Mercoledi, 04/04/2012 - Quando ci si imbatte nel sempiterno e irrisolto dibattito sulla parità dei sessi, alcune donne tendono ad un rassegnato vittimismo, altre impugnano combattive l’ascia di guerra; quasi sempre la diatriba verbale finisce per essere a nostro sfavore e ne usciamo con le ossa rotte.
Il mediatore della discussione, è quasi sempre un uomo.
Qualunque sia la propria posizione verso questo controverso quesito, difficile non notare le sottili discriminazioni che serpeggiano quotidianamente nella nostra società e che mi portano a pensare che alcuni arcaici pregiudizi sono duri a morire.
Qualche esempio per chiarire le idee.
L’altezza in un uomo è una caratteristica indispensabile per rispondere ai canoni di bellezza mentre una donna alta viene apostrofata come giraffa, cavalla, stangona.
Se un uomo sfoggia muscoli d’acciaio è virile, una donna muscolosa è mascolina.
L’intelligenza in un uomo è dote necessaria per scalare le classifiche aziendali, una donna intelligente intimidisce.
Se un uomo ha la battuta pronta, intrattiene le donne facendole ridere, se una donna ha sense of humour diventa l’amicona e perde il sex appeal.
Un uomo che salta da un letto all’altro è un Casanova, una donna che salta da un letto all’altro è una mignotta.
Un bell’uomo di cinquanta anni è interessante, una bella donna di cinquanta è una tardona.
In alcuni paesi un uomo può avere più mogli, in altri se la moglie tradisce viene lapidata.
Per usare una metafora calcistica, siamo alla finale di Champions League ma un minuto prima del fischio di inizio la squadra avversaria cambia i giocatori in campo. Per gli Uomini scendono in campo Messi, Cristiano Ronaldo e Iniesta.
Per le Donne, si presenta la squadra di amatori del bar dell’angolo.
Se le regole del gioco non cambieranno, per noi donne sarà sempre impossibile giocare alla pari.
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