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Una marea femminista per la libertà di tutt*

Una marea femminista per la libertà di tutt*

Nonunadimeno. La lotta delle donne, quella femminista, è lotta per la libertà.

Venerdi, 10/02/2017 - Dopo la manifestazione dello scorso 26 novembre a Roma, che ha visto scendere in piazza contro la violenza maschile oltre duecentomila donne, tantissime delle quali molto giovani, ed anche uomini, la marea femminista non si arresta, e lo dimostra l’enorme successo della due giorni di seminari e dibattiti tenutasi a Bologna il 4 e 5 febbraio, nelle palazzine universitaria di via Belmeloro.

Un nuovo movimento per il cambiamento ha preso vita nel nostro paese, a dare una scossa al clima asfissiante generato dal dibattito politico istituzionale e alle relative miserie delle classi dirigenti, e le protagoniste sono le donne: giovani, adulte, anziane, precarie, migranti, studentesse, insegnanti, comunicatrici, giuriste e tante altre, sia provenienti da collettivi e associazioni, che come singole soggettività, si sono incontrate sotto la cornice di “Non una di meno” per proseguire un percorso di riflessione e condivisione di pratiche che promette di essere lungo e dirompente.

Ni una mas è un movimento che ha una dimensione internazionale e che con chiarezza e radicalità, a partire dalla lotta contro la violenza maschile sulle donne, sta dando corpo e voce a un pensiero e un agire politico che intende sovvertire l’attuale modello sociale patriarcale e maschilista, quello stesso che insieme alle politiche neoliberiste, produce disuguaglianze, guerre e violenza, colpendo in particolare le donne.

Un movimento di donne plurale e diversificato che, anche grazie a queste due giornate, forte dei saperi, dei linguaggi e dei vissuti che nelle differenze hanno saputo trovare la ricchezza del lottare insieme, sta redigendo un piano femminista contro la violenza maschile, che diventerà una piattaforma di rivendicazioni per combattere non solo la violenza di genere, ma ogni aspetto dello sfruttamento della donna in tutte le forme del politico.

In un paese come l’Italia dove i femminicidi sono eventi quasi quotidiani e una donna su tre ha subito qualche forma di violenza maschile nel corso della sua vita, le donne di Non una di meno, all’indomani dei provvedimenti anti abortisti dell’amministrazione Trump, riportano al centro della politica i temi dell’autodeterminazione dei loro corpi e dei diritti riproduttivi, quelli del lavoro e della lotta alla precarietà, del rilancio di un sistema di welfare che ponga al centro tutte le soggettività, del contrasto alla comunicazione sessista e della rivendicazione dell’educazione alle differenze, contro l’oppressione delle sessualità e i modelli stereotipati e binari di maschilità e femminilità dominanti. Particolare centralità il movimento lo pone sul tema dei diritti delle migranti, in un momento in cui i diritti umani di tanti e tante sono violati in tutto il mondo e troppi innocenti pagano, sempre più anche con la vita, politiche statali ed europee razziste e miopi.

Erano quasi duemila all’assemblea conclusiva di domenica, a riempire gli spazi dell’università che seppur capienti non sono stati sufficienti a contenere la marea umana di corpi ed energie che si sono dati un nuovo imminente appuntamento per l’8 marzo, allorché in diverse parti del mondo le donne si mobiliteranno, dall’Argentina alla Polonia, per uno sciopero globale femminista, sottraendosi in varie forme, con varie pratiche e linguaggi, al lavoro produttivo e riproduttivo.

E’ iniziato dunque anche nel nostro paese un inedito ciclo di lotte femministe, perché, come ci ricordano le femministe americane dalla marcia di Washington dello scorso gennaio, la lotta delle donne è lotta contro il capitalismo globale, contro un sistema che produce violenza, è lotta contro i confini, geografici e relazionali; è la lotta per l’autodeterminazione di popoli, corpi e vite in ogni campo dell’esistente, da quello domestico a quello lavorativo e sanitario.

La lotta delle donne, quella femminista, è lotta per la libertà.



Cristina Karadole, Casa delle donne per non subire violenza, Bologna

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