Intervista a Emilia Vatrano - Grazie alla sua tenacia è riuscita ad accedere all’arte della sartoria maschile, quasi un tabù per le sarte donne
Cosco Rosa Lunedi, 28/09/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2009
Tailleur blu gessato, in lana e seta, a tre bottoni. Una giacca molto avvitata, impunturata con filo di seta bianco. E una gonna longette, con una lunga spaccatura sulla sinistra. È questa la donna, in tutta la sua eleganza e imponenza, pensata e fatta su misura da Emilia Vatrano.
Nata quarantasette anni fa a Borgia, un paesino a circa trenta chilometri dal capoluogo calabro, ago e filo non le sono mai mancati: l’iniziazione risale all’età di nove anni, con il ricamo appreso all’oratorio sotto il duro esercizio delle suore.
“Il mio paese, Borgia, in provincia di Catanzaro, è storicamente un paese di sarti. Quand’ero piccola - racconta Emilia Vatrano, andata fino a Taipei in rappresentanza dell’Italia nel 32º Congresso mondiale dei maestri sartori - restavo meravigliata dinanzi a uomini grandi con i ditali. Il papà di una mia amica era sarto e io, spiandolo un po’, iniziavo a prendere appunti… Le forze economiche non hanno fatto la loro parte, dovendomi così accontentare di seguire corsi locali: avevo dodici anni quando mi accingevo a realizzare il mio primo vestitino, senza maniche (sarebbe stata cosa troppo ardua a farsi!), di cui mi ricordo la leggerezza e i volants; un abito malvisto da mia madre, che però a me piaceva tantissimo”.
Corsi, studi minuziosi sulla storia degli abiti, diplomi e poi il trasferimento da Borgia a Cosenza. Per circa quindici anni, la sarta arrivata al secondo posto del concorso promosso dall’Accademia Nazionale dei Sartori denominato “Forbici d’oro”, e presidente rappresentativo della categoria sarto per il Confartigianato di Catanzaro, ha forgiato passo dopo passo il suo estro.
E la svolta?
Mentre la mia vita sentimentale va a rotoli (mi separo da mio marito e torno a Borgia con i miei figli), la mia passione inizia a prendere il volo. Era il 2004. Incontro un signore di nome Nicola che mi educa all’arte della sartoria maschile (un tabù, quasi, per le sarte donne) e grazie al quale conosco il maestro Domenico Mancuso, con il quale sarebbe iniziata (e dura fino ad oggi) una fitta collaborazione presso il suo stimato Atelier.
Cosa significa essere una donna che vive in Calabria e che fa la sarta-stilista?
La sartoria maschile non vede di buon grado la mano “rosa”. Sono rimasta senza parole quando non mi è stato riconosciuto il primo posto delle “Forbici d’oro”, dovendomi accontentare di un numero due, solo perché, si intende, sono una donna. Fare l’imprenditrice, essere imprenditrice non è cosa facile. Per me è doppiamente difficile dal momento che sono sola, con due figli da tirare su. La donna, la Calabrese forte e tenace, in questa terra soprattutto, è come se spesso si sentisse “bloccata”, come se ci fosse sempre qualcuno pronto a dirle “Ferma, stai al tuo posto!”. Nel nostro settore, poi, manca una scuola di bottega, dove si possa imparare la manualità oltre la mera teoria. Avvalendomi dell’esperienza dei tanti sarti che fortunatamente ho incontrato sul mio erto cammino, oggi con soddisfazione punto a un negozio tutto mio (presto lo aprirò in via Italia, vicino al Teatro Politeama di Catanzaro). È partito, finalmente, il conto alla rovescia anche per me! Arriva un momento in cui ognuno di noi vuole spiccare il volo».
A quale stilista si ispira per le sue creazioni?
Chanel, senza dubbio. Ne ho sempre apprezzato la capacità di rivoluzionare il concetto di femminilità; una nuova immagine di donna: libera, moderna, all’avanguardia e indipendente dagli uomini. Parlare di Chanel significa parlare di un cambiamento radicale per le forme di quei tempi. Io, comunque, punto sulla fodera “alla Mimmo Rotella”. Ispirata ai decollage del noto artista calabrese, mi piace trasportare quella particolare tecnica utilizzando più pezzi di stoffa. Mi muovo, per intenderci, tra il decollage e il decoupage. E in mente ho una collezione tutta al femminile in memoria del grande Rotella.
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