Cultura / Musica. Luciana Pestalozza - Una donna cresciuta in una famiglia di musicisti, è tra i fondatori di Milano Musica
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2005
Luciana Pestalozza è da quindici anni il direttore artistico di Milano Musica, il festival di musica contemporanea della città e da sempre attenta ai problemi della musica contemporanea. Le prime volte che ho sentito pronunciare da amici comuni il suo nome, ho subito colto un profondo rispetto per la sua personalità. Ho avuto poi occasione di conoscerla, organizzando insieme un concerto per Luciano Berio, ho così scoperto una persona gentile ma anche autorevole, soprattutto di grande competenza, con un progetto di lavoro e di vita. Luciana Pestalozza proviene da una famiglia di musicisti, gli Abbado, e viene spontaneo rivolgerle subito una domanda.
Che cosa ha significato per lei crescere in una famiglia di musicisti?
E' stata la mia grande fortuna, un'esperienza unica. In casa mia si faceva musica continuamente. Dal quartetto per archi, al trio con pianoforte, dal repertorio pianistico a quello violinistico, fino alla musica per archi del '6/700 era un continuo suonare e ascoltare. Accanto a questo, i miei ebbero sempre un'attenzione particolare per il nuovo e mi instillarono una profonda curiosità per quanto avveniva attorno a noi, attenzione e curiosità che si rafforzarono ancora di più con il mio matrimonio con il pianista Carlo Pestalozza. Questa curiosità mi spinse fin dalla prima gioventù a frequentare i luoghi della musica di oggi e prima fra tutti la Biennale di Venezia, dove ebbi modo di ascoltare la musica dei grandi del Novecento da Strawinski a Bartok, da Schoenberg a Webern e poi tutte le generazioni successive.
Veniva eseguita anche musica di donne compositrici?
Mi ricordo che allora non si parlava di donne musiciste: le uniche erano Barbara Giuranna, e Giulia Recli, ma anch'esse poco eseguite. Si guardava a esse come a fenomeni strani. Il panorama oggi è assolutamente cambiato. Numerosissime le donne che studiano composizione, e molte sono affermate compositrici, sia in Italia sia all'estero.
Possiamo dire che a Milano il Novecento ha prodotto una élite intellettuale di rara levatura il cui contributo è stato fondamentale per lo sviluppo della musica?
Dopo la guerra, dal 1945 c'è stato a Milano un periodo d'oro per la nostra rinascita. Penso soltanto alla creazione dello Studio di Fonologia della Radio, con Maderna e Berio, a cui si unirono successivamente Nono e Manzoni; la nascita dei Pomeriggi Musicali di Milano, frequentati dai massimi direttori d'orchestra e compositori; la rinascita della Scala e successivamente la creazione della Piccola Scala, ahimè perduta, luogo ideale per le opere di oggi; e la fondazione dell'Orchestra sinfonica della RAI. Per arrivare nel 1976 alla nascita di Musica nel nostro tempo, promossa dalla Provincia di Milano, con un progetto originale sia dal punto musicale, sia organizzativo, che coinvolgeva tutte le forze musicali della città.
Cosa rimane di tutto questo?
Purtroppo, come spesso accade, molte cose sono cambiate, molte sono state distrutte, come il centro di Fonologia , l'Orchestra della RAI, la Piccola Scala. Musica nel nostro tempo si è esaurita, ma parallelamente nascevano altre iniziative, ma in un clima diverso, che rispecchiava i mutamenti politici e culturali. Nel '90, sollecitata da appassionati di musica contemporanea, e insieme con alcuni amici, ho fondato Milano Musica per riprendere la consuetudine di offrire percorsi di nuova musica a Milano. Ma tutto è molto più difficile, perché fare cultura oggi viene considerato temerario.
Finalmente una donna alla guida di nuove iniziative: che significato può avere?
Veramente già da tempo le donne che lavorano nell'organizzazione musicale sono numerose. E penso non solo alle direzioni artistiche, ma alle case editrici, alle case discografiche. Gli ultimi decenni hanno aperto alle donne, come in tanti altri settori, più occasioni che nel passato. È il risultato di anni di lotte, di una raggiunta maggior consapevolezza delle proprie possibilità.
Può parlarci del progetto di Milano Musica?
Dal punto di vista artistico abbiamo cercato di proporre annualmente, durante i nostri Festival che sono, ad anni alterni, monografici o con molti autori, gli aspetti più significativi della musica colta di oggi, indicando una continuità nelle scelte e con una grande attenzione alla qualità dell'esecuzione, che abbiamo sempre cercato di offrire al massimo livello. Perché anche una grande musica non può essere capita se male eseguita. Ma ci sono anche altri aspetti del nostro lavoro che desidero sottolineare. Il rapporto con il pubblico e cioè l'informazione, che avviene per via cartacea, ma anche e soprattutto attraverso Internet, dove abbiamo un sito, collegato ad enti che rilanciano le nostre proposte. E in questo campo molto abbiamo ancora da fare. E poi la creazione di attività parallele, come proiezione di film, video, conferenze, convegni, incontri sul tema principale, protagonista della stagione, che servono ad approfondirlo. Stiamo poi attenti al problema dei prezzi dei biglietti, che vogliamo contenuti, e infine il rapporto con la Radio: Radio Tre registra e trasmette tutti i nostri concerti e questo è il modo migliore per diffondere la musica che programmiamo.
Può dirci se nella struttura di Milano Musica vi sono anche donne?
La nostra struttura è estremamente agile, poche persone ma molto motivate. Direi che principalmente sono donne, professioniste che lavorano part time per noi. E' stata per lo più una scelta casuale, ma ho riscontrato nelle donne una maggiore disponibilità a integrarsi l'una con l'altra. costituendo uno staff efficientissimo.
Parlando invece di produzione musicale, a che punto è la scrittura musicale femminile?
Negli ultimi decenni si è sviluppata in numerosissimi allievi di composizione, senza distinzione di sesso, una abilità di scrittura notevole, il che naturalmente non vuol dire che i talenti siano altrettanto numerosi. Il numero delle allieve di composizione è percentualmente aumentato e molte di esse entrano con facilità nella carriera. L'affermarsi definitivamente è invece un altro discorso, in cui la qualità è l'elemento preponderante: ma questo avviene anche per gli uomini.
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