Lunedi, 21/03/2011 - Un Osservatorio nazionale contro la violenza sulle donne, in grado di rilevare il fenomeno. A partire da un punto di ascolto privilegiato, lo studio del medico di famiglia. Con questa proposta si è concluso a Reggio Calabria, nel fine settimana, il XXXI Congresso nazionale dell'Associazione italiana donne medico (Aidm): si punta a creare una 'rete' che integri e valorizzi le varie competenze territoriali per tutelare al meglio le donne e promuovere la cultura del riconoscimento dei segnali di disagio. L'idea, lanciata dalla presidente della Aidm reggina, Carmen Marchese, è stata accolta immediatamente dalla presidente nazionale Ornella Cappelli. “È un progetto appena nato - spiega Cappelli all'Adnkronos Salute - ora bisognerà metterlo a punto nel dettaglio. Abbiamo pensato a coinvolgere i medici di famiglia, perchè, oltre ad avere molte iscritte della categoria, i loro studi sono un presidio diffuso sul territorio e c'è un rapporto di fiducia con il paziente. Attiveremo al più presto una rete con le professioniste dell'Aidm a livello. Ma pensiamo di coinvolgere anche la Fimmg e altre sigle, per avviare la collaborazione sia con tutte le colleghe che con i colleghi attraverso un protocollo condiviso”. Il progetto servirà, tra l'altro, “a sensibilizzare i medici a cogliere i segnali delle donne che hanno subito o subiscono violenza, spesso molto complicati da rilevare”. Ma oltre alla formazione e all'informazione per l'ascolto, l'osservatorio “servirà anche a studiare il modo per dare un aiuto concreto. Una volta che il problema è emerso, infatti, alle donne bisogna anche offrire gli strumenti per sottrarsi alla violenza o l'aiuto per curare le ferite psicologiche. E per questo bisognerà capire quali siano i limiti e le possibilità legati al ruolo del medico”.
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