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Una rivoluzione intelligente

Una rivoluzione intelligente

Futura.1 / pensieri, esperienze, tecniche - Una proposta di legge della Regione Umbria punta a cambiare il paradigma della convivenza partendo da una visione di genere. La parola alla Presidente Catiuscia Marini

Bartolini Tiziana Mercoledi, 19/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012

FUTURA, un po’ gioco e po’ augurio, è il titolo del focus: il primo di un ciclo che apre una nuova stagione incentrata sulla ricerca del domani che è già tra noi, un domani che vive o che muove i primi passi nelle attività e grazie alle competenze, oppure che proietta nella pratica la forza delle elaborazioni teoriche. FUTURA non è solo una declinazione fantasiosa, ma l’affermazione di un convincimento: se un futuro c’è, sarà al femminile. Non si tratta di valorizzare o dare letture positive dei traguardi raggiunti, ma di scovare il ‘nuovo’ che ci circonda - ideato e realizzato dalle donne - e che non riusciamo a riconoscere come tale ma di cui troviamo tracce e affermazioni in pensieri, esperienze, tecniche. Vogliamo fare un omaggio alle donne che pensano e sperimentano senza paure e fuori dagli schemi. Sono ‘oltre’ e sono tante, pioniere che aprono finestre e dissodano territori sconosciuti. Nel loro bagaglio c’è una consapevolezza: il futuro arriva di sicuro, ma non sempre porta buone nuove. Un futuro che sia sinonimo di progresso richiede coraggio e fantasia. E le donne sanno che non possono fare a meno del progresso. Ecco perché dobbiamo allenarci a cogliere il domani che è tra noi e a riconoscere, del presente, quanto ci sarà utile poi. È un viaggio in cui non c’è posto per la zavorra. È tempo di iniziare la cernita.

Non è un caso se la nostra ricerca sul futuro che è già tra noi parte dalle Istituzioni, perché è della politica la responsabilità di intuire i cambiamenti da proporre e guidare. Iniziamo da una proposta di legge, tutta al femminile (Marina Piazza ha guidato il Comitato scientifico che l’ha redatta), che punta molto in alto: cambiare il paradigma della convivenza partendo da una visione di genere dei bisogni e delle risposte. È una legge “destinata a rivoluzionare l’idea dello stare insieme”. Parola di Catiuscia Marini, la Presidente della Regione Umbria che l’ha voluta.




