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Un’amica delicata e rigorosa

Un’amica delicata e rigorosa

Ecologia della mente - Incontro con il pensiero di Gregory Bateson attraverso il film-documentario realizzato da Nora Bateson, figlia di Gregory e Lois Cannack

Providenti Giovanna Martedi, 11/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011

Nora Bateson è una bella quarantenne, che è nata in Florida e vive in Canada, di professione film-maker, madre di due figli e moglie del batterista jazz Dan Brubeck. Suo padre è lo scienziato Gregory Bateson, tra i fondatori della cibernetica e autore di molti testi importanti, tra cui il noto “Verso un’ecologia della mente”. Quando Nora è nata suo padre aveva 64 anni, quando lui muore lei ne ha solo 12. Gregory sapeva come parlare ai bambini interagendo con il loro modo di pensare. Per questo non è andato perso lo sforzo degli ultimi anni di vita (aveva già un tumore): consegnare alla ricettiva mente in crescita di Nora l’enorme sapere di cui era portatore, acquistato in una vita trascorsa per la scienza, attraverso l’osservazione dei sistemi viventi e un pensare complesso che prevedesse più punti di vista.

Nel mese di novembre 2010 a Roma e Milano si sono svolti due importanti convegni, organizzati da Circolo Bateson, Lega ambiente e la Facoltà di Scienze della Formazione di Milano Bicocca.

Nel bellissimo film-documentario dal titolo “An ecology of mind”, diretto da Nora, proiettato a entrambi i convegni, ecco come Nora racconta l’educazione ricevuta dal padre: “Le cose non erano mai ‘cose’. La mappa non era il territorio. E qualsiasi cosa fosse, poteva essere leggermente rigirata e riesaminata, apparentemente all’infinito, come un cubo di Rubik, solo con diverse risposte e configurazioni valide. Lui l’avrebbe rigirato un poco e rivisto le regole a partire da lì, e poi l’avrebbe rigirato ancora per essere sicuro di non rimanere vincolato ad un solo modo di pensare”.

Per far comprendere perché l’ecologia della mente è “un’amica delicata e rigorosa”, il film è diviso in alcune parole chiave. La prima di queste è relazione: ogni cosa fa parte di un sistema olistico e considerarne solo una parte ne limiterebbe la comprensione. Un esempio? Serve a poco sapere com’è composta l’emoglobina senza considerare che la sua funzione è di entrare in relazione con l’ossigeno. Forse, in un altro pianeta, questa stessa relazione, fondamentale per ogni essere vivente, la adempie una molecola di tutt’altro tipo. Ogni sistema vivente è composto da un nido di relazioni complesse. Accorgersene, è un importante momento verso l’ecologia della mente: “tutto il problema del possesso comincia a sembrare completamente differente. È facile raccogliere molte banane. Potete ammassarne in molti modi, contarle, dire ai vostri vicini quante ne avete raccolte e così via…ma, non so quante relazioni, e relazioni di relazioni, e relazioni di relazioni di relazioni, fanno elegante questo oggetto qui...”

Altra parola chiave è cibernetica, la scienza che descrive i processi che avvengono in sistemi complessi. Poi cambiamento: “il cambiamento avviene anche senza che ce ne accorgiamo. Viviamo su una palla e turbiniamo insieme con sistemi dentro sistemi che interagiscono continuamente. Ogni tentativo di bloccare alcuni elementi di questo processo è un’astrazione e causa squilibrio, come succederebbe al funambolo sulla corda se avesse un arto legato”.

Una parola-chiave molto importante, nel pensiero batesoniano, è “doppio-vincolo”: una situazione senza via di fuga che impone un obbligo creativo. Un esempio? Viviamo in un sistema economico, dove una crescita sempre più rapida, ritenuta auspicabile, peggiora le condizioni della popolazione, creando disuguaglianza, povertà e impatto sul clima globale. Lo sforzo creativo per uscire da questo genere di doppio vincolo richiede un vero e proprio salto di qualità verso un livello più alto, fatto di improvvisazione e creatività. Un aiuto può provenire da una mente poetica ed estetica (altra parola chiave), che riesca a cogliere molte e diverse relazioni. “L’esperienza che avete nel leggere una poesia, o nel guardare un quadro, è un’esplorazione inconscia delle molte e diverse relazioni che l’artista è riuscito a cogliere.” (da intervista a Mary Catherine Bateson)”.

Nel cercare finanziamenti per il film, Nora ha rinunciato a fondi di alcuni dipartimenti universitari perché non ha voluto cedere alle proposte di potenziali finanziatori che volevano si raccontasse il “loro” Bateson: l’antropologo o lo psichiatra o il naturalista, etc. Lei ha preferito raccontare lo scienziato complesso, che aborriva ogni tipo di divisione settoriale, tipica della nostra cultura e di un modo di pensare semplicistico, cui tutti noi tendiamo a ricadere. Persino Gregory! Come lui stesso dice nel film: “…è inculcato dalle nostre importanti università, che credono che ci sia questa ‘cosa’ detta psicologia, e che sia differente dalla sociologia, e quell’altra, chiamata antropologia, diversa dalle prime due, e l'estetica o la critica artistica, ancora diverse e così via; e credono che il mondo sia fatto di pezzi separabili di conoscenza su cui, se siete studenti, potete essere esaminati sulla base di una serie di domande scollegate, dette test di vero/falso, o quiz, […] Credere che ci sia una tale divisione influisce sulla nostra condotta in un sacco di modi. Influisce su tutto il nostro sistema etico, sul nostro concetto di salute, di malattia, di crimine… tutto si impernia su quello che credo sia una dicotomia senza senso, per cui, se ce ne liberiamo il prima possibile così da non averla più nel nostro vocabolario e da nessun altra parte, saremo più felici.... o un po’ più felici. Questo è il tipo di mondo in cui vivo e in cui mi auguro che voi viviate, tutti voi, e per sempre - ma neanche io ci vivo per tutto il tempo… Ci sono delle volte in cui mi scopro a credere che ci sia qualcosa che è separato da qualcos’altro”.

L’incontro col pensiero di Gregory Bateson è per molti una sorta di sfida e provocazione riguardo il proprio modo di pensare. Accettarla significa procedere verso una modalità più ecologica di pensare. Il primo passo è la consapevolezza dei condizionamenti culturali cui tutti siamo sottoposti. Il secondo passo è imparare a osservare le cose: avvicinandosi a esse, ponendosi delle domande. Come funzionano? Funzionano insieme con qualcos’altro? Quali sono le loro relazioni? Come interagiscono? Come apprendono? E, ovviamente, come pensano?

Secondo Nora in questa modalità di pensiero vi è una speranza per il futuro del nostro pianeta. Ma la speranza è imprevedibile. È un giro di ruota. Non si può né calcolarla né programmarla. Suo padre le ha insegnato a spingersi un po’ più avanti i sentieri già tracciati da altri. Oggi lei lo insegna ai suoi figli. E le capita spesso di stupirsi dalla loro capacità di comprendere e guardare oltre le contingenze. Le sorprese che ci riservano le generazioni future sono un esempio di speranza.



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Tutte le citazioni sono tratte dal film “An ecology of Mind”, non ancora in diffusione





(11 gennaio 2011)

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