Un'artista eclettica votata al sociale: Isabel Russinova
“Una brava attrice deve saper costruire dentro di sé la capacità di essere, e non soltanto di apparire. Questa è la chiave di un successo duraturo nel tempo”. Parola di Isabel Russinova, artista eclettica votata al sociale
Lunedi, 07/04/2014 - Artista eclettica: attrice, regista, autrice, Isabel Russinova è da sempre sensibile alle tematiche legate al rispetto delle minoranze, e alle questioni legate alla violenza di genere. Per questo motivo è stata insignita quest’anno di uno speciale riconoscimento da parte di Amnesty International, che l’ha accolta nella famiglia dei prestigiosi testimonial dell’associazione. La incontriamo in una delle poche pause tra una replica e l’altra dell’ultimo spettacolo teatrale: “Una donna spezzata”, adattato dalla stessa Russinova dal testo della de Beauvoir.
Trova che in Italia ci siano ruoli interessanti per le donne, sia in ambito cinematografico che teatrale?
Pochi . Credo che in Italia ci siano delle brave attrici che potrebbero essere valorizzate meglio, ma questo momento storico ci ha portato a vivere tempi dove ci si imbatte sempre più nella superficialità e nella volgarità dei contenuti. C’è poca meritocrazia in giro, ma questo è un argomento che riguarda vari settori e professioni.
Esiste anche nel mondo dello spettacolo il problema delle “quote rosa”?
Se intendiamo “quote rosa di spessore” , si.
Avere un bell’aspetto agevola la carriera di un’attrice?
La bellezza è importante, ma deve essere supportata da quella interiore, oltre che da tanto studio , umiltà e moltissima pazienza. Una brava attrice deve saper costruire dentro di sé la capacità di essere, e non solo di apparire. Questa è la chiave di un successo vero, e duraturo nel tempo.
Quali sono le opportunità meritocratiche, nel mondo dello spettacolo?
Innanzitutto avere passione. Poi lavorare con onestà e umiltà. La costanza prima o poi premia.
Ha avuto miti di riferimento durante l’infanzia?
Da bambina tra i registi adoravo Alfred Hitchcock, da adolescente Gillo Pontecorvo e John Cassavetes. E come attrici Gena Rowlands e Susan Sarandon…brave, eleganti, intense.
Come attrice, si sente più realizzata nel cinema o a teatro?
Forse a teatro. Amo profondamente il teatro. Il cinema mi affascina, ma è qualcosa di diverso, più tecnico, manca un rapporto diretto con il pubblico. In generale cerco, come produttrice, insieme al mio compagno Rodolfo Martinelli Carraresi, di realizzare i progetti in cui credo, sia a teatro che al cinema o negli eventi culturali. Le tematiche che mi interessano sono quelle sociali, quelle legate al femminile e alla memoria storica, declinate in progetti che si muovono trasversalmente tra cinema, teatro e scrittura.
Trova che la gente senta il bisogno di teatro, anche in tempi di crisi come questo?
Assolutamente. Sono i momenti socialmente difficili e depressi come questo che possono trovare un po’ di luce attraverso la cultura, e il teatro è uno degli strumenti ideali. Portare la gente a teatro, ma anche impegnare i giovani e coinvolgerli affinché il teatro diventi una passione , un momento di arricchimento interiore e condivisione - anche attraverso i laboratori dove formare non solo attori, ma anche tecnici - è di grande aiuto per combattere momenti così. Il nostro Paese dovrebbe puntare di più su questo.
Che suggerisce per spronare i giovani a frequentare il teatro?
Sostenendo la formazione per esempio: i laboratori teatrali nelle scuole dell’obbligo, e invogliando di più il pubblico con costi di biglietti molto competitivi, aiutando teatri e compagnie a fronteggiare la crisi. Ma soprattutto proponendo del buon teatro, sia in termini di contenuti che di spettacolarità.
Se avesse potere di legiferare, cosa farebbe per la cultura in Italia, e per il teatro nello specifico?
Innanzitutto favorirei il sistema della detassazione (tax credit) per aiutare le produzioni e le compagnie, permettendo così il coinvolgimento anche dei privati, seguendo un sistema già in atto con il cinema. Pianificherei una serie di opportunità vantaggiose per il pubblico con costi competitivi per famiglie e giovani. Offrirei a chi fa e produce buon teatro di tradizione, drammaturgia contemporanea, dramma antico, incentivi e contributi. Imposterei tanti laboratori , soprattutto nei teatri e spazi dei quartieri di periferia, per coinvolgere i ragazzi delle borgate più difficili. Perché il teatro educa, fortifica, forma , rende consapevoli, allontana dal male.
Esiste una scrittura “di genere” anche a teatro?
Assolutamente. Le autrici hanno una diversa empatia, e questo è evidente nel tracciare certi personaggi, nell’impianto delle storie, in una certa originalità delle tematiche, nella capacità di mettersi in discussione con coraggio. Ma anche qui, soprattutto in passato, le scrittrici cui è stato permesso di esprimersi sono state poche. Tra le nostre più grandi contemporanee ricorderei: Natalia Ginzburg, Dacia Maraini, tra le straniere Simone de Beauvoir, Marguerite Duras, Sarah Kane e Caryl Churchill, solo per citarne alcune.
E’ stata recentemente accolta nella grande e importante famiglia dei testimonial ufficiali di “Amnesty International”, per quali impegni in particolare ha ricevuto questo riconoscimento?
Sono molto felice, onorata e fiera di questo riconoscimento, perché dimostra come i mio lavoro di ricerca, l’ impegno che mi ha vista affrontare e proporre al pubblico tematiche legate al sociale, alla diversità, al femminile e alla memoria storica, ha portato dei risultati concreti, e questo è stato riconosciuto da un’organizzazione di rilevanza internazionale come Amnesty.
Quali sono le sue più grandi qualità, e quali i difetti?
La volontà, la curiosità, la caparbietà, che secondo i punti di vista…potrebbero essere considerati sia qualità che difetti!
Consigli per giovani aspiranti attrici e autrici?
Lavorate sodo, lasciatevi andare alla passione per il teatro, e… armatevi di tanta pazienza!
Progetti futuri?
Sono reduce dal successo dell’iniziativa “Quartieri contemporanei”, la rassegna di letteratura e teatro che ha riscosso a Potenza un grande successo di pubblico e critica. E’ stata una prima edizione, che mi ha dato tante soddisfazioni. Sto lavorando già alla prossima tappa: questa iniziativa di grande presa presso un pubblico anche di giovanissimi, premia tra l’altro quelle istituzioni che ci credono, e le incoraggia a contribuire. Per la Basilicata, che ha accolto questa prima puntata dell’evento, abbiamo avuto il supporto della Fondazione Carical, della Regione Basilicata, dell’Università e dell’Apt. Poi ho appena finito di allestire “Briganta”, da un mio testo, protagonista: Rosina Donatelli Crocco, sorella del grande “ generale” dei briganti , e sempre per il teatro, “Una donna spezzata” di Simone de Beauvoir, madre del femminismo , che porterò in tournée. E’ inoltre in uscita il mio libro: “Reinas”, per Argo edizioni e Ars Millennia production. Le protagoniste sono quattro donne della Storia, diverse per nascita ed epoca, ma accomunate da uno stesso destino. Stò ultimando la docu-fiction “Heruka”, una sorta di viaggio nella storia del popolo Rom. “Heruka” è attualmente anche uno spettacolo teatrale tratto da un mio testo, con musiche e danze tradizionali Rom.
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