Giovedi, 30/05/2013 - Uomini che pagano le donne. Dalla strada al web, i clienti nel mercato del sesso contemporaneo è un libro coraggioso, edito da Ediesse nella collana sessismoerazzismo, scritto da una giovane donna, Giorgia Serughetti, che affronta un argomento che per gli uomini è ancora dato naturale e tabù sociale, mentre invece, per capire davvero il fenomeno prostituzione, bisogna cominciare a guardarlo non solo dal lato della prostituta, ma proprio da quello del cliente, senza stigmi sociali ma consapevoli che domanda e offerta costruiscono la relazione su cui si costruisce il mercato del sesso. Non è vero che tutte le sex workers sono «vittime». Non è vero che i clienti sono necessariamente «carnefici». Il fenomeno è molto più complesso: il libro di Giorgia Serughetti è un percorso di esplorazione nel territorio pieno di ombre e di silenzi degli uomini che pagano le donne, fino a oggi in Italia poco studiati e ancor meno compresi. Il libro viene presentato in questo periodo in molte città, da Roma, a Milano, a Genova, Firenze. Chi è il cliente? Spesso il pubblico chiede. Chiunque, risponde Giorgia, di qualsiasi età, classe sociale, desideri e orientamento sessuale. Ma mentre per le prostitute ci sono innumerevoli definizioni, chi le paga invece è solo un anonimo cliente. Perché gli uomini pagano per il sesso? Tante e svariate le ragioni, che il libro esamina, attraverso testimonianze, interviste ai clienti, la ricerca sui siti dove si svolgono i “forum” tra i clienti, gli annunci via web, ecc. Quanti sono? Il mercato del sesso del nuovo millennio rivela l’esistenza di una domanda crescente, formata da numeri impressionanti di uomini in tutti i paesi occidentali. Chi sostiene che sia una patologia di pochi, viene smentito. In Italia si calcolano intorno ai 2 milioni e mezzo. Di cosa si discute oggi nella società, nella politica? Quale il dibattito interno al femminismo? In politica: colpire la domanda per contrastare la proliferazione dei mercati sessuali è oggi, dopo secoli di silenzio e di rimozione della responsabilità dei clienti, l’idea guida dell’intervento pubblico anti-prostituzione, sostiene Giorgia Serughetti. Nell’Italia del disegno di legge Carfagna o delle ordinanze antiprostituzione, come nella Francia della nuova Ministra per i diritti delle donne o nella Svezia che per prima punì i clienti, come negli Stati Uniti che proibiscono la prostituzione a tutto campo,sono in atto strategie simili di colpevolizzazione dei clienti e di rimozione della prostituzione dagli scenari molto concreti, reali, delle strade e dei viali, ovvero dai luoghi pubblici delle città, così come si tende a fare del resto anche rispetto ad altre categorie: ultrà, tossicomani, migranti, nomadi, mendicanti, come analizza e sostiene Tamar Pitch, nel suo recente libro Contro il decoro. L’uso politico della pubblica decenza (Laterza). Insomma, in Italia in particolare, il mercato del sesso all’aperto crea allarme sociale, meglio confinarlo in altri luoghi, protetti da pareti che lo nascondono allo sguardo. Il commercio sessuale, espulso dai centri urbani, bollato come indecoroso, confinato in aree periferiche e non residenziali, è sospinto verso l’invisibilità di appartamenti, hotel, club, sale massaggi…Il cliente maschio della classe media, sempre più attento a proteggere il proprio anonimato e la sicurezza delle transazioni, trova forme di consumo sessuale adeguate ai propri bisogni: una molteplicità di strutture private, servizi differenziati per tipologia e costo, e l’agevolazione del web per gli scambi e le comunicazioni. Se queste sono le prevalenti politiche pubbliche o che almeno appaiono tali , è su queste che discute e si dilania il femminismo, come di recente è avvenuto in Francia. Maria Rosa Cutrufelli, autrice del primo libro in Italia sui clienti (1981) e autrice altresì della prefazione al libro di Giorgia, stabilendo così un ponte di più di trent’anni tra le due ricerche, ricostruisce il dibattito tra le donne fin dai tempi del suo primo libro: anni di forti tensione, tra chi sosteneva che la prostituzione era colpevole esercizio del potere maschile sul corpo delle donne, e chi metteva in luce l’autonomia e la soggettività delle prostitute, la cui sindacalizzazione successiva e la rivendicazione di diritti civili ha poi finito con oscurare la problematica