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Una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

Una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

60° Anniversario Costituzione 3 / Lavoro - Occupazione: nell'anno in cui la costituzione compie 60 anni, riflessioni, impressioni e il sondaggio di febbraio.

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

Una Repubblica democratica, fondata sul lavoro

Se “lavoro” era una parola del tutto ignorata dallo statuto albertino del 1848, nella Costituzione italiana più volte viene richiamata. Dopo decenni di lotte, i diritti del lavoro venivano ora riconosciuti tanto da divenire materia costituzionale. L'art. 1 stabilisce che “l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Questa solenne affermazione evidentemente sta a significare non solo che il lavoro determina la prosperità e il benessere della vita della nazione, ma anche che, a coloro che ne sono i portatori, debbono essere riconosciuti, nel quadro dello Stato, particolari funzioni, corrispondenti a quei diritti che numerosi articoli espongono. Ne consegue che tutti i cittadini devono essere messi in grado di lavorare, per riconfermare così ad ogni momento il loro titolo alla cittadinanza, affermando così che il lavoro non è un fatto esclusivamente privato, di cui lo Stato si disinteressa, bensì un diritto oltre che un dovere del cittadino. Così l'art. 4 proclama non soltanto “il diritto al lavoro”, ma anche l'obbligo per la repubblica di “promuovere le condizioni che rendono effettivo questo diritto”, e l’art. 3 sancisce “è compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscano il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese”. La tutela del lavoro, in ogni sua forma e applicazione, è stabilita dall'art. 35 che prevede anche la libertà di emigrazione e la tutela del lavoro italiano all'estero. La giusta retribuzione del lavoro prestato, “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia una esistenza libera e dignitosa” è stabilita dall'art. 36. Lo stesso articolo si occupa anche della durata massima della giornata lavorativa e del diritto del lavoratore al riposo settimanale e alle ferie annuali retribuite. Per la donna lavoratrice all'art. 37 si prevede parità di diritti e di retribuzione - a parità di lavoro - con l'uomo. Per i cittadini inabili al lavoro, per i lavoratori colpiti da infortunio, malattie, invalidità, vecchiaia e disoccupazione provvede l'art. 38, affermando il diritto dei primi al mantenimento e all'assistenza sociale e per tutti gli altri alla tutela necessaria, esercitata attraverso organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. Le libertà sindacali sono sancite dall'art. 39, che prevede per i sindacati, “rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti”, la facoltà di “stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce”. L’art. 40 è dedicato al diritto di sciopero, riconosciuto nell'ambito delle leggi che lo regolano.



MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA: ALCUNI INDICATORI

Fonte: rapporto europeo sulla parità di genere nel 2007 (genn. 2008)



Tasso di occupazione (14-64 anni) DONNE 46,3% UOMINI 70,5%

Tasso di occupazione (55-64 anni) DONNE 21,9% UOMINI 43,7%

Tasso di occupazione con figli (24-49 anni) DONNE 54,6% UOMINI 93,8%

Tasso di occupazione senza figli (24-49 anni) DONNE 66,7% UOMINI 80,7%

Tasso di disoccupazione DONNE 8,8% UOMINI 5,4%

Part time DONNE 26,6% UOMINI 4,9%

Contratti temporanei (14-64 anni) DONNE 15,8% UOMINI 11,2%



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Sondaggio di febbraio

La costituzione compie 60 anni




Alla cerimonia di commemorazione per i 60 anni della Costituzione Italiana, tenutasi lo scorso gennaio in Parlamento alla presenza delle massime autorità dello Stato, il Presidente della Repubblica ha definito la carta costituzionale come “grande quadro di riferimento unitario per i cittadini”. “Nei 139 articoli che la compongono”, ha affermato, “si racconta chi siamo, da dove vengono i nostri valori e dove ci portano i nostri ideali”.

Le risposte arrivate al web confermano che la Costituzione viene percepita come il punto di riferimento primo per cittadine e cittadini. Il 41% infatti afferma che “rappresenta qualcosa di molto importante..anche se è poco studiata/conosciuta”, mentre il 35% ritiene che affermi “importanti principi, alcuni dei quali rimasti solo sulla carta”. Per il 12% rappresenta qualcosa di importante a cui ci si sente legate/i, e proprio per questo si vorrebbe che fosse “conosciuta e rispettata”. Per il rimanente 6% è il risultato della lotta delle donne e degli uomini durante la Resistenza.

Chi ha partecipato al sondaggio afferma che la carta costituzionale risulta avanzata soprattutto per quanto riguarda “l’enunciazione dei diritti umani fondamentali”, “i principi di libertà ed uguaglianza”, “i diritti sociali e civili, i diritti di cittadinanza”, “i valori della solidarietà e del rispetto della dignità della persona”, “la centralità del Parlamento”, “la risoluzione dei conflitti senza ricorrere alla guerra”, “la definizione dei diritti e dei doveri di cittadine e cittadini”, “la distribuzione dei poteri della Pubblica Amministrazione”. Perché “è scritta guardando avanti, i diritti formali ci sono tutti”, perché “i principi generali di una società democratica e solidale, dignitosa e produttiva, equa e foriera di speranze”.

Risulta tutt’ora valida, anche se è dal punto di vista dell’applicazione dei principi scritti che emergono le critiche. La percezione diffusa è che sia mancata la capacità di declinare nel quotidiano quei valori e quegli ideali enunciati 60 anni fa. Lavoro e sicurezza sociale, parità di genere, diritti umani, sistema della rappresentanza, ruolo del Parlamento e delle Istituzioni, solo per citarne alcuni, sono ambiti in cui si evidenziano incompletezze nella realizzazione.

“Il testo - ha affermato il Presidente del Consiglio alla presentazione della campagna di informazione per far conoscere meglio la Costituzione a i cittadini - fu il risultato di un compromesso serio, approfondito tra i diversi partiti e dimostrò come il compromesso possa essere una parola alta, la sintesi tra diverse visioni della società”.

Ed è forse questa la capacità di far politica di cui si sente la mancanza e che emerge come critica sottile nelle risposte aperte.

Per far conoscere bene la Costituzione occorrerebbe, per la quasi totalità delle risposte, insegnarla a scuola. A partire dalle elementari, individuando metodologie capaci di raggiungere target di età diversi. Dovrebbero essere utilizzati radio, televisione, internet. Dovrebbe essere tradotta affinché anche immigrate ed immigrati possano conoscerla. Se gli italiani non la conoscono è perché non la si insegna più.

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel settembre 2007, ha approvato le iniziative per festeggiare il 60° anniversario della Costituzione. “Non una commemorazione formale e di facciata, ma una celebrazione su una riscoperta sostanziale dei suoi valori fondanti”, pertanto tutti i ministeri sono stati interessati nell’organizzazione di attività specifiche. Informazione (radio, televisioni, cinema, stampa, internet, manifesti, format televisivo per un target giovanile, la ristampa della costituzione in italiano e nelle 7 lingue maggiormente utilizzate dagli immigrati, sms..), celebrazioni solenni, convegni, programmi informativi e formativi nelle scuole di ogni ordine e grado, giornate di approfondimento tematico, iniziative sportive, ed altro. Il Ministero per i diritti e le pari opportunità affronterà il tema “La costituzione e le libertà delle donne” con numerose iniziative.

Per ulteriori informazioni: http://www.governo.it/GovernoInforma/Campagne/costituzione_60anniversario/iniziative_governo.pdf





(25 marzo 2008)

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