Intervista a Marcello Veneziani - “Passerà tutto perché tutto merita di morire. Nulla resiste all’usura del tempo, neanche il male. C’è una fortuna anche nella sciagura”
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006
E’ l’amore a fare da ossatura all’ultimo libro di Marcello Veneziani,”La sposa Invisibile” (Fazi Editore, Euro 14) presentato lo scorso maggio al Salone del Libro di Torino.
L’amore come separazione e mancanza. Desiderio incompiuto, sublimato nella ricerca di una verità inaccessibile. L’amore come “Sposa invisibile”, che compare a tratti, come un sotterraneo viaggio metafisico, nutrito da sogni e biografia. Una lunga partenza che attraverso le esperienze di una vita, guarda se stessa, senza cercare approdi né tentare bilanci. E’il libro della maturità e del dolore, questo saggio di Veneziani, che rompe schemi e pregiudizi nei confronti di un autore di destra capace di avventurarsi nella sofferenza col passo lieve di chi è riuscito a spogliarsi del superfluo. “Altro non ho che me stesso”, sembra dirci Veneziani mentre ripercorre le pagine del mito e dell’archetipo femminile. Quando la luce è massima la Sposa diventa invisibile e allontanandosi, ci sembra di incontrare la fata Melusina, figura sapienziale e pedagogica. Ma non solo.
Nel libro lei cita spesso Cristina Campo, Marguerite Yourcenar, Maria Zambrano, Simone Weil, Hannah Arendt, Emily Dickinson, Virginia Woolf. Un bel plotone di donne…
Si sono le autrici che sento più vicine. In realtà se dovessi tracciare un bilancio degli autori più importanti per la mia formazione direi che su dieci, almeno cinque sono donne.
Partiamo dal dolore. In una pagina si legge: “Ho scritto questo libro anziché suicidarmi”, non voglio entrare nel merito dei suoi affari personali ma come affermazione mi pare molto forte..
Ho avuto qualche imbarazzo a parlare di questo libro. E’ stata sicuramente una scrittura nata da una forte dose di disperazione. Avevo voglia di raccontare tutto e poi sparire, dissolvermi. Sono stato male ed ero convinto che l’uscita del libro sarebbe coincisa con la mia scomparsa, invece sto vivendo queste prime settimane come il piacere di una gravidanza portata a termine.
E’ interessante notare come un uomo di destra abbia tanta facilità ad ammettere le proprie sconfitte e nessun pudore nell’esprimere la propria debolezza...
Mi considero un conservatore ma, mai come in questo caso, non ha pesato la mia origine politica. In un altro settore che ho lasciato ai margini del libro forse sì. Alludo al fatto di credere che la famiglia tradizionale, nonostante le contraddizioni che mi porto appresso, fosse destinata a durare per sempre e quando ciò non è avvenuto ho vissuto la sua distruzione in maniera traumatica. In questo, forse, c'entra la mia cultura, la mia sensibilità di uomo legato alla tradizione.
Nel complesso la Sposa invisibile ha un taglio più filosofico che letterario, quale itinerario ha percorso per approdare ai neoplatonici ?
L’itinerario è la ricerca dell’uno come punto di partenza. La Sposa invisibile celebra questa presenza che io ricerco ma che non riesco a cogliere in quanto uomo. Io rifiuto tanto l’idea della inesistenza della verità che è tipica della cultura relativista, di sinistra, tanto quanto la riduzione della verità a monopolio di qualcuno. Il fanatico, il fondamentalista. Io credo che la verità esista ma che non sia attingibile facilmente. L’itinerario verso la sposa invisibile è anche questo, è invisibile perché se riuscissimo a vederla ne saremmo folgorati. E quindi viviamo di approssimazioni, viviamo di odori, di fruscii di questa possibilità, viviamo nei pressi della sposa invisibile, quindi nei pressi della nostra verità e nei pressi della nostra anima.
Lei dice di essere contro il monopolio della verità ma sta esprimendo un concetto religioso, di fede, non le pare una contraddizione?.
Forse, ma sono Cristiano e credente. Non immagino una vita in cui si possa non credere.. Mi considero fino in fondo “uomo religioso”, nel senso che considero il sacro come una presenza emotiva, spirituale e non come un fatto puramente intellettuale o storico. La mia esperienza è stata la distruzione di un mondo a cui mi ero legato e che sentivo di appartenere.. una esperienza di dolore in cui emerge tutta la mia contraddittorietà. Un Cristiano dovrebbe saper addomesticare il dolore. Io invece vivo contraddittoriamente questo rapporto e non me ne so dare una ragione. Non trovo pace e forse in questo c’è il mio lato oscuro, non cristiano, che emerge…è un rapporto insoluto, mi considero un cristiano sulla soglia.
“Sulla soglia”, dice Veneziani. Ecco che ritorna l’eco dell’incontro iniziatico e della fata Melusina, la chimera che una volta a settimana assumeva le sembianze del serpente per mettere alla prova l’amante. Era la prova d’amore estrema. L’unica capace di accompagnare l’uomo verso l’obiettivo più ambizioso e irraggiungibile, la ricerca della verità.
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