Udi/ Disarmo - Consegnate undicimila firme contro la guerra e la barbarie in Iraq al Parlamento
Stefania Cantatore Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2005
Non sappiamo se sia poi vero, ma gira sommesso un lamento, da qualche tempo, che vorrebbe le raccolte di firme un po’ decotte e tutto sommato inflazionate.
In parte devo dire che se si sono raccolte firme un po’ su tutto, negli ultimi tre anni, il dubbio che questo sia dovuto alla blindatura dei grandi media, e alla conseguente impossibilità di raggiungere altrimenti con le proprie opinioni che di dovere, ha una sua fondatezza.
Nella moltitudine, da una parte delle raccolte di firme, e dall’altra delle iniziative per chiedere il ritiro del contingente italiano dall’Iraq, l’udi ha osato il lancio della campagna “le donne chiamano”.
Non la “solita” raccolta di firme, ma un’insolita richiesta di attenzione, fuori dagli slogan e dalle frasi fatte del muro contro muro. Una campagna che ha richiesto il consenso delle donne e degli uomini che abbiamo avvicinato su una visione dei conflitti e delle loro conseguenze.
Il testo, generalmente, quando si chiede al passante frettoloso, alle sodali/amiche, ai compagni ecc. di firmare è una parte secondaria. “Le donne chiamano” sia per la totale assenza di parole d’ordine, per l’impostazione di un ragionamento, per la comunicazione del vissuto emotivo rispetto all’enormità della tragedia Irachena, è stato ed è il mezzo per raccogliere volontà ed opposizione umana e civile di donne ed uomini, non semplicemente una firma.
Di firme ne abbiamo comunque raccolte proprio tante, mente scrivo siamo ad 11.000.
Verso le 11.000 persone che hanno mostrato di voler unire la propria volontà alla nostra, abbiamo preso l’impegno di dare un segno forte rivolto alle istituzioni oltre la firma.
Il 23 febbraio sono state presentate al Parlamento le opposizioni nostre e di tante altre persone, con le nostre parole, alla follia delle armi e della sopraffazione in Iraq oggi e sempre contro le guerre, alla logica degli effetti collaterali, quella della quale è oggi prigioniera Giuliana Sgrena.
Quando verrà letto il giornale le firme saranno state consegnate e noi speriamo tutte che Giuliana sia nuovamente con noi, ma non è di conclusioni quelle di cui si parla: di speranze certo, ma anche e soprattutto di un nuovo stile nel proporre azioni politiche: da donne, importanti per tutti.
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