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Un’isola felice

Un’isola felice

CONSULTORI / TOSCANA - Malgrado il taglio dei fondi ai servizi permane una visione laica e libera della sanità pubblica

Capati Valentina Lunedi, 01/08/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2011

La Toscana non teme attacchi alla libertà delle sue strutture consultoriali e resiste, fiera dei risultati raggiunti nel corso di quasi due decenni, al taglio delle risorse, cercando la spinta a emanciparsi una volta ancora e a migliorare i servizi virtuosi di cui è dotata.

A spiegarlo in un’intervista a 'noidonne' è la dottoressa Barbara Del Bravo, referente regionale Agite (Associazione Ginecologi Territoriali), che in merito alla proposta di legge di riforma nella Regione Lazio (prima firmataria Olimpia Tarzia) ha un’idea molto precisa.

Nel corso degli ultimi mesi, lo ricordiamo, gli attacchi alla libertà di scelta delle donne in Italia si sono manifestati prepotentemente anche attraverso le interferenze di associazioni confessionali (pensiamo anche alla proposta del sussidio alle donne che rinunciano ad abortire del comune di Correggio e alla scelta del Piemonte di inserire movimenti per la vita nei consultori pubblici, per non parlare dei progetti della Lombardia in tal senso). Assistiamo, in buona sostanza, ad un susseguirsi di iniziative diverse ma che hanno un palese comune obiettivo: limitare la libertà di scelta della donna.



Qual è lo stato di salute dei consultori nella vostra regione?

Premesso il drastico taglio dei fondi e la mancanza cronica delle risorse, diciamo che si continua a lavorare. Considerando le difficoltà in relazione al personale e ai servizi a nostra disposizione, si garantiscono tutte le prestazioni indispensabili. Mi piace mettere al primo posto, tra le attività che svolgiamo quella dedicata alle donne immigrate, oltre ovviamente agli ambulatori specifici e alla campagna di prevenzione e di sensibilizzazione che svolgiamo al fine di arginare la recidività degli interventi di interruzione volontaria di gravidanza. Diciamo pure che si cerca di tirare avanti nonostante le difficoltà che ci accomunano a tutte le altre regioni italiane.



Quali sono le difficoltà più evidenti?

Sicuramente la modalità di prenotazione alle visite che nei nostri consultori possono andare per le lunghe in molti casi. Fatte salve alcune situazioni ritenute di ‘emergenza’, per esempio gli interventi nei confronti delle adolescenti, delle immigrate o di chi richiede un’interruzione volontaria della gravidanza, per gli altri servizi ci sono tempi dilatati e per la maggior parte dei casi si tratta per lo più di visite a pagamento. Le spese a carico delle pazienti andrebbero abbattute secondo il mio punto di vista.



Avrete certamente delle situazioni virtuose…

Tra le ‘imprese’ virtuose che abbiamo col tempo e con la costanza costruito qui in Toscana mi sento di indicare come la più riuscita tutta la rete di iniziative e di interventi riservati alle donne immigrate. E’ dal 1993 che lavoriamo al progetto di integrazione per questa fascia di utenza, possiamo godere di un’equipe multidisciplinare che prevede un lavoro di rete e di supporto reciproco, pensiamo alle ostetriche, grande risorsa delle nostre strutture, ma anche ai medici specialisti e a tutte le figure professionali impegnate nei nostri consultori. E le chiamo imprese perché ognuno di noi si è speso in modo ineccepibile per creare queste realtà.



A livello provinciale com’è la situazione?

Funzionano molto bene i consultori pediatrici e quelli ginecologici, questo a dispetto della carenza di spazi idonei alle esigenze. Credo sia un grande merito di ogni singola professionalità che veicola intorno alle strutture. Pisa e Firenze sotto il profilo del sostegno alle donne immigrate sono pioniere in Toscana, le prime province dove l’iniziativa ha preso il via e si è poi sviluppata negli anni.



Veniamo alla proposta di legge denominata Tarzia, invece, qual è il suo pensiero? La Toscana come si difende?


Devo essere onesta, e lo dico con un pizzico d’orgoglio, la nostra realtà, intendo quella regionale, è particolare. La definirei un’isola felice. Non siamo stati contaminati da alcuna illazione anti 194 né da ipotesi di istituzione di comitati non laici all’interno delle nostre strutture. Non hanno trovato spazio, in buona sostanza, gli attacchi alla libertà di scelta. Siamo storicamente orientati a una visione laica e libera della sanità pubblica e della sfera inerente le scelte delle donne, scardinare – qualora mai se ne ravvisasse la volontà di qualcuno – questo ordine di idee sarà molto dura.



Eppure difficoltà in ordine alla prestazione dei servizi si ravvisano anche nella vostra regione…

Attacchi alle strutture pubbliche si sono manifestati in maniera ‘diversa’ con il taglio dei fondi, con la riduzione delle possibilità di emanciparsi da parte delle nostre strutture consultoriali: pensiamo ad esempio al fatto che non si rinnovano le tecnologie a nostra disposizione e a quali difficoltà questo può portare, pensate all’ecografia, molto semplicemente. Ci sono molti modi di attaccare un sistema, alcuni sono veri attacchi frontali che qui da noi in Toscana, ancora non conosciamo. Tuttavia il salasso delle risorse cui ci sottopongono può avere gli stessi effetti, solo diluiti nel tempo.



(15 agosto 2011)

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