A tutto schermo /1 - Le donne-scandalo del Burlesque, la spiritualità di Simone Weil, la lotta per la libertà delle giovani iraniane
Colla Elisabetta Lunedi, 23/05/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2011
“Tournée” di Mathieu Amalric
Fra i tanti modi creativi messi in atto dalle donne per affermare l’autonomia nell’uso del corpo femminile, forse uno dei meno noti al pubblico italiano è quello del Burlesque, varietà a sfondo politico e trasgressivo, in cui donne di tutte le età si esibiscono mostrando il proprio corpo senza veli per una precisa scelta di libertà. All’interno di questo mondo vagamente “on the road” ci conduce il film “Tournée”, di Mathieu Amalric, distribuito dalla Nomad Film e vincitore per la miglior regia al Festival di Cannes, che racconta di come un bizzarro e malinconico impresario francese porti a Parigi un gruppo di artiste americane del Burlesque, non solo per organizzare spettacoli, ma anche per dipanare alcune sue questioni esistenziali. “Volevo attualizzare un libro di Colette - afferma Amalric - questa donna che nei primi del ‘900 creava scandalo ed amava spogliarsi come pulsione all’autonomia, e cercavo un modo per fare politica, per esprimere la collera verso la corsa alla perfezione del corpo. Leggendo un articolo sul New Burlesque mi è venuta in mente la storia del film, in cui le protagoniste trovano un modo liberatorio ed efficace di fare politica e di combattere la solitudine”. Le donne del film sono tutte attrici e cantanti realmente provenienti da quel mondo, donde probabilmente la convincente generosità profusa nelle scene girate sul palcoscenico.
“Le stelle inquiete” di Emanuela Piovano
Un segmento di vita della carismatica filosofa francese Simone Weil, raccontato con delicatezza dalla brava regista torinese Emanuela Piovano, è al centro del lungometraggio “Le stelle inquiete”, coprodotto da Italia e Francia (Kitchenfilm e Testukine) e realizzato con il sostegno della Piemonte Film Commission. La Weil, che durante l’occupazione nazista lasciò l’insegnamento della filosofia per sperimentare il lavoro manuale, avvicinandosi al sindacalismo rivoluzionario e teorizzando l'antimilitarismo radicale, trascorse nell’estate del ’41 un breve e rigenerante periodo ospite del filosofo-contadino Gustave Thibon e di sua moglie, nella loro tenuta agricola presso Marsiglia. Sarà Thibon a raccogliere i diari della Weil, dopo la sua morte prematura, pubblicandoli nel volume ‘L’ombra e la grazia’. “Si tratta del primo film su Simone Weil, ne sento la responsabilità, quanto alla restrizione di ottica ad un periodo preciso, è stata fortemente voluta da chi crede nel cinema evocativo piuttosto che in quello agiografico”. Nei panni della celebre filosofa, l’attrice francese Lara Guirao che ha recitato in italiano.
““Offside” di Jafar Panahi
Seguendo la sorte di quasi tutte le pellicole del regista iraniano Jafar Panahi (condannato il 20 dicembre scorso a 6 anni di reclusione con divieto di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste sia all'estero che in Iran per 20 anni), anche il film “Offside”, distribuito in Italia da Bolero e premiato a Berlino con l'Orso d'Argento - Gran Premio della Giuria -, è stata proibito nel suo tormentato Paese. A metà strada fra commedia, dramma e documentario, “Offside” racconta le vicende di un gruppo di ragazze che si travestono da uomini per assistere ad una partita della nazionale di calcio iraniana a Teheran. Scoperte dalla polizia, vengono isolate in un recinto fuori dallo stadio e guardate a vista da un gruppo di agenti intrisi di pregiudizi legati alle tradizioni, che gli infliggono numerose vessazioni psicologiche. Nel finale sospeso, dove i festeggiamenti per la vittoria della nazionale si mescolano alle istanze di libertà delle ragazze, il regista sembra evidenzia una similitudine fra la ‘questione femminile’ e la ‘questione iraniana’, entrambe ancorate all’oscurantismo ed al controllo di forze e categorie storiche superate, in grado di mantenere il potere con la sola violenza.
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