Intervista a Lucia Niespolo - L'editore di Radio Kiss Kiss dal sud parla a tutta l'Italia e lancia una campagna "per stimolare l’amor proprio dei napoletani"
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2006
Ci sono città che possono schiacciarti fino a farti esplodere. Altre in cui la vita scorre lenta. Napoli è come un suq mediorientale. Stoffe in evidenza e tesori nascosti. Incrocio sotterraneo di dialetti e culture. Gesti e melodie. Puoi viverla o detestarla. Lasciarti cullare dalla morbidezza o farti travolgere dall’impazienza. Napoli è un carattere e Lucia Niespolo ne rispecchia la personalità. Fisico asciutto e un figlio di cinque anni. Capelli lunghissimi e risata da ragazza. La puoi incontrare in discoteca mentre balla con le braccia alzate e ritrovarla il mattino dopo in consiglio di amministrazione a mettere ordine tra budget pubblicitario e indici di ascolto. A tredici anni mixava brani nella discoteca di famiglia. Poi la gavetta e un palmares di risultati fino a diventare il primo editore donna della radiofonia Italiana, Radio Kiss Kiss. L’unico network che dal sud trasmette in tutta la penisola. L’unico con a capo una donna. Due Telegatti vinti nel '77 e '95 e un rapporto strettissimo con la città: "Quando lascio Napoli soffro fisicamente. Ho bisogno di rumore. L’ordine e il silenzio sono l’opposto della fantasia. Non potrei vivere senza musica."
Hai iniziato a lavorare in discoteca da bambina, cosa ti ricordi di quel periodo?
La paura. Tutta quella gente che mi guardava e io che mettevo dischi. Avevo mille persone davanti e il terrore di sbagliare.
E come andò...
Malissimo. Le prime sere anziché farli andare a 33 giri mandavo i long playng a 45 giri. Una débacle totale, credo sia stato il primo trauma della mia vita, più facevo errori e più mi sentivo a disagio. Per tanti anni ho avuto paura della consolle e di tutta quella gente che mi fissava.
Era il 1976. Forte del successo della discoteca kiss kiss, la famiglia Niespolo decide di proiettare nell’etere la stessa musica che si ballava nel locale. E’una scelta controcorrente ma per Ciro, papà di Lucia è il momento di rischiare: "Abbiamo fatto una scelta legata alla città e al sound mediterraneo. In quegli anni in discoteca andava la musica elettronica, le emittenti del nord trasmettevano brani psichedelici. Noi pur essendo una radio nazionale facevamo ascoltare la musica del sud, abbiamo esportato un modello culturale e abbiamo vinto per questo."
Che rapporto avevi con tuo padre?
Ti racconto un episodio di quando avevamo la discoteca. Il ristorante non andava molto bene e chiesi a mi padre di affidarmi la gestione. Lo chiamai Kiss Kiss Cafè e misi dentro solo donne, eravamo tutte in minigonna e bretelle, ballavamo e organizzavamo feste. Un giorno andai da mio padre portandogli l’incasso della serata, quasi sette milioni, pensavo fosse felice e invece mi licenziò. Stavo facendo troppi soldi e lui aveva paura che il successo mi desse alla testa. Da una parte mi voleva forte, dall’altra ero sua figlia e voleva facessi la donna, non l’imprenditrice.
E con la malavita?
Per un lungo periodo abbiamo avuto il telefono sotto controllo, arrivavano telefonate minatorie. Mio padre aveva una personalità molto forte e negli anni era riuscito a costruirsi delle relazioni sia con il questore che con le forze dell’ordine. Abbiamo sempre chiesto aiuto alle istituzioni.
Nel ‘95 Radio Kiss Kiss vince il secondo Telegatto e contemporaneamente lasciate la discoteca..
Una gioia e un dolore, ma non potevamo fare diversamente. Negli anni novanta il mondo delle discoteche inizia a cambiare. La musica tecno si estremizza. Il funcky e il soul non hanno bisogno di pasticche, la musica psichedelica si.
Alcuni anni fa un comitato di donne a Napoli composto di molte associazioni (l’Udi, Arcidonna, Giuriste democratiche, Comitato 194 e Forum PRC, solo per citarne alcune) si schierò contro radio Kiss Kiss, per una pubblicità. Ti ricordi?
Quello che volevamo trasmettere nell’uso del corpo femminile, era la vivacità, l’allegria, la sessualità. Volevamo mostrare una donna forte, libera, come la nostra radio. Eravamo in buona fede. Abbiamo peccato di ingenuità. Oggi non lo rifarei.
Nel 2001 sei diventata editore e presidente della radio e so che ultimamente stai facendo una battaglia per ridare la città ai napoletani...
Apriamo i microfoni per far parlare le persone e stiamo lanciando una campagna per stimolare l’amor proprio dei napoletani. Abbiamo ricevuto un attacco mediatico senza precedenti, Santoro l’Espresso e Striscia la Notizia hanno detto cose tremende su una città che ha i problemi comuni a tutte le grosse aree metropolitani. Napoli non è da buttare. Bisogna lavorare sul senso civico e sull’amor proprio dei singoli. Il problema è che siamo colonizzati dai media che danno una immagine della città solo di un certo tipo. Vogliamo rispondere con altrettanta forza, e aprire i microfoni di Radio Kiss Kiss.
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