della sessualità maschile e dei rapporti tra i sessi; si è poi oscillato tra stigmatizzazione e accettazione di una “normalità”, le cui forme oggi appaiono però nella loro novità: il superamento dei confini tra sessualità e mercato, il confondersi dell’atto prostitutivo in una pornografia di massa, quasi un surrogato della prostituzione vera e propria, la confusività del mercato, in cui possono rientrare le escort di lusso e le prostitute di strada, volontarie o coatte che siano. Prevale l’ideologia della disponibilità estrema del corpo femminile che pubblicità e trasmissioni televisive propongono e rilanciano in un gioco di specchi di degrado dei corpi femminili sempre più giovani e di desiderio maschile. Corpi disponibili al consumo ma anche reificati in un modello in cui sessismo razzismo e classismo puntano a costruire pulsioni non solo finalizzate al consumo delle merci e delle persone come si dimostra nel libro di Laura Corradi Specchio delle sue brame (Ediesse,collana sessismoerazzismo, 2012), ma norma dominante di comportamento sociale. La tensione nel dibattito tra le donne? Dai dibattiti svoltisi finora intorno a questo libro, e non solo, non crediamo che il dilemma sia più tra prostituzione si o no, tra considerare le prostitute vittime o sex workers (come da diversi anni avviene in Italia), ma tra chi sostiene politiche pubbliche di patologicizzazione e criminalizzazione dei clienti (fatti salvi ovviamente i ricchi utilizzatori finali o i clienti “rispettabili” perché invisibili ) e chi rivendica comunque l’autonomia e la soggettività delle donne e lotta contro l’uso ipocrita del concetto di “decoro urbano” per marginalizzare spazi e “categorie” sociali. Abbiamo detto come tutto ciò investa la visione e la politica delle città e le modalità di normalizzare spazi, mercato del sesso e consumi sessuali; in Italia però appare particolarmente ipocrita e ambiguo, perché il fenomeno della “ privatizzazione delle donne pubbliche”, come le definisce Giorgia Serughetti, corrisponde non solo a una crisi della sessualità maschile, che non vuole esporsi sul piano della compravendita pubblica mantenendo un ruolo sociale immacolato, ma anche all’esibizione di potere politico ed economico. Assistiamo in questi giorni alla dichiarazioni di legittimità di costruzioni di harem pagati, esibiti nella pratica e negati a parole, che non solo incontrano un immaginario maschile, ma vengono sdoganati da giornalisti e politici come fatto privato e legittimo di uomini potenti. Se la criminalizzazione del cliente era susseguente all’idea negativa della prostituta, ora assistiamo al movimento inverso che è quello che se il cliente è ricco e potente e famoso anche la prostituta non è altro che una professionista o una giovane donna calunniata per invidiosa malevolenza, mentre quando si tratta di una prostituta di strada è contro di lei più che per i clienti che sono state fatte le ordinanze comunali, come dimostrano i dati- e non le parole - dei sindaci. Ma, al di là delle politiche messe in atto, leggendo il libro, e soprattutto assistendo ai dibattiti sul tema, la domanda sul perché gli uomini pagano le donne resta aperta; anche se qualche risposta viene dall’analisi condotta in questo libro sui processi di commercializzazione della sessualità, che sono in atto in ambiti sempre più estesi del vivere, dal mondo della comunicazione a quello della pubblicità, dove si compenetrano gli immaginari del mercato del sesso e del mercato tout court, nonché sui processi che vedono uno spostamento/ mutazione del clienti che ricercano nelle prostituzione momenti di relax dalla vita normale. E tanto le nostre città si fanno inospitali verso i corpi in carne ed ossa delle donne (e delle transessuali, e degli uomini) che si prostituiscono (o sono prostituite/ i), tanto più accoglienti si fanno verso i corpi offerti al consumo che colonizzano tutto lo spazio visivo, rappresentando città immaginarie. Ecco, dentro a questi processi il cliente emerge come la figura maschile che interpreta nei suoi esiti più radicali e contraddittori l’ingiunzione contemporanea allo sguardo e al consumo sessuale; ingiunzione che, mentre rafforza un potere monosessuato, ne fa emergere insieme alla capacità normativa la pre-potenza, la fragilità e la crisi.
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