Lunedi, 15/05/2017 - Roma. Metti sul palco un’attrice e i suoi tanti personaggi con una scenografia ridotta all’essenziale ed avrai come risultato uno spettacolo fuori dai canoni, nel quale proprio il ritmo sostenuto dell’interpretazione sembra dettare le regole della scena.
Questo è Underwood, l’ultimo spettacolo scritto ed interpretato da Cecilia D’amico, attrice romana che, cresciuta a pane e Carlo Verdone, con un cognome importante che mai sottolinea, se non glielo si chiede, dopo il diploma all’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 2008, si sta facendo strada nel mondo del teatro comico senza poca difficoltà.
Underwood parla di Alice e delle sue frenesie quotidiane che sono anche le nostre.
“Attraverso di lei, parlo di noi e della nostra realtà. Alice è una giovane donna che dall’ oggi al domani, ritrovandosi senza la sua psicologa, si imbatte nel cosiddetto sottobosco della vita, fatto di persone e caratteri tanto strani quanto strambi che forse sì o forse no, la aiuteranno a ritrovare sé stessa” ci dice.
Certo però è che senza la psicoterapeuta per Alice iniziano i veri problemi. Arrivano le domande importanti a cui non sa dare una risposta, perché si sente smarrita. Tutto è un caos, la sua vita è un caos perché si ritrova a camminare da sola per la grande strada della vita, e lo fa incontrando le persone più diverse con i caratteri più differenti.
“Nello spettacolo interpreto dieci personaggi, tra donne e uomini che in modo caricaturale vogliono in parte rappresentare i diversi tipi di esseri umani che popolano il mondo. E Alice, pur di trovare un appiglio a cui aggrapparsi in mancanza della sua psicologa si rivolge a tutti. Va da una dietologa per dimagrire, ma senza risultato. Incappa in un cuoco che odia i vegani. Decide di fare un viaggio che sembra essere un viaggio della speranza, dal momento che prima di arrivare a destinazione, Patrasso, fa scalo a Berlino” continua.
La ricerca spasmodica di Alice di una soluzione alla mancanza delle sue sedute di analisi, viene vissuta dalla protagonista come un vero e proprio strappo. E questo è chiaro fin dall'inizio dello spettacolo. E quanto più risulta essere evidente, tanto più Cecilia D’Amico enfatizza le manie della protagonista che interpreta per oltre un'ora senza mai uscire di scena. E lo fa immedesimandosi nelle paure e nelle ipocondrie di Alice.
Di questo universo variegato che è Underwood, come ci ricorda Cecilia D’Amico, Alice è solo il personaggio che con pazzia simpatica esagera i lati divertenti, ma anche disperati e quasi angoscianti della Paura (con la P maiuscola) che molti di noi hanno, quella di ritrovarsi da soli, pur vivendo, paradossalmente, in un mondo sempre interconnesso ed in costante comunicazione.
Lasciamo andare Cecilia alle prove, ma non senza prima chiederle cosa si aspetta dal suo futuro lavorativo. E la risposta è scontata perché è quella che accomuna molte donne, giovani e meno giovani, che incontriamo ogni giorno e con le quali parliamo del mondo del lavoro.
“E’ stato difficile, oggi posso dirlo. Ma sono felice di quello che sto facendo e spero nel futuro, anche se non è sempre semplice farlo. I miei spettacoli sono nati dopo periodi di crisi. Dopo l’Accademia e molte porte chiuse in faccia, non è stato semplice continuare a crederci, ma con forza e coraggio ho iniziato a scrivere i miei spettacoli di teatro comico e piano piano sono nati i miei personaggi, tra cui proprio Alice è stata la prima. Fare l’attrice non è semplice, ma non mollo e sono qui” dice Cecilia che ci saluta con delle parole che risuonano essere un incoraggiamento per lei e per tutte le donne.
“Nonostante le difficoltà che questo lavoro presenta, con il tempo ho trovato la mia particolarità e questo ha fatto la differenza. Per questo incoraggio tutte le donne, in qualsiasi settore lavorano, di sviluppare una forte identità e tirare fuori quello che sono perché è proprio la nostra particolarità a renderci uniche. La nostra forza, quella che nessuno potrà mai negarci.”.
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