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Una riforma per la conciliazione dei tempi

Una riforma per la conciliazione dei tempi

Intervista a Carlo Giovanardi - “su temi importanti come il sostegno alla famiglia, che è la base della nostra società, non ci possano essere contrapposizioni ideologiche”

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009

Quale è la sua opinione, sia dal punto di vista politico che giuridico, in merito alla sentenza della Corte di Giustizia Europea in riferimento all'innalzamento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni ?
C’è poco da commentare. Lo scorso 13 novembre, la Corte di giustizia europea ha dichiarato, con sentenza, l’inadempienza dello Stato italiano, per aver mantenuto in vigore una normativa in forza della quale i dipendenti pubblici hanno diritto a percepire la pensione di vecchiaia in età diverse a seconda che siano uomini o donne, in violazione dell’articolo 141 CE, che sancisce il principio della parità di retribuzione tra uomini e donne e si applica anche alle prestazioni pensionistiche, laddove queste ultime siano corrisposte a motivo di un rapporto di lavoro ormai concluso ed abbiano, dunque, natura retributiva. In altri termini siamo di fronte ad una costante giurisprudenza che afferma che l’art. 141 CE vieta qualsiasi discriminazione in materia di retribuzione tra lavoratori di sesso maschile e lavoratori di sesso femminile, quale che sia il meccanismo che genera questa ineguaglianza. Perciò la fissazione di un requisito di età che varia secondo il sesso, per la concessione di una pensione che costituisce una retribuzione, ai sensi dell’articolo 141 CE è in contrasto con questa disposizione. Lo Stato italiano ha dunque 60 giorni per adeguarsi alla sentenza (13 gennaio 2009). Il termine ancorché non perentorio ha comunque una valenza in quanto in caso di mancato adempimento la Commissione europea aprirebbe una procedura di infrazione, Il perdurante inadempimento provocherebbe un nuovo ricorso presso la Corte con l’applicazione di sanzioni molto ingenti per l’Italia. Ciò posto appare chiaro che non è ipotizzabile lasciare senza esecuzione la sentenza. Perciò è già stato comunicato formalmente a Bruxelles, per scongiurare l’apertura della procedura d’infrazione, l’impegno da parte del Governo italiano ad adeguarsi alla sentenza e perciò ad allineare l’età di pensionamento di vecchiaia tra donne ed uomini. Si farà sicuramente con criteri di flessibilità, gradualità e su base volontaria. L’individuazione delle concrete modalità di attuazione sono ora al vaglio di un’apposita commissione tecnica.Su tale questione credo che ormai sia necessario porsi in un ottica diversa: la costruzione di misure previdenziali diverse per le donne aveva una ragione d’essere molti anni fa, che trovava le sue radici in un’Italia diversa sia dal punto di vista sociale che economico. La donna aveva altri punti di riferimento e, in particolare la famiglia, nella quale cercava la propria realizzazione. Si tendeva, cioè, compensare gli svantaggi ai quali erano esposte le carriere delle donne, ponendo rimedio ai problemi che esse potevano incontrare durante la loro carriera. Questi problemi vanno ora affrontati con un approccio completamente diverso, proprio perché completamente diverse sono le esigenze e i riferimenti della nostra società. Si deve pensare ad un rafforzamento selettivo delle offerte di welfare.

E' prevedibile che tale interpretazione sarà poi estesa a tutte le lavoratrici italiane?
Credo che nel breve periodo tale estensione non si verificherà, ma è evidente che non potrà non essere all’ordine del giorno una riflessione sull’estensione dell’equiparazione anche nel campo privato.

Anche coloro i quali ritengono giusta l'equiparazione a 65 anni dell'età pensionabile delle donne osservano che è indispensabile porre mano al welfare aumentando il livello quantitativo e qualitativo dei servizi sociali. Quale la sua opinione in proposito?
Come ho già detto è necessario porsi su un’altra ottica. Il mondo è cambiato, la società è cambiata e le misure devono essere più mirate. L’introduzione nell’ordinamento di misure forse più congrue rispetto alle dinamiche demografiche per le lavoratrici, dovrebbe perciò essere accompagnato da migliori tutele per la maternità, il lavoro di cura e la carriera professionale. In altri termini, mi attiverò affinché gli innegabili risparmi che deriveranno da tale adeguamento siano destinati a migliorare tutti quei servizi per la prima infanzia e rafforzate quelle misure volte a facilitare la conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. E’ necessario ribadire con forza la centralità della famiglia, quale monade della nostra società, ma non a danno della donna o dell’uomo bensì creando le condizioni perché possano coesistere al meglio i ruoli di madre, moglie con quello di lavoratrice.

