Mercoledi, 28/07/2010 - E così, anche se il marito è morto, no, non è possibile per Sakineh Mohammadi Ashtiani avere una nuova relazione.
In Iran non è possibile, la colpa è l’adulterio, la pena è la morte. Nello specifico la morte per lapidazione, calata in una buca fino al collo, condannata ad essere colpita in volto con delle pietre fin quando morte non sopraggiunga.
Secondo il tribunale iraniano, la donna ha commesso un adulterio con due uomini. Per questa accusa, Sakineh, nel 2006, ha ricevuto 99 frustate e ,successivamente, è stata condannata a morte per lapidazione.
Tuttavia, a seguito di una mobilitazione internazionale senza precedenti, Sakineh non è stata più lapidata, ma rischierebbe ugualmente di non sfuggire alla pena di morte, che potrebbe essere causata con un metodo più “moderno” :l’impiccagione.
Per questa ragione, il 12 luglio scorso, è stata lanciata, via Internet, una petizione in nome di Sakineh Ashtiani visualizzabile al sito web: www.freesakineh.org
Le principali richieste della petizione sono di rinviare qualsiasi forma di esecuzione, di accelerare la decisione di ritirare dal codice penale la pena della lapidazione e, infine, di chiarire lo status legale della donna condannata, poiché, a riguardo, la situazione sembra essere poco chiara sotto vari aspetti.
Insomma c’è una grande incertezza per quello che riguarda la salvezza o meno della vita di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la quale non ha ucciso, non ha rubato, non ha leso gli interessi di nessuno, ma che verrà uccisa perché, dopo la morte di suo marito, il suo destino, per essere accettato dalla legge islamica, avrebbe dovuto essere quello di una vita solitaria, ritirata, lontana dalla vita per rimanere viva.
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