Inge Schoenthal Feltrinelli - Tra ricordi e passioni
Bertani Graziella Lunedi, 21/03/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2011
Da novembre direttamente in DVD, distribuito da Cinecittà Luce per Feltrinelli Real Cinema, in libreria c’è “Inge” un film con libro dedicato ad una splendida signora alla quale ciascuna di noi deve qualcosa, anche solo un piccolo piacere, un sorriso nascosto o un inenarrabile momento di abbandono alle pagine di un libro che ha amato. Abbiamo incontrato Inge Feltrinelli in una fredda serata modenese. È stata una piacevole conversazione con una splendida ottantenne, vestita di “luce e di sole”, su una vita non comune.
Sono rimasta molto colpita dalla presentazione fatta dai media del Dvd “Inge” ormai divenuto “evento”...
È stato un regalo di mio figlio. La invito veramente a consultarlo. Io nasco reporter con la Rolleiflex di casa, ho lavorato per l’editore Rowohlt e questo mi ha portato in giro per il mondo. È stata una fortuna avere contatti con donne straordinarie. Penso a Simone de Beauvoir: fui talmente coinvolta dall’intervistarla che “Il Secondo Sesso” diventò la mia Bibbia. Nadine Gordimer - che definisce Mandela ‘suo compagno’ - mi chiama spesso da Johannesburgh, siamo amiche, e mi racconta del suo paese e delle sue preoccupazioni.
Della bella presentazione del DVD fatta da Radiotre Rai ricordo con particolare emozione le parole pronunciate da suo marito sul sabato libero per i lavoratori per il diritto alla cultura, alla lettura.
Conobbi mio marito nel 1958. La casa editrice fu fondata nel 1954.
Quando venni in Italia c’era un dibattito politico forte e questo mi ha portato a conoscere tanti intellettuali del Partito Comunista. Il livello era altissimo: gli stessi Amendola o Pajetta parlavano greco e latino, conoscevano la letteratura. Sui giornali intervenivano Pasolini, Moravia, Parise, Calvino… erano tutti molto impegnati. A Milano venni “adottata” da Vittorini e da sua moglie Ginetta. Non ho mai mangiato una “cassoeula” così buona come quella di casa loro. Fu proprio davanti ad una “cassoeula” che conobbi Marguerite Duras.
E lei nella casa editrice?
Il mio ruolo è stato quello di catalizzatrice per relazioni all’estero con editori, scrittori, professori, saggisti. Sì, posso dire che i miei contatti sono stati il mio corredo di matrimonio. E oggi, alla mia età, anche se appartengo ancora al periodo di Gutenberg, devo inventarmi ogni giorno, devo avere curiosità, devo capire che cos’è un e-book.
Come definisce il suo rapporto con l’Italia?
Sono innamorata di questo paese ma oggi viviamo in un clima di crisi culturale e morale. La volgarità è tale che la cultura è spesso ridotta a Showbusiness televisivo, a Tv talk. Le recensioni sono “tiepide”. Invece una stroncatura intelligente è tanto meglio dell’accondiscendenza.
Come vede la Lombardia e Milano?
La Lombardia è piena di persone illuminate che volevano cambiare il mondo; la stessa Maria Giulia Crespi ha investito i miliardi ricavati dalla vendita del Corriere per salvare palazzi: pensando a Pompei … lei è una vera salvezza per il paese
Come possiamo guardare al futuro?
Per quanto i giovani possano essere viziati e per quanto possa sentire preoccupazione per il futuro del mondo in cui vivrà mio nipote voglio essere ottimista: forse a Milano, città così fertile, esisteranno donne come Giulia Maria Crespi o Gae Aulenti o Krizia, in grado di imporre svolte importanti.
La sua vita è stata segnata da momenti molto dolorosi. Forse il dolore deve essere considerato un passaggio fondamentale?
Non è necessario passare attraverso grandi dolori per avere grandi progetti. Ognuno di noi ha dolori indimenticabili, ma da essi si trae la forza per crearsi, inventarsi di nuovo e ciò è importante, non si può stare nella “miseria”.
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