Tra le sue deleghe come Sottosegretario ci sono anche le politiche per la famiglia. Quali sono i provvedimenti del governo che a suo parere vanno nella direzione giusta?
Il Governo, ancor prima che questa crisi economico finanziaria disegnasse il suo reale perimetro e portata, nei primissimi giorni del suo mandato ha varato una serie di provvedimenti di concreto e immediato favore per le famiglie. Mi riferisco innanzitutto alla totale eliminazione dell’ICI sulla prima casa. Questa misura, è bene ricordarlo, ha riguardato più dell’80% delle famiglie italiane, proprietarie della casa in cui abitano, consentendo loro di allocare diversamente e al meglio le risorse reddituali così liberate. Con lo stesso provvedimento con cui si è eliminato l’ICI sulla prima casa si è resa possibile la rinegoziazione dei mutui sulla prima casa, il cui onere è diventato particolarmente gravoso per numerosissime famiglie. Anche la detassazione degli straordinari è una misura che va a sostenere il reddito dei lavoratori e quindi delle famiglie. Con il decreto legge 112/2008, la cosiddetta manovra finanziaria si è prevista l’istituzione di una carta acquisti (social card) di cui ormai si conosce ampiamente il profilo e la finalizzazione di questa carta acquisti. Infine il recente decreto anticrisi ha previsto ulteriori misure a favore della famiglia. Mi riferisco al bonus straordinario tra i duecento ed i mille euro, parametrato al numero dei componenti del nucleo familiare e a seconda che in famiglia vi siano portatori di handicap; ai mutui per l’acquisto della prima casa che non potranno superare il 4%, mentre lo Stato si accollerà l’eventuale parte eccedente; alle tariffe che vengono bloccate o ridotte per tutte le forniture abituali. In pratica le famiglie economicamente svantaggiate e le famiglie numerose con 4 o più figli e con un Isee non superiore a 20 mila euro hanno diritto all’applicazione delle tariffe agevolate per la fornitura di energia elettrica ed avranno anche diritto alla compensazione della spesa per la fornitura di gas naturale; al Fondo per i nuovi nati: proprio per sostenere la natalità abbiamo previsto un prestito (a tasso particolarmente agevolato) alle famiglie nel cui ambito avvengano nuove nascite, al fine di supportare le spese connesse alle esigenze dei primi anni di vita.

Come fare fronte, ad esempio, all'insufficienza degli asili nido e delle scuole dell'infanzia oppure alle crescenti necessità per l'assistenza delle persone anziane e per i disabili?
Si proseguirà con lo sforzo finanziario da parte dello Stato – anche se contestualmente a soluzioni diverse - per i servizi di cura per l’infanzia. A tale riguardo, si manterrà l’impegno di preservare le somme necessarie, pari a 100 milioni di euro, per il finanziamento della terza annualità dei servizi socio educativi, (cosiddetto “Piano nidi”). Riguardo al problema degli anziani e dei disabili sono competenze che coinvolgono anche il Ministero del Lavoro. Per la mia parte di competenza ho ritenuto di muovermi lungo due direttrici: con un apposito intervento normativo siamo riusciti a liberare sufficienti risorse finanziarie da destinare esclusivamente all’avvio dei volontari del servizio civile e, quindi, a mantenere un elevato standing di partenze. E’ innegabile, infatti, che le attività di servizio civile contribuiscono fortemente a sostenere gli interventi di assistenza alle famiglie con gravi problematicità, trasformandosi, di fatto, in un prezioso sostegno – non solo umano e psicologico – ma anche materiale ed economico. La seconda direttrice ha un orizzonte un po’ più esteso e, cioè quello di rivedere lo strumento del Servizio civile nazionale, alla luce anche dei cambiamenti della nostra società che impongono anche un riadeguamento del nostro sistema di welfare. Tutto ciò nella consapevolezza dell’estrema importanza di tale istituto. Le migliaia di giovani volontari che dedicano, infatti un anno della loro vita al volontariato sono soprattutto impegnati in progetti di assistenza a soggetti disabili e, più in generale, operano in situazioni di forte disagio socio-familiare. La loro presenza è, dunque, fondamentale e spesso sussidiaria, se non addirittura sostitutiva, rispetto agli interventi e alle misure che dovrebbero essere garantiti dallo Stato.

Quale è la sua agenda delle priorità su cui ritiene che si dovrebbe intervenire in particolare a sostegno delle famiglie?
Sicuramente in un momento di grave crisi economica è necessario concentrare e selezionare gli interventi, evitando micro progettualità con scarso impatto sulle famiglie. Ecco perché ho ritenuto di muovermi nella seguente direzione: confermare, come ho già accennato, lo stanziamento di 100 milioni di euro per il finanziamento della terza annualità del Piano Asili Nido, rendere operativo nel più breve tempo possibile il Fondo per i nuovi nati, intervenire normativamente per riformare, a 8 anni di distanza, la legge 53 sul sostegno della maternità e paternità. A tal proposito ho istituito un apposito tavolo tecnico che ha già predisposto nuove misure per conciliare i tempi di vita e i tempi di lavoro, rendendo le misure più rispondenti alle esigenze della domanda e, più in generale, a migliorarne l’efficienza a vantaggio delle famiglie e del sistema delle imprese. Infine i miei uffici stanno verificando la complessa condizione delle persone vedove, che costituiscono oltre la metà dei nuclei monogenitoriali, che spesso devono sostenere il peso della famiglia, con figli a carico, in condizioni economiche difficili ma con poco tutele.

Le polemiche sulla giustizia o l’economia tengono banco nei TG, mentre delle politiche sociali si parla meno pur essendo questioni che interessano milioni di persone. A suo avviso ci sono le condizione per dialogare utilmente su questi temi con l'opposizione?
Io credo di si. Ho più volte dichiarato, anche nelle sedi parlamentari, il mio vivo apprezzamento per le misure intraprese a favore della famiglia dal mio predecessore, l’on. Bindi, nel precedente Governo Prodi. Credo infatti, che su temi così importanti come il sostegno alla famiglia, che è la base della nostra società, non ci possano essere contrapposizioni ideologiche ma sforzi comuni per individuare le soluzioni migliori per assicurare un migliore futuro alle nostre generazioni.

*a cura di Tiziana Bartolini

(24 novembre 2009)

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