Sommovimento - "C’è voglia di fare, di comunicare, di approfondire, e di tirare fuori la grinta necessaria"
Nadia De Mond Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008
Per tanti anni abbiamo contato sulle dita di una mano le ragazze giovani presenti nelle iniziative femministe in Italia, rammaricandoci del fatto che non riuscivamo a “passare il testimone” e a rinnovare la nostra esperienza – intendendo per “nostra” quella della seconda ondata femminista nel senso lato, ossia l’insieme delle riflessioni e delle pratiche introdotte a partire dagli anni sessanta-settanta in Italia e nel mondo.
Senza sottovalutare l’influenza nefasta sulla maggior parte delle ragazze della cultura dominante che ripropone gli stereotipi della donna emancipata senza problemi ma nello stesso tempo ridotta a consumatrice e oggetto da mercanteggiare, si può constatare che almeno una fetta di giovani donne riesce a vedere oltre la finzione delle uguali opportunità raggiunte. Ne abbiamo avuto la controprova in occasione dell’assemblea del 12 gennaio a Roma in cui questa generazione è stata protagonista.
La rete dei collettivi e delle associazioni femministe e lesbiche, che ha promosso la manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile e la successiva assemblea nazionale a Roma nel mese di gennaio, ha ben presente quali sono i tentacoli del patriarcato e le sue manifestazioni molto concrete nella vita delle (giovani) donne – anche nel terzo millennio.
Non a caso tengono insieme la denuncia della violenza maschile, in tutte le sue forme, con il rifiuto delle politiche securitarie che prendono di mira i migranti, l’ingerenza del vaticano nelle scelte più intime sulla vita e le morte di donne e uomini con il posto riservato alle (giovani) donne nel mercato del lavoro che trasforma ogni progetto di vita autonoma un pio desiderio. Vivono infatti sulla propria pelle che non si tratta affatto di “single issues” ma di espressioni di una stessa struttura, la piovra tanto viscida quanto incisiva, che invade le relazioni di genere.
Una nuova generazione femminista che non si trova più a disagio a nominare il lesbismo e che lo riconosce come una sua componente importante, che rafforza la critica di fondo alla famiglia eteronormativa e patriarcale che ci condiziona tutte quante.
Collettivi e associazioni che non si riconoscono nelle rappresentanze politico-istituzionali che parlano a nome delle donne senza rendere conto delle loro posizioni e del loro operato a nessuna, e che vogliono riprendersi piena sovranità sulle parole e le azioni che decidono collettivamente di mettere in campo. Cercando di evitare, almeno finora, la riproposizione delle leader carismatiche e magari un po’ folcloristiche tanto amate dai mass-media.
In varie città si stanno già costruendo reti che non siano solo telematiche e di scambio di informazioni e riflessioni ma che riescano anche a produrre proposte di azioni e modalità di decisione condivise a partire da pratiche differenti e a volte divergenti. Una scommessa molto alta che viene riproposta a livello nazionale e che si è concretizzata in un nuovo appuntamento a Roma il 23 e 24 febbraio per un incontro che ha assunto un po’ le caratteristiche di un Forum Sociale Femminista complessivo e multifacetico. Nelle forme di comunicazione – e quindi di partecipazione effettiva – da inventare nel periodo che ci separa da questo evento, sta già il primo scoglio da affrontare per questo - autochiamatosi - “sommovimento”.
In ogni modo l’assemblea di Roma, che è un po’ la culla di questa nuova ondata femminista, ha dinamizzato le partecipanti di tutte le età e venute da tutta l’Italia. C’è voglia di fare, di comunicare, di approfondire, e di tirare fuori la grinta necessaria per affrontare il conflitto di sesso, che da troppo tempo era rimasto velato, smussato e depotenziato.
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