Futuri im-possibili - Le sfide del futuro, che è già qui, ci chiedono attenzione e coraggio. Sembrano tante, forse troppe, le occasioni mancate e le opportunità non colta da parte dei giovani. E, ancora una volta, delle donne
Giancarla Codrignani Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007
Umberto Galimberti non senza ragione si è interessato, in un nuovo libro (L'ospite Inquietante, ed. Feltrinelli), della condizione giovanile: "le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obsoleti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa". Quelle che erano le crisi di passaggio ormai sono visitate da un ospite inquietante, il nichilismo.
Le parole dei filosofi risultano anch'esse inquietanti, ma possono servire, almeno come accensione di connessioni di pensiero forse non insignificanti. E' vero, come diceva Nietzsche, che si dà nichilismo quando manca la risposta al perché delle cose. Si può fare un'altra citazione e dire che,
per le generazioni oggi adulte, quando avevamo pronte le risposte, ci hanno cambiato le domande. Ma ancora una volta non ce la possiamo cavare con le battute e mettere in fila tutti i guai che vivono i giovani, la precarietà del lavoro e del vivere stesso, la solitudine di un individualismo corretto
dal branco, la musica sparata nelle orecchie, l'inaridirsi degli affetti, la fragilità estrema davanti al lavoro, al sacrificio, al dolore. Né la famiglia né la scuola riescono più a far imparare l'arte del vivere, la ricerca del senso, il limite e la responsabilità.
I "bamboccioni" possono non essere drogati o devianti, possono non passare la notte alcolica tutti i sabati, fare catechismo in parrocchia, onorare il padre e la madre, ma sono sottoposti ad una fatica diversa da quella delle generazioni passate. Infatti, non sono soltanto loro a crescere e a cambiare età, ma è anche la storia che sta avanzando verso mete che, ancora ignote nel loro proporsi, inquietano e inducono paura. L'avanzamento delle scienze è l'elemento dimostrativo più forte: se si riproduce in laboratorio un cromosoma non è come scoprire la circolazione del sangue. E' necessaria una più complessa acquisizione di conoscenze non solo biologiche o mediche, ma anche etiche, giuridiche, religiose.
Gli adulti sono ancor più impreparati dei giovani, anche se fingono indifferenza soprattutto perché sono (siamo) ignoranti. Diventa perfino credibile il diffondersi negli Usa dell'antidarwinismo tanta è la paura di dover trasferire a livello più complesso le già scarse conoscenze.
Tuttavia, non possiamo restare indifferenti quando si tratta dei nostri giovani. Intanto si tratta non di "giovani", ma di ragazzi e ragazze – la sociologia continua a ignorare la distinzione dei generi - che facciamo di tutto per far diventare neutri, nonostante siano sempre più evidenti i segni delle differenze culturali. Come donne, sentiamo una responsabilità difficile, perché anche a noi sfugge ormai qualcosa della nostra stessa differenza. A scuola non è mai stato facile parlare di femminismo, oggi è quasi impossibile: non sgomenta che tutte le ragazze di una classe si ritengano "uguali" ai maschi (forse a sedici anni anch'io ragionavo così), ma sembra strano snidare la differenza solo affrontando lo stupro, perché i maschi sostengono che "se era in minigonna, scollata, provocante, se l'era cercato" e le femmine si ribellano. Per il resto le vediamo disposte all'alcol, allo sballo, alla competitività, alla sfida, alla vendetta come i maschi: non sanno che saranno anche loro colpite dalla discriminazione e, soprattutto, sperimenteranno conseguenze più dure al tempo della maternità.
I giovani, femmine e maschi, non sanno nulla di politica e di leggi; al massimo "vanno dietro" a suggestioni. Le donne, giovani e adulte non hanno saputo sfruttare neppure in questi mesi la sfida dell'innovazione politica e puntare a una propria valorizzazione nel Partito Democratico. Tuttavia
l'impegno del quasi obliato femminismo ha prodotto una modificazione sostanziale: le liste del PD, composte in modo totalmente paritario, per la prima volta hanno prodotto un'assemblea uscita da elezioni che hanno cancellato ogni discriminazione storica. Il nuovo partito manterrà questa fisionomia? Tocca alle elette intervenire con la consapevolezza di chi è responsabile non solo della democrazia o della sinistra, ma del "genere".
Anche qui opera la complessità: occorre immettere cultura femminile contribuendo alla scrittura di regole e statuto che non riproducano vecchie trappole. Non sarà difficile incalzare per una nuova legge antistupro, di cui la società ogni giorno di più sente la necessità, anche se sono di ostacolo gli emendamenti della destra e perfino uno inaccettabile di Rosy Bindi che ha inserito nella materia gli scippi agli anziani. Tuttavia, il bisogno di agire lo strumento legislativo in molte direzioni non per
"favorire" le donne, ma per forzare i vecchi metodi neutri, che, per esempio, ritengono già risolta la parità salariale, anche se è noto che le donne percepiscono il 20% in meno, a parità di lavoro, per i ritardi di carriera, le conseguenze dei congedi di maternità, i permessi genitoriali, la permanenza più lunga nei livelli bassi, il ricorso al part-time. Non sarà facile avanzare diritti: scrive una ragazza del web che si chiama Barbara:"viviamo una sorta di imbarbarimento culturale, le cui conseguenze
vengono innanzitutto pagate dalle donne. Una crisi di fronte alla quale la politica va ripensata in tutte le sue determinazioni". Già, ma come farete voi giovani da sole?
E' tempo di rimboccarci le maniche per aiutare nei nuovi compiti: il fare leggi e regolamenti ha linguaggi e norme che bisogna conoscere per far passare metodi e idee diverse. Sarà forse bello inventare, se ci riusciamo, una solidarietà fra "genere e generazioni" per evitare che le ragazzine che
vanno a scuola oggi siano condannate a diventare maschi. Oppure a scoprire un nichilismo "di genere" peggiore, specchiandosi nell'anoressica di Oliviero Toscani.
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