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Una scienziata che guarda lontano

Una scienziata che guarda lontano

Intervista a Lucia Votano - La prima donna a dirigere i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso. Con l’accordo della comunità scientifica internazionale

Di Sabatino Guendalina Martedi, 29/12/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2009

E’ nata in Calabria, ha appena compiuto 62 anni, è vedova ed ha un figlio di 34 anni. Non ancora diciottenne Lucia Votano si è iscritta alla Facoltà di Fisica alla Sapienza di Roma, il padre medico con la passione per la ricerca ha accolto la scelta della figlia con grande entusiasmo. Nel 1971 la laurea, poi le borse di studio fino ad intraprendere la carriera scientifica all’interno dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) nel 1976. Ha partecipato alla realizzazione di importanti esperimenti in varie parti del mondo. Da settembre dirige i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso. E’ la prima donna chiamata a svolgere un tale ruolo dal Consiglio Direttivo dell’Infn, dopo un’ampia consultazione comprendente anche membri della comunità scientifica internazionale. “Ho dato subito la mia disponibilità, mi sento essere umano dotata di cervello quanto i miei colleghi maschi, quindi per me è del tutto naturale fare esattamente quello che fanno loro”.

Il lavoro di ricerca ha assorbito, negli anni, gran parte del suo tempo, come è riuscita a conciliare il ruolo di moglie, madre e scienziata?

Ho sempre ritenuto che la vita familiare e la vita lavorativa dovessero coesistere come ambiti paritari, non si affida solo alla donna l’educazione e la gestione del figlio, le difficoltà si superano con un partner che collabora nella conduzione della famiglia, che deve essere a due. Per me c’è stato anche l’aiuto dei nonni e delle zie che hanno supplito alla mancanza dei supporti sociali.

I Laboratori allestiti nei sotterranei del Gran Sasso sono unici al mondo, perché?

Sono stati concepiti nel 1979 dalla grande lungimiranza del Professor Zichichi, e, ancora oggi, per dimensioni e ricchezza della strumentazione scientifica sono il centro di ricerca sotterraneo più grande del mondo. Gli esperimenti della fisica astroparticellare e della fisica del neutrino necessitano della soppressione del rumore dei raggi cosmici che bombardano continuamente l’atmosfera, la montagna sovrastante i laboratori con i suoi 1400 metri protegge dalla radiazione cosmica rendendo possibile lo studio di particelle altrimenti difficilissime da osservare. L’ingresso dei laboratori è nel tunnel dell’autostrada che da Teramo porta a L’Aquila, l’accesso facile è importante perché i mezzi che trasportano gli apparati per gli esperimenti, pesanti tonnellate, arrivano agilmente all’interno dei laboratori.

Che cosa studia la fisica astroparticellare?

La fisica astroparticellare è quel campo della fisica che studia le particelle generate nel Cosmo da eventi particolarmente energetici, quali ad esempio la fusione nucleare nelle stelle o l'esplosione di supernove, stelle particolarmente massive che muoiono in modo esplosivo. Nel nostro caso l'acceleratore che produce le particelle di nostro interesse è l'Universo. E’ quindi un campo della fisica che si colloca tra lo studio delle particelle elementari, l’astrofisica e la cosmologia. Negli ultimi anni ha avuto un eccezionale sviluppo.

E la fisica del neutrino?

Il neutrino è una particella molto elusiva, il flusso di queste particelle in arrivo sulla terra è particolarmente intenso, ma per la loro natura difficilmente interagiscono con la materia, quindi la loro rivelazione è particolarmente complicata. A questo scopo devono essere costruiti rivelatori di massa enorme. La conoscenza della sua natura e caratteristiche permetterà di far luce su importanti fenomeni che hanno reso l'Universo quello che oggi conosciamo.

Perché i Laboratori del G. Sasso sono collegati al Cern di Ginevra?

Attualmente è in funzione il progetto CNGS (Cern Neutrino to Gran Sasso), che consiste nella produzione al CERN di un fascio artificiale di neutrini che viene inviato al Gran Sasso. Dopo un viaggio di 730 km viene ricevuto dall’esperimento Opera e in un prossimo futuro anche dall’esperimento ICARUS. Lo scopo è di indagare il fenomeno delle oscillazioni del neutrino, un aspetto strettamente legato alla massa del neutrino.

La vostra ricerca ha subito tagli negli ultimi anni?

Da dieci anni a questa parte, tagli che singolarmente non sembrano significativi, invece incidono sul budget globale dell’Infn. Mi preoccupa la mancanza di una programmazione a lungo termine sia per i finanziamenti sia per il flusso delle persone da introdurre nella ricerca, questo di fatto impedisce di fare delle scelte di strategie scientifiche; il blocco delle assunzioni, la diminuzione dei contratti temporanei, e le stabilizzazioni, hanno penalizzato i ricercatori più bravi che nel frattempo se ne sono andati.

