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Un’eccellenza, garantita da chi ci lavora

Un’eccellenza, garantita da chi ci lavora

Consultori / Sardegna - Una delle poche regioni ad aver incrementato i servizi dal 2006 ad oggi, ma non solo...

Capati Valentina Lunedi, 14/02/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2011

A raccontarlo a ‘noidonne’ è Rosanna Pirras, ginecologa e referente Agite per la regione. "Tanto per cominciare di consultori privati in Sardegna non ne abbiamo più. Ora le nostre strutture sono tutte pubbliche. La nostra regione si differenzia dalle altre dal momento che il personale consultoriale addetto è totalmente dipendente, in tutti i vari settori multidisciplinari. In quasi tutte le strutture di riferimento infatti le figure professionali lavorano alle dipendenze delle stesse e tutto questo è frutto di una normativa regionale alla quale tutti i nostri servizi consultoriali rispondono - spiega Pirras -. Avere dipendenti piuttosto che figure convenzionate significa molto: efficienza, precisione e copertura assidua dei servizi che i consultori forniscono. In molte regioni i professionisti funzionano 'a tempo', il che vuol dire che sono presenti a tempo parziale nelle strutture, di norma in media sono contrattualizzati a venti ore settimanali, in Sardegna le ore sono 38. C'è una bella differenza. Questa è la nostra eccellenza. Il nostro regime consultoriale è partito lentamente e si sta sviluppando con il tempo, in maniera uniforme e ragionata sulla logica del non contravvenire alle esigenze di un territorio vasto e particolare come il nostro, dove alcune zone soprattutto dell'entroterra rimangono meno collegate di altre. Il modello che abbiamo seguito in un primo momento è quello dell'Emilia Romagna, dove le strutture sono poliambulatoriali e i servizi mirati. Tra i servizi che meglio riusciamo a coprire ci sono gli screening di prevenzione tumorale, uno su tutti quello del collo dell'utero, partito già da diversi anni e funzionante". Insomma, seppur con enormi sforzi dovuti soprattutto alla carenza di risorse finanziarie, la Sardegna cerca di rispettare una logica mirata di incremento delle strutture e sulla situazione che caratterizza le altre regioni, Lazio su tutte, Pirras ha una visione critica. "C'è sempre stato un tentativo di controllo da parte delle amministrazioni sul sistema consultoriale e se da una parte è giusto, dall'altra non si deve mai perdere di vista il fatto che il controllo deve essere costruttivo e mai invasivo delle libertà della donna, parlo di donne perchè sono la nostra maggior utenza ovviamente. Istituire un controllo delle funzionalità e delle logistiche, poi, è un conto, ufficializzare dei controllori è un altro. L'importante è che tutto ciò che fa capo al sistema sanitario, non solo i consultori, funzioni in base a regole precise e dedicate al benessere dei nostri cittadini. Ci sono dei canali di interesse che vanno sviluppati: il disagio adolescenziale, le malattie sessuali, la procreazione, le interruzioni volontarie di gravidanza, la tutela della maternità, il profilo preconcezionale. Di fondamentale importanza è poi il profilo della prevenzione, in ambito sanitario è certamente la cosa più importante. Qui in Sardegna stiamo veicolando le nostre energie proprio in funzione di questo.”



RAPPORTO MINISTERO: meno 186....

Lo scorso dicembre è stato presentato il rapporto del Ministero della Salute dal titolo "Organizzazione e attività dei consultori familiari pubblici in Italia". Queste le informazioni contenute. Il numero dei consultori attivi sul territorio nazionale diminuisce invece che aumentare. Basti pensare che nel 2007 erano 2.097, nel 2009 sono scesi a 1.911. Facendo un rapido calcolo, i consultori che sono stati chiusi o accorpati sono 186. I consultori, che sono nati 35 anni fa, effettivamente non sono in grado di soddisfare le esigenze dell'utenza. Stando alle direttive del POMI (Progetto Obiettivo Materno Infantile) ci dovrebbe essere una struttura ogni ventimila abitanti nelle zone cittadine e uno ogni diecimila nelle zone rurali, ma i dati del Ministero ci dicono che nel 2007 esisteva in media un consultorio ogni 28.431 abitanti, nel 2009 tale rapporto è diminuito a uno ogni 31.197. Soltanto Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna hanno incrementato la rete, mentre tutte le altre regioni sono ancora indietro. La medaglia d'oro tra le regioni italiane se l'aggiudica l'Emilia Romagna che vanta 210 strutture, mentre la cenerentola è il Molise con addirittura solo sette consultori. Il problema che attanaglia tutte le regioni, emerso attraverso l'inchiesta che ‘noidonne’ sta compiendo mese per mese e regione per regione, è la mancanza di personale e di risorse finanziarie. Sempre secondo il POMI le figure professionali attive in ogni consultorio dovrebbero essere sei o sette, ma solo il 21% dei consultori italiani raggiunge tale livello. Nel 45% dei casi il consultorio dispone di un'équipe di 4-5 persone, il minimo sindacale in termini di figure professionali. Solo nel 4% dei casi sono presenti le otto figure professionali, nel 21% ce ne sono 6-7 e nel 23% da una a tre. Le professioni più presenti sono l'ostetrica, lo psicologo, l'assistente sociale e il ginecologo. Scarseggiano invece pediatri, infermiere pediatriche e assistenti sanitarie. Solo in sei regioni, poi, (Piemonte, Provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Sicilia) è presente in tutte le Asl un budget vincolato per l'attività dei consultori. Infine solo la metà dei consultori ha 5 stanze. Il 26% delle regioni presenta strutture con un numero di 3-4 locali, che potrebbero "non essere sufficienti" a svolgere tutte le attività consultoriali in modo adeguato.



Mutilazioni genitali femminili / il progetto sardo

La giunta regionale della Sardegna ha approvato proprio un mese fa un programma di formazione sulle pratiche di mutilazione genitale femminile. Nel 2007 il Ministero della Salute aveva previsto un finanziamento alle regioni da predisporre proprio per un programma di formazione e informazione degli operatori sanitari e socioculturali che operano nei consultori. La Sardegna ha presentato il programma e suddiviso il finanziamento di 111.366 euro tra le due aziende capofila, che si occuperanno della sua realizzazione: la Asl 8 di Cagliari per Oristano, Sanluri e Carbonia, che ha ricevuto un finanziamento di 78.928 euro per formare 567 operatori; la Asl 1 di Sassari per Olbia, Nuoro e Lanusei, alla quale sono stati assegnati 32.438 euro per formarne 234.



(14 febbraio 2011)

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