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Una rivoluzione da completare

Una rivoluzione da completare

Donne in politica - Organizzato dal Centro documentazione donna per la Rete 'La citt@ delle donne', il convegno ha visto la partecipazione di rappresentanti del Psoe di Zapatero

Elena Bellei Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007

“La rivoluzione non è un pranzo di gala” tuonavano i tiranni della terra per ricordare ai popoli che le lotte richiedono durezze e giustificano violenze. Ma la rivoluzione delle donne, quella che le vuole protagoniste in politica, avanza con decisione e senza sparare un colpo. Quella delle donne è stata la più lunga e la più diffusa delle rivoluzioni della Storia. Nel clamore delle piazze e nel silenzio delle case ha segnato un andamento irreversibile. E si è fatto il punto su questa “rivoluzione con gli abiti migliori” al convegno dal titolo “La rivoluzione è un pranzo di gala – donne in politica senza se e senza ma” che si è tenuto a Modena il 30 novembre scorso, nell'ambito delle attività della Rete La citt@ delle donne (progetto EM.MA Rif.PA 2005-292/Mo approvato dalla Provincia di Modena FSE Ob3E1), una sorta di cantiere al lavoro che conta oltre cento amministratrici che insieme sperimentano un modo di governare la cosa pubblica.
Al convegno due i filoni della discussione: rappresentanza e rappresentazione, ovvero uno sguardo ai numeri e alle strategie per entrare e per crescere (Caterina Liotti, presidente del Cdd ha parlato dell’esperienza vincente della rete modenese), e uno sguardo alle tecniche di comunicazione, ai linguaggi della differenza, all’approccio con i nuovi media e ai trucchi del mestiere.
Si è parlato di quote di partecipazione (si spera abolita per sempre l’espressione “quota rosa”) di formazione, di strategie per contare di più e non perdere terreno.
Molti i contributi preziosi per affrontare il tema da un’ottica maschile e femminile e un salutare confronto con la Spagna di Zapatero che, in fatto di donne ai vertici del potere, fa scuola, (lo ricordiamo: nel Governo spagnolo le donne sono il 50%). Dunque che fare?
Tutti d’accordo nel lasciarsi alle spalle i vittimismi (anche di fronte ai numeri della vergogna italiana: 6 ministre su 19 ministri,108 deputate su 630, 44 senatrici su 322). Alle spalle anche ideologismi e stili rivendicativi per puntare dritti alla concretezza. Al primo posto tra le regole d’oro del cambiamento spagnolo, ha detto in estrema sintesi Elia Maldonado, parlamentare andalusa, sta il potere di legiferare, perchè è la legge che cambia il costume.
“La disuguaglianza tra i generi deve smettere di essere un problema delle donne perchè è un problema della politica e come tale deve essere assunto dai partiti e dai governi”. E ancora: “la disuguaglianza oltre ad essere ingiusta è improduttiva, un freno per lo sviluppo di un paese”.
Come dire: se le donne non ce l’hanno fatta appellandosi ai diritti universali e alle buone pratiche provino con l’unica campana che il potere androcentrico riesce a sentire, quello dell’economia.
Insomma sprecare i talenti femminili è imperdonabile (in Spagna le donne sono il 60% dei laureati ogni anno) ed è l’intera società che ne paga il prezzo.
Molti stimoli su cui riflettere dunque da una Regione dove il Consiglio regionale socialista conta otto donne e sei uomini e nel parlamento autonomo regionale siedono più donne che uomini.
E’ ancora una volta l’orizzonte largo della politica di genere a farsi avanti, uno “sguardo olistico” sul mondo, che arriva cioè a toccare ogni ambito della società, per cui le leggi sono “leggi integrali” come la legge di egualdad attualmente in discussione in Spagna che in sintesi dice: se il governo è perfettamente paritario perchè mai non possono esserlo i consigli di amministrazione delle aziende, il potere dei media, il lavoro di cura, le responsabilità familiari? E se le cose si possono fare sia obbligatorio farle, con tanto di “unità di vigilanza” per controllarne l’andamento e la ricaduta sulla società.
Sul tema della visibilità nell’universo mediatico gli spunti sono venuti da Cristian Vaccari dell’Università di Bologna (curatore della campagna di Sergio Cofferati al tempo della sua elezione a sindaco di Bologna) e da Miguel Angel Vasquez, responsabile della comunicazione del Psoe di Andalusia. Entrambi d’accordo sugli stereotipi dannosi diffusi dai media in fatto di donne e politica, anche a causa dei numeri risicatissimi di dirigenti donne nelle testate giornalistiche. Entrambi d’accordo nel cercare in fretta strategie originali: contenuti, linguaggi, mezzi (la francese Ségolène Royal, in corsa per l’Eliseo, ha aperto un sito e comunica direttamente con i suoi elettori) e ancora una volta: leggi!
Prendere anche in considerazione la possibilità di un astuto marketing politico, si è detto. Attenzione a presentasi come una minoranza che chiede di entrare. Quale minoranza se le donne sono indiscutibilmente la maggioranza? E ancora, come utilizzare la cosiddetta “specificità di genere”, in altre parole la lealtà al proprio sesso, in campagna elettorale?
Ma la comunicazione è anche una questione di ritmo, ha detto Fulvia Sisti, giornalista Rai. Il linguaggio delle donne rischia troppo spesso di costruire codici incomprensibili e autoreferenziati e dunque di cadere nel vuoto. E’ urgente riscoprire una sana meritocrazia, dunque, sostegno alle donne in politica ma solo a chi si presenta con saperi e competenze.
E poi un generoso “omaggio alle madri” da parte di Elisa Romagnoli, giovanissima assessora alle politiche giovanili del Comune di Modena, un invito a guardare alle piazze e raccogliere gli stimoli che vengono dai movimenti, perchè le giovani generazioni di donne lo chiedono e non vogliono spezzare il legame con la Storia che è passata prima di loro.
Un menu ricco e ben preparato quello del pranzo di gala delle donne di Modena che, ciliegina sulla torta, si è concluso con il video “Dire, fare, esserci. Esercizi di democrazia” (interviste tra il pubblico e il privato di donne che in politica sono entrate o uscite, e relativi perchè) e il numero 0 del tg “La citt@ delle donne”, una breve trasmissione radiofonica nata in collaborazione con l’emittente locale Modena radio city che andrà in onda a partire da gennaio prossimo con un editoriale di Caterina Liotti, una rubrica di appuntamenti e “voci dalla piazza”, inchieste flash sugli argomenti della settimana, da un doppio punto di vista.
Il video Esercizi di democrazia può essere richiesto (a proprie spese) mandando una mail a Cdd@comune.modena.it.
(31 gennaio 2007)

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