessione in Sardegna con sua mamma dalla Tunisia, dove vive e lavora da tre anni, aveva smesso di chiamare e rispondere al telefono. L’angoscia della sua famiglia è riuscita a mettere in moto un’indagine immediata con l’aiuto dell’Associazione Penelope Sardegna, che ha coinvolto nella ricerca di Valentina la polizia tunisina in stretto contatto con l’Aambasciata italiana. Impegno conclusosi col suo ritrovamento dieci giorni dopo, comunicato alla famiglia dallo stesso ministro Antonio Tajani. Questa, in una sintesi stringata ed essenziale, la notizia che racconta in primis un finale positivo di questa vicenda umana, ma nel contempo propone, nel particolare che l’accompagna, una singolarità che incuriosisce e che fa desiderare di saperne di più. Ecco perchè vale la pena di ripercorrere alcuni fatti dell’episodio e considerare le varie precisazioni, considerazioni, notizie e illazioni divulgate dall’informazione nei dieci giorni delle ricerche, aspettando incuriosite/i di saperne di più di ciò che è capitato a Valentina. Lei infatti, è stata ritrovata dalla polizia tunisina chiusa nell’armadio di casa, che potrebbe anche avere una spiegazione logica, magari legata alla paura di avere sentito l’arrivo di estranei in casa, essersi spaventata e nascosta. Ma questo non torna per l’affermazione di Valentina stessa che, trovata in stato leggermente confusionale, ha dichiarato di essere rimasta chiusa lì per tutti i dieci giorni in cui è stata cercata, dopo essere svenuta mentre spolverava casa e lo stesso armadio. Una spiegazione che non convince sia perchè appare irrealistico, sia per le riflessioni della polizia tunisina che nei precedenti sopralluoghi nella sua casa non l'aveva trovata.
Valentina abbiamo imparato che in Tunisia ed in particolare a Sidi Bou Said, località non lontana da Tunisi vive, lasciata la Sardegna, oramai da tre anni, lavorando come consulente per i diritti umani, collaborando come free lance con alcune agenzie umanitarie. Un lavoro delicato su cui è impegnatissima, tanto da aver deciso, appena arrivata, di imparare l’arabo, lingua che continua a studiare per poter capire e affrontare meglio i problemi delle persone con cui si rapporta e di cui cerca di ffrontare e, se possibile, risolvere i problemi.
Tornando alla sua sparizione, dopo due giorni la famiglia si è messa in allarme, anche perché ha tre gatti e, come ha sottolineato subito sua madre, le è così affezionata che quando deve allontanarsi da casa li affida al veterinario e, comunque, da notizie a casa dei suoi spostamenti. Un intreccio di ragioni unite inoltre al fatto che alcuni anni fa Valentina ebbe un'embolia polmonare, da far temere ai famigliari un possibile ripetersi, dell’evento con conseguenze drammatiche.
Notizie e informazioni frammentarie ma che hanno lasciato nell’angoscia chi la cercava e che, acquisita la gioia del ritrovamento, mantengono aperte diverse domande le cui risposte sono non semplici curiosità ma necessarie per la stessa Valentina e la comprensione dei suoi problemi fisici e forse non solo.
Nei giorni della ricerca alcune sue amiche avevano aggiunto un ulteriore elemento di preoccupazione, raccontando che erano venute a conoscenza del fatto che ultimamente Valentina aveva ricevuto, e rifiutato, avances da parte di un uomo di cui non si sapeva altro.
Un'altra ipotesi riguardava un allontanamento volontario collegato al fascino che aveva su di lei il sufismo, la via ascetica e mistica dell’Islam.
Fra le ulteriori incongruenze vi è ancora quella fatta notare da Gianfranco Piscitelli, l’avvocato dell’associazione Penelope Sardegna, che riguarda il telefonino e il computer: dati per ”non trovati” nella fase della ricerca della donna, sono invece stati consegnati dalla polizia tunisina a lei e al fratello, arrivato in Tunisia per accompagnarla in Sardegna.
Dopo aver superato lo stato confusionale, per cui è stata portata in ospedale, Valentina sta preparandosi a tornare in famiglia per ritrovare serenità e, contemporaneamente, come afferma lo stesso fratello, per capire meglio l'accaduto.
Non è solo curiosità, quella che fa desiderare di conoscere la “vera” storia di questi 10 giorni di Valentina Greco, ma piuttosto il bisogno di comprendere, anche attraverso la sua esperienza, la complessità di tante vite che, come la sua, scelgono di aiutare frange d’umanità e per questo partono e affrontano avventure, difficoltà, muraglie, ma anche conferme e soddisfazioni.
Vite lontane da casa sebbene, come per lei, forti del mantenimento di una rete connettiva potente e rassicurante con la propria famiglia d’origine che conferma l’importanza dell’affettività, solidarietà e condivisione quali sentimenti inalienabili e desiderabili al di là di ogni confine.
Paola Ortensi 22/7/ 25

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