Una marcia nella Sicilia occidentale, per la mobilitazione popolare, sulla scia del'insegnamento di
L'appello alla mobilitazione popolare contro lo spreco, la speculazione, lo sfruttamento, la violenza di mafie, multinazionali e governi, in marcia verso un mondo nuovo.
Giovedi, 14/04/2011 - L'11 aprile è partita da Menfi, in provincia di Agrigento, la marcia della Sicilia occidentale che attraversando il Belìce il 17 aprile si concluderà a Palermo con un incontro finale a Borgo di Dio, Trappeto alle ore 11.30. Si tratta di una iniziativa che nasce dal basso, non ha colori di partito, ma è un appello alla partecipazione di tutti alla vita democratica e civile del nostro paese. Si portano dietro le bandiere del tricolore italiano, i gonfaloni dei comuni, le bandiere della pace e gli striscioni con le parole dell'appello o dei temi locali. Ci si rimette in marcia per tornare a costruire insieme un percorso di protesta e di speranza per i Diritti delle Persone e per la tutela dei Beni Comuni. Molte le associazioni che hanno aderito: Adaciu, Belice epicentro della memoria viva, Associazione Antiracket Libero Futuro, Cepes, Clac, Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci, CGIL Sicilia, Cittadinanza per la Magistratura, Comitato civico liberacqua, Comitato referendario due si per l'acqua pubblica, Coordinamento siciliano enti locali per l'acqua bene comune, Cresm, Da Sud, Eco culture e viaggi, FareMondi, Forum siciliano dei movimenti per l'acqua pubblica, Funzione pubblica CGIL Sicilia, Insieme per Danisinni, Inventare insieme, Left, Legambiente Sicilia, Libera Associazione nomi e numeri contro la mafia, Movimenti civici di Sicilia, Movimento un'altra storia di Palermo, Parrocchia di Sant'Agnese, Rete Gas Sicilia, Riportiamo alla luce, Scuola Atletica Berradi 091, Silene Coop, Stalker-Primavera romana, TeleJato, Vivi Simeto.
“Per i Diritti di tutte le Persone per l’Autodeterminazione delle Comunità Locali per la Tutela Pubblica dei Beni Comuni e del Paesaggio Oggi so che la mia voce è la voce di ciascun siciliano sensato, di ciascun italiano di buon senso di ciascun uomo al mondo consapevole se dico: Non si può continuare così. Il vecchio mondo è finito, non ha senso cercare di resuscitare i cadaveri già decomposti, non ha senso affidare la nostra vita ai cadaveri e alle leggi e agli ordini dei cadaveri. Con tutto il rispetto, l’affetto e la gratitudine per chi ha faticato e pensato prima di noi cercando di rendere più civile il mondo, migliorare la vita, non possiamo non vedere che un nuovo mondo ci occorre, nel quale possiamo svilupparci da uomini veramente vivi, cioè tutti coraggiosamente, attivamente, organicamente fratelli tra noi. (…) E poiché il nostro vecchio mondo è uno strano cadavere, un cadavere che parla troppo, tornando più chiari e più forti ai nostri paesi, sappiamo che un enorme lavoro attende ciascuno di noi se vogliamo riuscire – con l’attenzione, l’intelligenza e l’impegno necessari – ad essere vivi come ci occorre a farci un mondo nuovo. (…) Sappiamo che dobbiamo produrre ciascuno fatti nuovi, costruire ciascuno un sano rapporto con gli altri, il suo pezzo di mondo nuovo.(…) Se noi riusciamo ad essere la vita, chi ci può fermare?
(Danilo Dolci, sabato 11 marzo 1967 piazza Kalsa, Palermo)
Queste le parole, pronunciate da Danilo Dolci, a conclusione del lungo corteo che passò alla storia come “La marcia della protesta e della speranza per la pace e per lo sviluppo”. Fu un evento storico di partecipazione e mobilitazione popolare per i diritti. Era il marzo del 1967, mentre l’Italia e il mondo erano nel pieno di cambiamenti epocali, la Sicilia Occidentale si mise in marcia per chiedere Pace, Sviluppo e Dignità per tutti. Sulla scia dell'insegnamento di Danilo Dolci nasce l'appello alla mobilitazione popolare contro lo spreco, la speculazione, lo sfruttamento, la violenza di mafie, multinazionali e governi, in marcia verso un mondo nuovo.
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