Quando una proposta di legge si intitola “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra uomini e donne” non può che avere un obiettivo ambizioso. E non può che scaturire da un pensiero forte, coltivato nei flutti dell’elaborazione teorica e nell’incrocio con le pratiche politiche del femminismo. Accade in Umbria per iniziativa della vigorosa Presidente della Regione Catiuscia Marini, che non intende ingabbiare questa esperienza nell’assolvimento di compiti - ispirati più alla ragioneria che alla politica - imposti dalla tecnocrazia di Bruxelles e dalla maledizione dello spread. È una legge che “investe sulla forza delle donne e non sulle sue debolezze”, spiega Catiuscia Marini, perché “tesaurizza le esperienze e il pensiero che le donne hanno maturato in anni di riflessioni su loro stesse e di lavoro nella società e perché lancia una sfida: tenere insieme obiettivi di governo con obiettivi di natura culturale e di promozione di una nuova visione della società e delle relazioni tra uomini e donne, ma anche tra cittadini e cittadine e istituzioni, tra privato sociale e imprenditoria, tra la progettualità politica e le esigenze delle persone”. La proposta di legge valorizza le competenze delle donne e da questo punto di vista chiede di rivedere le politiche regionali scegliendo la strada delle azioni tangibili - piuttosto che dei piani - ispirate ad una diversa relazione tra donne e uomini nel contesto naturale, produttivo e culturale. Non a caso, infatti, il preambolo sollecita “l’impegno di tutti, del pubblico e del privato, in una rinnovata, trasparente e fertile alleanza, per un modello di sviluppo giusto e solidale che, superando lo sperpero delle risorse comuni e l’appropriazione di pochi, metta al centro la soddisfazione dei bisogni materiali, culturali e spirituali delle donne e degli uomini di tutte le età nelle loro differenze. Uno sviluppo umano basato sul valore della sobrietà …. su un’idea ‘ricca’ della persona, colta nella sua complessità multidimensionale e nelle sue differenze, di cui diritti, lavoro e cittadinanza si ripropongono come coordinate decisive”. Non è, quindi, una legge sulle azioni positive destinata a tutelare le donne in quanto soggetti deboli, ma l’espressione di una chiara volontà politica che assume come asse portante dell’intera impalcatura il principio della interdipendenza tra esseri umani e la tensione verso un benessere economico-sociale in una visione olistica di beni, viventi, lavoro e ambiente. L’obiettivo è raggiungere una piena ‘cittadinanza di genere’ nella vita sociale, culturale ed economica anche raccogliendo le indicazioni dell’Unione europea, che ritiene necessaria l’adozione della prospettiva di genere in ogni politica ed in ogni fase dei processi politici. “La grande novità della proposta di legge è l’approccio orizzontale in ogni politica espressa a livello regionale mediante interventi che non possono più essere pensati e attuati in modo settoriale - osserva Marini -. Il punto di osservazione è femminile e le indicazioni sono organizzate per rispondere alla complessità dei bisogni di chi è al tempo stesso studentessa e utente del servizio sanitario, oppure lavoratrice e vittima di violenza domestica. Abbiamo voluto superare l’idea delle leggi di settore che come movimento delle donne abbiamo ottenuto negli anni, di cui non disconosco l’importanza naturalmente, per andare verso una possibile organicità degli intereventi”. È un nuovo approccio, e tutto femminile, che sembrerebbe anche in sintonia con i tagli e le razionalizzazioni imposti alla Pubblica Amministrazione. “Chiediamo a tutti e tutte uno sforzo culturale interessante - continua Marini - che abbia come presupposto il superamento di una visione stereotipata anche degli interventi possibili (uguaglianza, parità, pari opportunità ecc) e proviamo a tenere insieme diversi obiettivi ed impegni strategici rivolgendoci, nella dimensione regionale, a tutti i luoghi decisionali: da quelli istituzionali quali la scuola o gli Enti Locali, a quelli privati come il mondo dell’imprenditoria. Una volta approvata, questa legge inciderà profondamente anche nel modo di lavorare delle strutture pubbliche: saranno costrette a superare l’attuale settorialità organizzativa e culturale che oggi scandisce il funzionamento della macchina amministrativa”. Non teme, Presidente Marini, l’accusa di tornare indietro rispetto alle tante leggi di tutela per le donne? “Questa proposta di legge è figlia di una cultura che viene da lontano, è maturata con le esperienze positive e anche con i fallimenti dei percorsi delle donne. È l’espressione profonda di un’idea assolutamente femminile e femminista dello stare insieme e di una cittadinanza piena e consapevole. Non capita spesso alle donne di essere ai vertici e vorrei provare a vedere se per quanto abbiamo elaborato, spesso distanti da luoghi che sentiamo ostili come quelli istituzionali, riusciamo a creare un percorso di concreta applicazione delle nostre idee, utilizzando gli strumenti di cui disponiamo. Ma, attenzione - avverte Marino - non è una legge ‘manifesto’ che dà inizio a qualcosa di nuovo o che afferma un principio astratto. In realtà proviamo a mettere a sistema l’esistente, a partire dalle leggi di questa regione, anche quelle ‘antiche’ come quelle sull’imprenditoria o sul welfare, sulle politiche del lavoro o della formazione. Oppure, come per l’istituzione dei Centri antiviolenza, colmiamo una carenza istituzionale valorizzando le competenze maturate nella rete associativa”. Sul piano del metodo la scelta non è meno innovativa rispetto ai contenuti… “Quello che mi interessa è che questa legge, una volta approvata, possa essere pienamente applicata. Il presupposto indispensabile è che sia conosciuta, discussa e condivisa attraverso un confronto con tutti i soggetti coinvolti. Devono entrare in gioco le università e le istituzioni scolastiche, il mondo imprenditoriale non meno che la pubblica amministrazione, l’associazionismo e il privato sociale. Prima di avviare l’iter istituzionale in Regione, il testo sarà discusso nei territori per diventare patrimonio comune. Sarà fondamentale, inoltre, il percorso formativo che ne accompagnerà l’applicazione anche rispetto alla costruzione e realizzazione di un quadro di programmazione finanziaria (a partire dai fondi FAS destinati prioritariamente agli asili territoriali e ai servizi all’infanzia) mirata a recuperare e creare lavoro per le donne. L’Umbria è già un punto di riferimento nel settore materno infantile, e può ulteriormente migliorarsi lavorando a nuove eccellenze per le politiche occupazionali e per i servizi essenziali di competenza della regione”. Dall’insieme ne esce un quadro profondamente innovativo, nella dinamica e nelle priorità delle scelte. L’impatto sarà dirompente anche per la politica… “Alcune norme ci impegnano in maniera forte. La previsione, e la speranza direi, è che sarà una norma destinata a rivoluzionare l’idea dello stare insieme. Siamo certamente di fronte ad un alto grado di assunzione di responsabilità da parte della politica. È una sfida di cui siamo consapevoli. La bussola deve essere la qualità e la concretezza dell’agire. Come politici e come amministratori non possiamo eludere la responsabilità di governo che abbiamo e di cui dobbiamo rendere conto ai nostri concittadini. Penso sia l’unico modo per recuperare fiducia e rispetto e per combattere la disaffezione verso le istituzioni e l’antipolitica”.

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