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UNA SPERANZA PER LA SOLUZIONE DI TANTI CONFLITTI

UNA SPERANZA PER LA SOLUZIONE DI TANTI CONFLITTI

DIVORZIO BREVE - Il testo in approvazione a Montecitorio prevede la riduzione della separazione da tre ad un anno

Moriconi Rita Domenica, 27/05/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2012

Nel momento in cui scrivo, la conferenza dei capigruppo della Camera dei Deputati ha fissato al 21 maggio l’esame in Aula della proposta di legge per accorciare i tempi del divorzio. Il testo, licenziato dalla Commissione Giustizia il 23 Febbraio e il 28 Marzo dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, unifica quattro distinte proposte che vanno a modificare la legge sul divorzio del 1970 ed anche il Codice Civile, in riferimento alla durata della separazione quale requisito per la proposizione della domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio e alla decorrenza dello scioglimento della comunione tra i coniugi.

Il testo in approvazione a Montecitorio prevede la riduzione della separazione da tre ad un anno con l’introduzione di una specifica disposizione relativa alla presenza o meno di figli minori, nel qual caso il termine sarebbe di due anni, mentre la normativa vigente stabilisce che, per la proposizione della domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, le separazioni devono durare ininterrottamente da almeno tre anni dall’avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale nella procedura di separazione personale, anche quando il giudizio contenzioso si sia trasformato in consensuale. Quanto alla decorrenza dello scioglimento della comunione tra i coniugi, il testo ora in vigore dispone che lo scioglimento della comunione dei beni tra marito e moglie è conseguente al passaggio in giudicato della sentenza di separazione personale mentre l’art. 2 del testo unificato lo anticipa al momento in cui il presidente del tribunale, in sede di udienza presidenziale, autorizza i coniugi a vivere separati.

Il divorzio non è cosa semplice, sia per chi sceglie di farlo sia per chi lo subisce, cioè i figli, che in quel caso diventano a tutti gli effetti “figli contesi”. Penso che le norme in approvazione consentiranno una migliore gestione del contenzioso familiare, oggi ancora caratterizzato da eccessive lungaggini ed estenuanti giudizi, che possono facilmente divenire terreno di scontro e dunque di ansia per i genitori e, di conseguenza, ancor di più per i figli.

Io credo fermamente nei valori della famiglia come nucleo fondamentale di convivenza tra le persone e di crescita dei figli ma, nel momento in cui essa si dissolve, è bene che venga fatto nel minor tempo possibile: che senso ha rimanere formalmente insieme - e per tanto tempo - quando negli incontri si respira costantemente tensione e quando la rabbia e il rancore diventano l’unico codice comunicativo? Pensiamo forse che tutto questo non abbia pesanti conseguenze su chi lo prova e sui figli di una coppia, anche se non sono minori? Molti psicologi e consulenti familiari concordano sul fatto che l’incertezza nella definizione del rapporto tra i genitori - unito ai contenziosi che ne scaturiscono - rende più difficile ai figli l’elaborazione della separazione e la ridefinizione delle relazioni; senza contare poi quanto può costare anche in termini economici un iter così lungo di divorzio e, in tempi di crisi come quello in cui stiamo vivendo, possiamo pensare che divorzierà solo chi potrà permetterselo: questo significherebbe creare categorie svantaggiate, con un pensiero particolare per tante donne, che sarebbero costrette a rimanere prigioniere di situazioni difficili o pericolose soltanto perché non possono affrontare una separazione sul piano economico, condannando ad una vita infelice se stesse ed i loro figli.

L’accorciamento dei termini del divorzio, a mio parere, si dovrà però accompagnare anche incentivando il ricorso alla mediazione - nei casi in cui essa risulterà possibile ed efficace e cioè nelle situazioni in cui non ci sia violenza o prevaricazione -, affinché le parti in causa, liberamente e con l’aiuto di un professionista, cerchino soluzioni concordate nell'interesse dei figli. Se incoraggeremo i coniugi a “separarsi bene”, si otterrà un ricorso molto più frequente agli accordi consensuali che, proprio perché nascono dall’interno della coppia, potranno concorrere a ristabilire una comunicazione interpersonale con basi diverse e più condivise, contribuendo ad attenuare le tensioni ed il livello di conflittualità.



(REDAZIONALE)

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