La fuga dei cervelli riguarda anche i Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso?

Certo, se i nostri giovani lavorano finché possono qui e poi se ne devono andare subiamo un danno. Per i nostri esperimenti, circa 15, abbiamo tutte collaborazioni internazionali, circa 6-700 persone ogni anno. Come dipendenti, compresi i contratti a tempo determinato siamo un centinaio, quindi abbiamo un fattore di 1 a 6 stranieri che vengono a fare ricerca qui. Il Laboratorio ha un bilancio di otto milioni di euro circa, più gli esperimenti che portiamo avanti. Se è vero che la ricerca è un motore di sviluppo economico, sociale e culturale per una nazione, lo è ancor di più per la realtà locale in cui opera. Poter continuare a lavorare bene, mantenendo l’eccellenza scientifica, contribuisce in un momento difficile come questo, dopo il terremoto, a rilanciare L’Aquila.

Lei è arrivata a settembre, in piena emergenza, che situazione ha dovuto fronteggiare?

All’interno del laboratorio non abbiamo avuto nessun danno, un po’ perché Assergi è più lontana dall’epicentro e perché i nostri apparati, delicati e complessi, sono stati progettati secondo regole antisismiche. La nostra attività non si è mai fermata. Il personale del laboratorio ha risposto con grande forza d’animo. Alcuni dipendenti senza casa, oltre alla solidarietà dei colleghi, sono stati ospitati con le loro famiglie nella nostra foresteria, abbiamo installato anche dei containers. Attualmente ospitiamo circa 35 persone, in più costruiremo 10 mini appartamenti per i dipendenti che potranno rientrare nelle loro abitazioni classificate B e C più o meno tra un anno. Nei nostri edifici abbiamo ospitato la facoltà di fisica, il consiglio comunale si riunisce spesso da noi, insomma ci siamo aperti di più al territorio. Abbiamo anche dei progetti in cooperazione con il Comune dell’Aquila: nel Parco del Sole, che sorgerà dietro la Basilica Di Collemaggio, allestiremo un parco scientifico a cui daremo la nostra consulenza e qualche aiuto per il planetario, alla realizzazione di questo progetto contribuiranno in termini economici anche i nostri colleghi americani. E’ una iniziativa importante perché il terremoto, con la distruzione del centro storico, dove ruotavano le attività sociali, economiche e culturali, ha frantumato il tessuto sociale, le persone hanno perso i loro punti di riferimento, i giovani non sanno dove andare, si riuniscono al centro commerciale. Noi vogliamo contribuire a ricostruire un minimo di tessuto sociale.

Nei laboratori del G. Sasso quante sono le ricercatrici rispetto ai ricercatori?

Il 25 per cento, ma non farei un discorso di quote nell’ambito della ricerca Fisica, in politica invece un terzo di donne elette in Parlamento credo che sia il minimo sindacale, se così si può dire.



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PREMIO LAUDOMIA BONANNI 2009, edizione speciale

E stata dedicata interamente al terremoto dello scorso 6 aprile, l’ottava edizione del premio letterario Internazionale “L’Aquila” Carispaq, intitolata a Laudomia Bonanni e svoltosi il 31 ottobre scorso nell’ l’Auditorium Carispaq “Elio Sericchi”. Quest’anno, secondo un’idea di Annamaria Giancarli, poetessa e giurata del premio, non ci sono state competizioni, le tre sezioni in cui si articola il Premio, la poesia edita, la sezione dei giovani poeti e quella riservata agli studenti degli istituti superiori della provincia, hanno lasciato spazio ai poeti vincitori delle scorse edizioni: Valerio Magrelli, Maurizio Cucchi, Daniele Cavicchia, Alba Donati, Pietro Spataro, Paolo Ruffilli, Maura Del Serra, hanno dedicato al capoluogo abruzzese versi che parlano del soffio gelato del terremoto, di quello che resta: che non è ciò che era e ciò che sarà, degli inconsapevoli della loro morte, e del risalire grano su grano, piano piano lottando, per riaprire gli occhi nell’armonia del giorno. “Nonostante tutte le difficoltà anche quest’anno non abbiamo voluto rinunciare ad un appuntamento atteso e ormai consolidato per la città- ha detto la Presidente Stefania Pezzopane- La gara non avrebbe avuto alcun senso”. Il poeta greco Titos Patrikios, che ha partecipato alla resistenza antitedesca e alla guerra civile greca, è stato l’ospite d’onore dell’edizione speciale 2009. Anche Edith Bruck ha inviato suoi versi al capoluogo abruzzese, la scrittrice devolverà al premio Bonanni la somma di denaro vinta al premio Città di Bari con il romanzo “Quanta stella c’è nel cielo”, il contributo finanzierà il prossimo anno i premi per la sezione dei giovani studenti.

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