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Una nobildonna in Sicilia

Una nobildonna in Sicilia

Una centenaria nelle Madonie - Un lunga vita quella di Maria Concetta Giuseppina Basilia Giaconia Marchesa Pottino di Irosa. E molto particolare

Mirella Mascellino Sabato, 16/02/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2013

Segretaria alla Rai di Palermo, dopo il matrimonio nel 1953 la baronessa Maria Concetta Giuseppina Basilia Giaconia, Marchesa Pottino di Irosa lascia il lavoro e la città per aiutare il marito nella gestione della grande azienda di famiglia nelle terre madonite. Ha sempre tenuto la contabilità e oggi, a 101 anni, continua a farlo senza ausilio di calcolatori. Proverbiale infatti è la sua memoria e il fatto che abbia sempre dato ai contadini e ai lavoratori il dovuto, puntualmente senza sfruttare mai nessuno, garantendo il futuro ai figli dei suoi operai. Cosa che dovrebbe essere scontata, ma non lo è stato (in alcuni casi non lo è ancora) per tanti lavoratori. Con lo sposo ha condiviso solo 13 anni, ma di grande amore. Sorride pensando a lui, un ingegnere dell'aviazione di cui dice che era “bellissimo e bravissimo” chiedendosi ancora come l'abbia scovata, poiché lei stava chiusa in Rai a lavorare dalla mattina alla sera.



In questi lunghi anni come ha visto cambiare il territorio delle Madonie?

Noi arrivavamo a Bompietro e poiché non c'erano le strade che ci sono oggi, lasciavamo le macchine lì e ci venivano a prendere a cavallo. Io infatti dissi a mio marito che volevo farmi cucire i pantaloni per andare a cavallo, ma lui pensava che fosse uno scandalo. Allora mi feci fare una gonna a pantaloni. Appena arrivati a Bompietro ci venne a prendere il soprastrante che mi guardò e mi chiese come mai non avevo messo i calzoni dato che tutte li portavano ormai. Non c'era luce, non c'era telefono. Eravamo completamente isolati. Bisognava andare fino a bivio Madonnuzza per telefonare. Mio marito fece fare tutti gli impianti necessari per avere l'elettricità e l'acqua. Tuttavia io dico che Petralia Soprana era più bella prima che adesso, modernizzata ma spopolata. Oggi la gente si è spostata a Madonnuzza che a mio parere è bruttissima. Non si sa perché si sono stabiliti tutti nel fosso, con la polvere. A Petralia c'è un'aria finissima, non c'è la polvere che c'è a Madonnuzza. Petralia è bellissima!



Ha vissuto le due guerre mondiali. Cosa ricorda?

Durante la prima ero bambina. Ma la seconda guerra l'ho presa in pieno. Eravamo otto figli: sei sorelle e un fratello. Le due grandi, di cui una ero io, fummo le prime donne impiegate di Palermo. All'epoca le ragazze non lavoravano. Mia nonna, quando seppe che le sue nipoti lavoravano, pianse tantissimo perché pensava che eravamo cadute in basso. Per lavorare venivamo addestrate per potere stare sotto le bombe giorno e notte. Per mangiare avevamo le tessere. Ci davano solo un panino a persona. Sarebbero scappati tutti dagli uffici. Eravamo bloccati dentro, lavoravo anche la domenica mattina. Solo nell'ultimo periodo ebbi una licenza. Durante quegli anni, mia mamma mandò i miei fratelli piccoli in campagna da una zia a Nicosia, in provincia di Enna e lei rimase con noi in città. Gli ultimi mesi di guerra, mia sorella lasciò il lavoro perché si sposò, io ebbi una licenza e così andammo in campagna. Oggi, della mia numerosa famiglia siamo rimaste solo in due: la grande che sono io e la piccola che ha ottant'anni. Ho ottanta nipoti di tre generazioni. Lo scorso anno ho perso mia sorella Giovanna (la vedova del giudice Terranova, n.d.r.) e mio fratello, nel giro di pochi mesi.



Qual è il legame che ha con le persone di Borgo Verdi-San Giovanni che peraltro le vogliono molto bene?

Splendido. Io qua sto benissimo. Ero cittadina, non conoscevo affatto la campagna. Da ragazza andavo in villeggiatura con la mia famiglia a Mistretta, ma in paese. Ho conosciuto la terra da sposata, a quarant'anni e ci sto benissimo. Ci vengo con piacere, sto qua da marzo ai primi di dicembre, la gente è affettuosissima e anche io voglio molto bene a loro. A Palermo, diciamo che faccio le vacanze nella mia villa, di fronte all'albero Falcone. Ho conosciuto il magistrato che mi raccontava della sua vita difficile di uomo sotto scorta. Io lo invitai pure a venire a casa mia quando voleva.



Qual è il suo passatempo?

Quando devo riposarmi la mente, dopo la contabilità - che faccio rigorosamente a penna perché non ho imparato ad usare il computer - vado in giardino e zappo se c'è bel tempo oppure ricamo o lavoro a maglia, anche fino all'una di notte.





La baronessa Maria Concetta Giuseppina Basilia Giaconia, Marchesa Pottino di Irosa è una gentildonna di 101 anni, compiuti il 7 dicembre scorso. Donna di cultura e di grande generosità, palermitana, arriva nelle Madonie dopo il matrimonio con il marchese Gaetano Pottino di Petralia Soprana. Da sessant'anni vive parte dell'anno a Borgo San Giovanni, il ventre bello della Sicilia (n.d.r.). A Palermo è proprietaria dell'unica villa d'epoca sopravvissuta alla cementificazione selvaggia che ha trasformato la centrale Via Notarbartolo. Il Comune di Palermo ha deciso di consegnarle una medaglia d'oro per avere conservato integralmente la sua villa, in mezzo al verde fra tanti palazzi condominiali. Una medaglia, come si fa con i sopravvissuti a una guerra che non ha fatto prigionieri, ma ha fatto ricchi gli uomini della speculazione edilizia palermitana, ben documentata da cronisti del tempo, come ad esempio Giuliana Saladino. A resistere alle pressioni degli interessati furono incoraggiati anche dal cognato Cesare Terranova, magistrato assassinato dalla mafia dei corleonesi nel 1979 assieme al maresciallo Lenin Mancuso. Tante le battaglie intraprese col defunto marito per resistere agli imprenditori che rivendicavano il terreno (appartenenti alla nota famiglia Caltagirone, n.d.r.), ma i bravi avvocati dei Pottino hanno difeso le ragioni e la villa, oggi unica e sola nella bella e irriconoscibile via Notarbartolo della Palermo di un tempo. Di Maria Pottino è nota la generosità. Per esempio nel 2010 ha messo a disposizione il suo meraviglioso baglio di Borgo Verdi, trasformato in teatro en plein air, per la manifestazione Madonie sotto le stelle Borghi in rete. Un luogo simbolo di lavoro e lotte contadine: in quella zona nel 1948 fu assassinato dalla mafia il sindacalista-contadino Epifanio Li Puma. Il baglio è diventato salotto letterario in cui le balle di fieno fungevano da comode sedie e tavoli per la degustazione dei cibi biologici della tradizione madonita. Prossimamente al suo interno sarà girato un documentario.



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