Università e pecore: la vita di Don Milani nei disegni di Alice Milani, in mostra a Pisa
A cento anni dalla nascita, una conferenza ed una mostra (visitabile fino al 21 dicembre) ripercorrono l’attualità delle pratiche educative di Don Milani e della Scuola di Barbiana
Giovedi, 30/11/2023 - Nella suggestiva cornice della Torre di Ugolino della Gherardesca, citata da Dante nel XXXIII Canto dell’Inferno, oggi inglobata all’interno del Palazzo dell’Orologio, sede della Biblioteca della Scuola Normale, sono in mostra fino al 21 dicembre (orario Lu-Sa 10-13; 15.30-18.30) i disegni originali della graphic novel Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani (Feltrinelli Comics, 2019) di Alice Milani, dedicata al priore di Barbiana.
Prendendo spunto da ricordi familiari (Don Milani era lo zio del padre di Alice, che ne è la pronipote) e dalle lettere scritte alla madre Alice Weiss e all’amico Gian Paolo Meucci, la narrazione segue gli episodi salienti della vita del giovane Lorenzo: la scelta di entrare in seminario, che sorprese la sua famiglia, colta, agiata e agnostica, e le prime esperienze come parroco quando fu assegnato alla pieve di San Donato di Calenzano a pochi chilometri da Prato, dove insegnò in una scuola popolare che lo avvicinò al mondo dei contadini e agli operai comunisti, scoprendo la durezza del loro lavoro anche in età minorile. Da questo percorso nacque il libro Esperienze pastorali, un’analisi sociologica dell’Italia degli anni Cinquanta, vista attraverso la realtà di una parrocchia, di cui fu proibita la ristampa e la diffusione dal Sant’Uffizio nel 1958, riabilitandolo solo nel 2014.
Trasferito a Barbiana nel 1954, una frazione del comune di Vicchio nell’Alto Mugello, dove non c’era luce, acqua corrente e la strada per arrivarci, Don Milani crea una scuola per i figli dei pastori e dei contadini che culminerà nella scrittura collettiva di Lettera ad una professoressa, pubblicata nel 1967, un mese prima della sua scomparsa, in cui si denunciava il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l’istruzione delle classi più ricche, mentre permaneva una forte dispersione scolastica nonostante la creazione della scuola media unica nel 1963. La mostra è curata da Giuseppe Cecconi, della casa editrice Giovane Africa, ed Elisa Guidi della Scuola Normale, con l’allestimento della Fondazione Michelucci, volutamente sobrio, inserito in un contesto architettonico di grande bellezza, fra mura di pietra e ai piedi della famosa ‘Torre della Fame’ dove Ugolino, accusato di tradimento, perì insieme ai figli e ai nipoti, provocando lo sdegno di Dante per la durezza della pena e la violenza delle lotte civili.
Autrice di biografie a fumetti di donne geniali che si sono distinte per percorsi di autodeterminazione (Wislawa Szymborska. Si dà il caso che io sia qui; Marie Curie. A life of discovery; Sofia Kovalevskaja. Vita e rivoluzioni di una matematica geniale), le graphic novel di Alice Milani, consultabili nell’esposizione, si caratterizzano per l’uso di tecniche miste come l’acquarello, le matite colorate, la penna ed il collage, ed un tratteggio sfumato dai toni evocativi.
Lunedì 27 novembre l’inaugurazione della mostra è stata preceduta, alla Scuola Normale, dalla conferenza ‘Don Milani oggi’ con padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che al priore di Barbiana si è ispirato nel corso di tutta la vita, scegliendo di vivere per dodici anni nella baraccopoli di Korogocho, alla periferia di Nairobi, accanto ad una delle discariche più grandi della Terra, in condizioni di estrema povertà, con una diffusa prostituzione minorile ed una forte mortalità per aids.
Con un intervento denso di riflessioni sul degrado ambientale e le forti disparità nella distribuzione delle ricchezze, a livello planetario, ha testimoniato l’attualità del messaggio di Don Milani sul valore etico e di emancipazione dell’educazione partendo dalla lettura della realtà e dai contesti sociali in cui si è inseriti. Tema ripreso anche da Edoardo Martinelli, allievo di Don Milani dal 1964 al 1967, quando aveva tra i 14 e i 17 anni, ed oggi educatore che tramanda il metodo della “scrittura collettiva” da cui è nata Lettera a una professoressa.
Partire dalle motivazioni e condizioni di vita degli allievi e delle allieve, per costruire nuovi saperi, aiutare a interpretare la realtà anche con la lettura del giornale, creare un senso di comunità e lavori di gruppo dove fare scuola significhi sperimentare forme di democrazia, aiutando chi ha più difficoltà ad essere incluso/a, avere padronanza delle lingua per saper esprimere le proprie opinioni, imparando che si possono avere idee diverse, sono alcune delle eredità che Don Milani ci ha lasciato. Nell’intervento di Andrea Aleardi della Fondazione Michelucci e allestitore della mostra è stata ricordata la profonda amicizia che lo legò all’architetto Giovanni Michelucci (1891-1990), interessato ai temi della marginalità urbana e progettista di chiese nello spirito del Concilio Vaticano II e la vicinanza negli anni della malattia, quando i ragazzi della Scuola di Barbiana, venivano incoraggiati alla scrittura di Lettere ad una professoressa, seduti intorno al letto del loro maestro, prima della prematura scomparsa a soli 44 anni.
Nelle ultime pagine la graphic novel di Alice Milani ci mostra anche un momento di fragilità di Don Milani, che si chiude disperato nella sua cameretta monastica, poco prima di morire, per le accuse ricevute dall’Arcivescovo, restituendoci l’umanità di una figura complessa e fortemente precorritrice dei tempi.
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