"Il nodo è sempre uno, il più arduo da dipanare, quello del potere, che gli uomini da millenni maneggiano con agio..."
Prendetevi una decina di minuti per ascoltare le parole di una splendida novantenne: si tratta di Lidia Menapace, (per la quale più volte si sono raccolte le firme, senza successo, per la candidatura a senatrice a vita) che intervenne a Milano, nel 2013, in un difficile confronto pubblico dopo una aggressione sessista da parte di alcuni ‘compagni’ subìta da tre giovani attiviste in un famoso centro sociale frequentato anche da gruppi femministi.
In quell’occasione si assistette ad una dolorosa, ma non inaspettata, divisione tra donne: quelle che sostenevano il buon nome del centro sociale contro le tre ‘traditrici’ della causa collettiva,(più preziosa della loro vicenda personale) e le altre, portatrici di una consapevolezza non scontata. Quella che il patriarcato di sinistra esiste, è forte, è radicato anche tra le ‘compagne’, ed è più pericoloso di quello di destra, perché impone alle donne di sinistra di aprire un conflitto lacerante dentro al proprio mondo, partito, sindacato, associazione o gruppo che sia, le cui conseguenze sono dolorose.
Se apri quel conflitto, a tuo rischio e pericolo, lo sai: non troverai soltanto gli uomini ostili ma anche molte compagne di strada. Il nodo è sempre uno, il più arduo da dipanare, quello del potere, che gli uomini da millenni maneggiano con agio perché lo incarnano, mentre le donne, anche le più scafate, sono sempre un passo indietro. Il motivo principale è che per invalidare l’autorevolezza di una donna, (costruita spesso a prezzo di rinunce che ai colleghi maschi non sono richiesti), basta tirare in ballo la presunta, o reale, condotta sessuale di quella donna. Non vale lo stesso per gli uomini, anzi è vero il contrario, come gli imbarazzanti eventi italiani nella corsa al Quirinale hanno evidenziato: oltre 62mila cittadine e cittadini hanno firmato, in poche ore, una petizione denunciando, prima del suo tramonto, che la candidatura di un anziano satrapo plurinquisito era, in primis, un’offesa alle donne, ma questa riflessione non è venuta in modo forte e chiaro dagli ambienti politici a sinistra. Nel mondo femminista sono stati lanciati appelli, (fotocopia di ogni passaggio elettivo della prima carica dello Stato da quando ne ho memoria), sulla necessità di avere, finalmente, una donna al Quirinale. Pochi però i nomi avanzati, molta la polemica sul fatto che non basta l’auspicio generico di donna purchessia: anche Meloni e Casellati sono donne, ma non è sufficiente essere dello stesso sesso per condividere la stessa visione del mondo.
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