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Una sicurezza sospetta

Una sicurezza sospetta

Note ai margini - "ho fastidio per tutti quelli che anche onestamente, e mi sembrano in verità pochi, hanno “scoperto” un problema che li sembra traumatizzare: ma dove erano in tutti questi anni?"

Castelli Alida Mercoledi, 08/04/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2009

Per tutte quelle donne che per anni hanno lottato per una legge nuova e più equa contro la violenza sessuale sulle donne potrebbe essere finalmente un momento positivo: mai come ora ne sentiamo parlare, mai come ora la violenza sulle donne sembra entrata nell’agenda politica. Eppure mai come ora mi sento a disagio, anzi provo un senso di fastidio a sentirne parlare.

In primo luogo, ho fastidio per tutti quelli che anche onestamente, e mi sembrano in verità pochi, hanno “scoperto” un problema che li sembra traumatizzare: ma dove erano in tutti questi anni?

M soprattutto provo fastidio per tutti quelli che, nemmeno troppo velatamente, dimostrano di appassionarsi al problema quando lo stupratore non è italiano. Come se per la donna violentata ci fosse differenza! Per la prima volta in tanti anni, non ci sentiamo dire che la “donna se l’è cercata”, perché era uscita di sera, perché non era convenientemente vestita ecc. ecc. e anche questo, se non mi da ovviamente fastidio, mi meraviglia almeno. E’ di meno di due anni fa l’episodio successo alle porte di Roma, a Montalto di Castro per la precisione, che un’intera Giunta Comunale votò all’unanimità un congruo sostegno economico a favore di un “branco” di giovanissimi concittadini, per le spese della loro difesa legale, avendo i suddetti “bravi ragazzi” stuprato in un parco pubblico una sedicenne, colpevole solo di abitare in un paese vicino. Siamo improvvisamente diventati così civili, così attenti alla dignità e alla sicurezza delle donne? Mi permetto di dubitarne fermamente.

Forse perché nei casi recenti di stupro di gruppo, gli stupratori non avevano una madre, e/o una famiglia disposta subito a dichiarare al primo giornalista che incontrava che erano tutti “bravi ragazzi”?

E dubito ancora di più ascoltando le dichiarazioni dei politici. Mi sembra che siamo in presenza di una vera e propria strumentalizzazione delle donne, dei loro corpi, ancora una volta siamo scomparse come donne, siamo diventate un ostaggio della politica.

Ma forse ancora peggio, siamo diventate uno strumento per far passare sui nostri corpi scelte strumentali in materia di ordine pubblico, scelte razziste nemmeno troppo velate, sulle nostre paura si sta giocando una partita ben più complessa che la salvaguardia della libertà e della dignità delle donne.

Non è facile smascherare questo disegno. Si rischia di passare come quelle che difendono gli stupratori. Ma non possiamo permettere che passi, in nome nostro qualcosa che non ci difende, ma anzi ci usa.

Ormai non si parla più degli stupri in famiglia, nei luoghi di lavoro, quelli perpetrati dai nostri amici o parenti. Eppure sappiamo che questo è il vero problema, che è ancora vero che spesso è più pericoloso tornare a casa che non attraversare un parco deserto, con buona pace delle ronde.



(8 aprile 2009)

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